26 febbraio 2025
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Biografia di Claudio Descalzi
Claudio Descalzi, nato a Milano il 27 febbraio 1955 (70 anni). Amministratore delegato dell’Eni dal 2014 (al quarto mandato, rinnovato il 13 aprile 2023: «Era così sicuro della riconferma che, mentre uscivano i lanci di agenzia sul rinnovo dei vertici delle partecipate, era tutto rilassato a parlare a un convegno alla Luiss» [Anteprima]) • La sua longevità a capo dell’Eni ha superato quella di Enrico Mattei (presidente dal 1953 al 1962).
Titoli di testa «Uno degli uomini più influenti d’Italia, capace di chiudere accordi energetici fondamentali con l’Algeria, di cucire relazioni strette con il Quirinale e con gli americani, che lo considerano un atlantista convinto e alleato fedele» [Tizian e Fittipaldi, 2022, Domani] • Carmelo Caruso del Foglio, imbucato ad un evento organizzato all’Eur da un senatore di FdI, dove tutti attendono l’arrivo di Descalzi: «L’irrinunciabile di Giorgia Meloni, l’ad che riscalda le case degli italiani, la calotta cranica più lucida e internazionale dello stivale. Un avvocato ganzo: “Descalzi è per tutti Siddhartha. Se avrai il privilegio di vederlo, capirai. Non mangia nulla. È un asceta. Dicono che abbia un menù ad hoc” […] “È arrivato! C’è Descalzi”. Roma sembra Lhasa, la capitale del Tibet: “È il divino. È Siddhartha”. Le mogli ai mariti: “Vai, precipitati. Imbecille! C’è l’ad dell’Eni. Ti può cambiare la vita”. Un povero uomo, per correre, si versa tutto lo spumante sulla camicia. Pedrizzi, che è l’organizzatore, il mattatore, afferra Descalzi e lo invita a sedersi in un angolo. Fotografi, flash. L’ammirazione è simile a quella dei palermitani durante la festa di Santa Rosalia. Ma così cambiamo fede. Avevamo detto che Descalzi è Siddhartha. La folla ci travolge. Le sagome ci impediscono di toccare un lembo di Descalzi. […] Non vi diciamo come, e non vi dichiariamo con quale tasso alcolico, ma, come abbiamo raccontato all’inizio, stringiamo la mano a Descalzi. Siddhartha corre via (ha mangiato solo riso bianco)» [Caruso, 2023, Foglio].
Carriera «Dovevo fare medicina, ma ho fatto fisica, e faccio un lavoro da ingegnere» • Nel 1979 si laurea in fisica nucleare all’Università degli Studi di Milano e nel 1981 entra all’Eni come ingegnere di giacimento: «un profilo insolito in un’azienda piena di ingegneri e geologi» [dal suo profilo LinkedIn] • «Io sono nato in Eni. […] Ho iniziato dall’ultimo gradino, dalla ricerca scientifica, e poi [sono andato avanti, ndc] con le operazioni, andando in giro per tutto il mondo e stando all’estero per vent’anni» [UniTorVergata, 2017] • Supervisiona lo sviluppo di pozzi nel Mare del Nord, in Libia, Nigeria e Congo • Nel 1990 diventa responsabile delle attività operative e di giacimento in Italia, poi riparte per l’Africa. Dal ’94 guida prima la consociata congolese e poi quella nigeriana • Nel 2005 diventa vicedirettore dell’Eni, nel 2008 direttore della sezione Exploration and Production, cuore e settore più redditizio dell’azienda • Nel 2014 succede a Paolo Scaroni (del quale per otto anni era stato il più stretto collaboratore) alla guida dell’Eni come amministratore delegato, con l’avvallo dell’allora premier Renzi (lo Stato italiano possiede il 30,5 per cento delle azioni Eni, e ne è perciò l’azionista di riferimento) • «La nuova vita da numero uno di Descalzi inizia sotto un cielo pieno di nubi. […] In sintesi: gli elevati utili dell’Eni (5,2 miliardi nel 2013, il 23 per cento in più rispetto al 2012) sono stati garantiti solo da alcune maxi-dismissioni. A livello operativo, invece, tutti i settori di attività sono in perdita, ad eccezione della divisione di Descalzi. La quale, però, nel 2013 ha visto diminuire i profitti del 21 per cento» [Piana, Espresso] • Il 31 luglio 2014 «davanti agli analisti accorsi a Londra per assistere all’annuncio del piano triennale, il cinquantanovenne manager milanese ha detto di voler modificare profondamente l’Eni, trasformandola da colosso industriale a società petrolifera sul modello di major come ExxonMobil e British Petroleum. Ricetta: puntare tutto sulla ricerca di idrocarburi, lasciando da parte alcune delle attività che l’hanno fatta grande. La raffinazione, innanzitutto» [Vergine, 2014, Espresso] • «Ha accorciato la catena di controllo e accentrato su di sé parte dei poteri che fino a tre mesi fa erano divisi tra i direttori generali […] Quando Neill Morton, analista di Investec, gli ha chiesto se le decisioni che aveva appena annunciato fossero farina del suo sacco, Claudio Descalzi ha risposto con tono cordiale ma perentorio: “Chiaramente sono tutte decisioni mie; non sono né di mia madre né di qualcun altro”» [ibid.].
