22 febbraio 2025
Tags : Annalisa Cuzzocrea
Biografia di Annalisa Cuzzocrea
Annalisa Cuzzocrea , nata il 23 febbraio 1974 (51 anni) a Reggio Calabria. Giornalista, commentatrice politica, presentatrice di eventi e di dibattiti. Attualmente lavora a Repubblica come editorialista e inviata.
Titoli di testa «È stata definita la Uma Thurman del giornalismo!» [Tedde, Donna Glamour, novembre 2021].
Vita e carriera Sin da piccola mostra una notevole inclinazione per lo studio e viene incoraggiata dalla sua famiglia, che la supporta anche nella scelta di trasferirsi a Roma per proseguire con l’istruzione universitaria dopo il liceo. Nella capitale Annalisa frequenta l’Università La Sapienza, conseguendo una laurea in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sui racconti della guerra di Spagna di George Orwell e Arthur Koestler, indagando il rapporto tra verità e propaganda. Dopo la laurea si specializza all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Ha fatto pratica nelle redazioni di Tg3, Radio Capital e Repubblica.it. Ha scritto per Diario di Enrico Deaglio, per il venerdì e per D. È spesso ospite in trasmissioni televisive di approfondimento come DiMartedì, Otto e mezzo, Piazzapulita e conduce saltuariamente la rassegna stampa di RadioTre Prima Pagina. Nella veste di ospite o moderatrice di dibattiti, interviene su politica ed economia, gender gap e violenza sulle donne, infanzia e scuola, istituzioni europee • Ha iniziato la carriera giornalistica nei primi anni 2000 a Radio Capital, dove si è occupata di cronaca, esteri e interni per poi passare a Repubblica Tv e infine, nel 2011, a Repubblica nel settore politico dove si specializza in interviste, inchieste e approfondimenti, diventando una delle firme di punta del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Segue i principali eventi politici italiani, tra cui, da cronista parlamentare, la nascita e l’evoluzione del Movimento 5 Stelle, di cui è considerata una profonda conoscitrice. Nel novembre 2021 entra nella redazione de La Stampa, diventandone vicedirettore a partire dal marzo 2022, prima donna a ricoprire l’incarico • «Nell’ordine di servizio l’allora direttore Massimo Giannini scrive: “È la prima volta, nella storia di questo giornale, che una collega assume un incarico così significativo, e mi pare valga la pena di sottolinearlo. In questi anni Annalisa si è guadagnata sul campo la stima personale e professionale di tutti, nel nostro mondo e fuori, nella politica e non solo. La sua nomina si aggiunge a quella di altre colleghe, alle quali in questi mesi abbiamo voluto affidare incarichi e responsabilità sempre più grandi. Continueremo a farlo, perché ritengo che questo aiuti La Stampa a crescere e a migliorare ancora”. La direzione Giannini si caratterizza anche per le numerose firme di donne in prima pagina» [Professione reporter, marzo 2022] • Nel gennaio 2025, torna a la Repubblica con la qualifica di inviata editorialista. Ha seguito il settantacinquesimo Festival di Sanremo • Le ultime interviste fatte per la Repubblica sono a Colum McCann sull’elezione di Trump, Luciana Segre, Romano Prodi, Edi Schlein, Guillermo Arriaga • Ha condotto per One Podcast, del gruppo Gedi, Daytime, podcast quotidiano di approfondimento giornalistico de la Stampa tra il 2022 e il 2024. A partire dal 2025 è stato sostituito da Controvento, podcast quotidiano de la Repubblica, in cui racconta e commenta l’attualità politica e sociale italiana: ogni giorno un fatto, un punto di vista, un retroscena della politica e non solo, con attenzione ai grandi eventi internazionali e a tutto quel che si muove nella società, è on line dal lunedì al venerdì su Repubblica.it, sull’app di OnePodcast e su tutte le principali piattaforme • Oltre alla sua attività giornalistica, tiene il corso di Giornalismo politico al tempo dei social presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma ed è scrittrice. Ha firmato due libri. Nel 2004 ha pubblicato Ani Di Franco. Just a folcksinger, storia della cantautrice americana. Nel marzo 2021 è stata la volta del libro Che fine hanno fatto i bambini. Cronache di un Paese che non guarda al futuro, in cui analizza la condizione dell’infanzia in Italia. Pubblicato da Piemme, nasce in epoca Covid: «“Che fine hanno fatto i bambini?” chiedevano alcuni striscioni comparsi in diverse città italiane durante il primo lockdown, quando le scuole erano chiuse e i ragazzi erano spariti dal discorso pubblico. Quando il presidente del Consiglio e il comitato scientifico avevano dimenticato di decidere se un bambino, accompagnato, potesse fare almeno un giro intorno al palazzo, capire che il mondo non era scomparso, avere un’idea di quel che stava accadendo davvero. Annalisa Cuzzocrea, inviata di Repubblica, mamma di Carlo e Chiara, ha deciso di indagare sul perché bambini e i ragazzi non siano stati visti dal governo alle prese con l’emergenza Covid-19. Perché siano serviti mesi prima di rendersi conto di quanto pesante sarebbe stata la conseguenza della chiusura delle scuole, dell’isolamento nelle case, soprattutto per i più fragili e per chi vive in contesti difficili. Attraverso il dialogo con psicologi, scrittori, economisti, demografi, sociologi, registi, insegnanti, genitori, nel viaggio che la porta fino ai Quartieri spagnoli di Napoli e dentro la sezione nido del carcere di Rebibbia, l’autrice scopre le ragioni di fondo dell’invisibilità di infanzia e adolescenza nel nostro Paese. Dove le esigenze e i diritti dei più piccoli, dei più giovani, vengono sempre dopo. Messe dallo Stato a piè di lista, mentre troppo, quasi tutto, si delega alle famiglie di appartenenza. I bambini sono considerati “bagagli appresso” dei genitori, appendici affidate alle loro cure, non cittadini degli spazi che abitano, quasi mai pensati per chi ha meno di 18 anni. È solo un problema politico o è anche e soprattutto un problema culturale? Perché l’Italia stenta a vedere i suoi figli per quello che sono, e si limita a studiarli attraverso quello che consumano? Se tutto è affidato alla famiglia, cosa si fa dove l’ambiente d’origine non funziona, non aiuta, non permette di “fiorire”? Che fine hanno fatto i bambini? è un testo necessario per capire cosa ci stiamo perdendo, come stiamo mettendo in pericolo il nostro futuro. E da dove bisogna ripartire. Un saggio a più voci, grazie ai contributi di Annalena Benini, Nadia Terranova, Giacomo Papi, Francesca Archibugi, Viola Ardone, Silvia Vegetti Finzi, Matteo Lancini, Chiara Saraceno, Alessandra Casarico, Alessandro Rosina, Wilma Mosca, Bruna Mazzoncini, Rachele Furfaro, Luigi Manconi» [dalla presentazione del volume] • Annalisa Cuzzocrea a MiTo: «Nessun bambino dovrebbe vivere dietro le sbarre» • «[Cuzzocrea] interviene sul tema delle madri detenute assieme ai propri figli: “Il disegno di legge che avrebbe permesso a questi bambini di vivere in comunità protette e non in carcere c’era, ma è stato ucciso dall’ideologia”» [Rai Radio1, luglio 2023].
Famiglia È sposata con Giandomenico Serrao, collega giornalista in forza all’Agi. La coppia ha due figli, Carlo e Chiara, e vive a Roma • «Il papà, Mario Cuzzocrea, è scomparso il 7 aprile 2013. Il ricordo della giornalista in un’intervista su Prima pagina News: “I miei mi hanno sempre sostenuto in tutto e lasciata libera per ogni scelta importante”». [Stile, Zetanews, febbraio 2023] • Figlia di una famiglia di ferrovieri (papà, zii, cugino …. ) nel format itinerante "Figli di ferrovieri", per la celebrazione dei 100 anni dalla fondazione del Dopolavoro Ferroviario Italiano (DLF) alla prima nazionale a Reggio Calabria, la sua città, Annalisa Cuzzocrea ha parlato dei suoi anni giovanili e ha raccontato la storia di una famiglia di ferrovieri: oltre al padre, prima macchinista e poi capo deposito a Reggio Calabria, anche gli zii materni. «Per me la ferrovia, quando ero piccola, era sinonimo di lavoro perché sono nata a Reggio Calabria e mi ricordo una fabbrica sola, l’Omeca che lavorava per le ferrovie e mio zio Biagio Romano, che abitava sopra di me quando stavo dalla nonna ad Archi, che lavorava sui treni a vapore e usciva sempre di casa con un completo blu. Poi mio zio Mimmo che stava sopra di lui e lavorava alla manutenzione dei binari e sapeva aggiustare le cose e mio cugino Antonio, adesso ferroviere anche lui, e in quegli anni mi ha salvato ogni bambola e giocattolo […] ma soprattutto ricordo mio padre che quando era capo deposito, nei giorni in cui si poteva, mi portava con sé in ufficio: le sensazione di una rete di mille binari che ti portano ovunque, l’orario di carta che mi divertivo a spulciare… La mia via in cui sono cresciuta quando, dopo i tempi dell’asilo passati da nonna. mi sono trasferita a Reggio Calabria con mamma, papà e Nicola: sentivo una specie di orgoglio per il lavoro che facevano. La ferrovia ci aveva portato ad Ancona e Chiaravalle […] Credo nelle ferrovie, che hanno fatto tanto per il Sud e che possono fare ancora molto […] Aveva delle fissazioni, mio padre: non mi mandava mai da sola in cuccetta di notte: ho fatto, negli anni 80-90 lunghissimi viaggi, sempre di giorno, a meno di non essere con lui o in comitiva» [video Dlf magazine, 1° febbraio 2025] • «A disturbare quei politici che negano il patriarcato è il confronto con la realtà che affrontiamo ogni giorno. Guardarla e dialogare diversamente con i nostri ragazzi e le nostre ragazze sarebbe il primo passo in avanti»: in un lungo editoriale, Annalisa Cuzzocrea affronta uno dei temi che più le stanno a cuore e, racconta: «Avevo dodici anni quando il ragazzo con la macchina rossa mi seguiva dappertutto, cercando di incastrarmi nelle strade isolate che da casa mi portavano a scuola. Di anni lui ne aveva almeno venticinque, aveva deciso che ero la sua fidanzata, lo aveva anche detto in famiglia. Per anni, da allora, ho imparato a correre veloce, non camminare da sola e soprattutto, ad avere paura. Non l’ho mai detto ai miei genitori. Mi vergognavo io. La mia amica Laura ne aveva venti quando il fidanzato che voleva lasciare l’ha sbattuta contro il muro mettendole le mani al collo. Ho un’altra cara amica che ne aveva venticinque quando il compagno l’ha picchiata in macchina perché era geloso. Non si è fermato nemmeno quando il suo naso ha cominciato a sanguinare. Conosco una minorenne che è stata abbordata on line da un adulto separato con figli, violentata, messa incinta, tratta in salvo da una complicata e silenziosa rete perché il mondo non doveva sapere. Lui non è mai stato denunciato. Nessuna delle storie che racconto, è mai stata oggetto di denuncia» [Cuzzocrea, Sta, 25 novembre 2024].
Critica «Annalisa Cuzzocrea di Repubblica si lamenta perché ho risposto ad un suo tweet – nel quale mistificava sia il colore del mio vestito che l’atteggiamento a suo avviso “plateale” con cui avevo lasciato l’aula – per alimentare il racconto della Meloni fascista. La giornalista ritiene che io, rispondendole e chiedendo conto del livello del giornalismo che esprimeva con quel tweet, l’abbia esposta alla gogna. Così si è lasciata andare a una serie di altri tweet vittimistici». [Giorgia Meloni, post su Fb, 20 ottobre 2021] • «Annalisa Cuzzocrea la tuttologa, e quella posizione mite su Bati e la prostituzione. Qualche giorno dopo è poi accaduto un altro fatto strano che riguarda il presunto killer delle tre prostitute e di cui ci siamo occupati anche noi chiedendone conto a Massimo Giannini»: è il preambolo di un servizio che attacca la giornalista ai tempi in cui fu vice di Giannini a La Stampa. «Si tratta della vicenda di uno scrittore, Patrizio Bati, che utilizza uno pseudonimo e che in un lungo e dettagliatissimo articolo uscito su La Stampa, replicato il giorno dopo, descrive minuziosamente una delle due case di appuntamenti, quella cinese in via Riboty, che è stato teatro degli efferati omicidi e che lui aveva frequentato per molti anni, conoscendo direttamente una delle due prostitute uccise. Un articolo appunto strano, “sotto copertura”, da parte di un autore che ha scritto un unico libro, Felici noi (edito da Mondadori) che parla di violenza e che si svolge nel quartiere romano dei Parioli, la “Roma bene” descritta in tanti racconti di Alberto Moravia, e che si trova molto vicino proprio a Prati. Sui social la reazione è stata molto negativa perché si è accusato Patrizio Bati, che scrive su Specchio de La Stampa, di maschilismo e mercificazione delle prostitute e il fatto che si sia scoperto che il suo pseudonimo derivi dal nome del protagonista serial killer di American Psycho, Patrick Bateman, non ha certo migliorato la situazione. Sul suo profilo FB ha l’hobby di pubblicare foto scattate ‘a tradimento’ all’uscita dall’ascensore. Per tutti questi validi motivi parte della redazione era perplessa e contraria alla pubblicazione, ma pare che la Cuzzocrea si sia imposta creando appunto malumori» [Vatinno, Affaritaliani, novembre 2022] • Il clima si è così arroventato che La Stampa poi il giorno dopo ha dovuto pubblicare un articolo compensatorio a firma della senatrice Alessandra Maiorino – addirittura favorevole alla punizione dei clienti – che attaccava Patrizio Bati, Giannini e la Cuzzocrea per la loro insensibilità dimostrata sul tema della prostituzione e delle donne coinvolte.
Curiosità «Massima conoscitrice del movimento ma finisce nella Black list dei giornalisti nemici del M5s: «[…] In cima alla graduatoria si piazza Andrea Malaguti, giornalista de La Stampa che con le sue analisi ha fatto più volte storcere il naso all’entourage grillino. A contendergli il podio c’è però anche Annalisa Cuzzocrea. La firma di Repubblica, infatti, con la sua penna ha osato toccare un nervo scoperto del Movimento, quello della diaria». [Priamo, Lettera43, maggio 2013] • «Una riforma che doveva condurre all’abolizione delle province in Italia, e che in alcuni casi ha invece portato a listoni pigliatutto all’insegna delle larghe intese» [Cuzzocrea, Rep, ottobre 2014] • Lilli Gruber chiede ad Annalisa Cuzzocrea perché i leghisti in Aula si sono tolti le mascherine. La giornalista risponde in modo molto duro: «Un’uscita raccapricciante, come anche la decisione di dormire in Parlamento non sanificato» [Otto e mezzo, 30 aprile 2020] • «“Sono convinta da sempre che la letteratura sia in grado di svelare e illuminare questioni complesse spesso meglio della cronaca. I social sono istantanei, immediati, creano una fiammata che può diventare virale e magari avere un impatto fortissimo, ma poi lascia il posto a quella successiva. I libri restano, lavorano, piantano semi, accendono domande, aprono ferite, accendono speranze. Sono davvero molto, ma molto di più”» [Cuzzocrea a Camilla Longo Giordani, Liminarivista, giugno 2021] • Figlia di un ferroviere, sullo stato della rete ha detto: «Quei binari che mio padre e miei zii controllavano, sono in sofferenza, troppo carichi, sovrausati,.. Io non credo molto nei sabotaggi» [video Dlf magazine, 1° febbraio 2025] • Inviata a Sanremo commenta così il brano portato da Cristicchi: «Operazione di marketing religioso o ispirazione mistica? Il dubbio pervade l’Italia come quello sulla canzone che a Sanremo commuove metà sala stampa e indigna l’altra metà (come sui social, il meccanismo è identico). I primi si identificano con un testo che tocca la vita di milioni di persone, di famiglie che hanno a che fare con la vecchiaia o la malattia di un genitore. Gli altri pensano al meccanismo ricattatorio di un brano che sembra voler far piangere per forza, puntando un riflettore in faccia al cantante commosso con un’ostensione del dolore che a qualcuno appare forzata». [Cuzzocrea, Rep, 14 febbraio 2025] • È alta un metro e sessantacinque centimetri.
Titoli di coda «Penso ci sia un legame tra sguardo corto della politica e consenso sempre più volatile. Finita l’era dell’appartenenza a un partito, della condivisione piena di un’ideologia, il gradimento dell’elettorato si misura con metodi all’apparenza immediati. I sondaggi, ma anche solo gli indici di gradimento sui social, i cuori, i like, danno l’impressione di poter carpire i desideri e le necessità dei cittadini. Così si costruiscono programmi fatti per acquisire un consenso immediato, senza gettare le basi per proposte più solide. Più si va avanti, più questo meccanismo perverso impoverisce la politica» [varchirivista.it, intervista, ottobre 2021].