Egitto Nel 2015 Eni scopre un giacimento molto consistente in Egitto: «Questa scoperta è da brividi» [Greco, Rep] • Nel 2017 «il “primo gas” proveniente dal campo Zohr (“Mezzogiorno”), scoperto ad agosto del 2015 ed entrato in produzione dopo “soli” due anni e mezzo di lavori. Un record, visto che di solito serve almeno il doppio. Un risultato frutto di una “trance agonistica”, ha detto Descalzi, ma anche delle pressioni del governo egiziano […]. Un obiettivo raggiunto malgrado le relazioni Italia-Egitto siano state a lungo tese dopo l’assassinio di Giulio Regeni» [Agnoli, Cds] • «Conosce i leader di molti paesi meglio dei ministri italiani. Mentre le pressioni perché il caso Regeni venisse risolto aumentavano, Descalzi, che va spesso al Cairo, assicurò ad Amnesty international che le autorità egiziane stavano “facendo tutti gli sforzi possibili” per trovare gli assassini del ricercatore. Ne aveva parlato almeno tre volte con al-Sisi. Secondo un funzionario del ministero degli esteri italiano, i diplomatici si erano convinti che l’Eni stesse collaborando con i servizi segreti italiani per cercare di trovare una soluzione rapida al caso. L’Eni assume da sempre agenti segreti a riposo per la sua divisione di sicurezza interna, dice Andrea Greco, uno degli autori di Lo stato parallelo (Chiarelettere 2016), un libro sull’Eni. “C’è una stretta collaborazione”, dice. “Probabilmente c’è stata anche sul caso Regeni, ma ho qualche dubbio che avessero gli stessi interessi”. Una portavoce dell’Eni dice che l’azienda era “inorridita” dalla fine di Regeni e che, anche se non era tenuta a farlo, continuava “a seguire la questione molto da vicino” nei suoi rapporti con il governo egiziano» [Walsh, Internazionale] • «In passato si diceva che l’Eni dettava la politica estera e le scelte al vertice dei servizi segreti del Paese. È ancora così? “Io faccio l’amministratore delegato di Eni e soltanto quello”» [Tamburini, cit.] • Per due volte, nel 2018 e nel 2019, una nave di perforazione turca entrò in acque cipriote assegnate all’Eni. Descalzi commentò: «Se qualcuno si presenta con le navi da guerra io non faccio i pozzi. Non voglio certo fare scoppiare delle guerre per fare dei pozzi» • Nel 2014, quando Descalzi entrò in carica come ad, Eni produsse utili per 850 milioni di euro; nel 2023, a ricavi sostanzialmente invariati, gli utili sono stati di 4,78 miliardi di euro.
Futuro Crede che il petrolio di domani saranno i rifiuti • «Come sarà l’Eni tra 20 anni? “Molto diversa. Meno oil&gas e più economia circolare. Sempre più scientifica e tecnologica, con possibilità di sorprese che potranno lasciare il segno, come i programmi di fusione elettromagnetica per la produzione di energia pulita a cui stiamo lavorando con centri di ricerca, dal Mit al Cnr”» [Tamburini, 2019, cit.] •«Le fonti tradizionali sono destinate a decadere: prima il carbone, poi il petrolio e dal 2050 anche il gas» [Foglio, 2020] • Eni «si è data l’ambizioso obiettivo di azzerare la CO2 entro il 2050, anche se adesso Descalzi sostiene che la strategia europea è troppo ambiziosa e dettata da “ideologie ridicole di minoranze”» [Cingolani, 2024, Foglio]. Sulla transizione energetica decisa dall’Ue e sull’auto elettrica disse: «Non voglio essere anti europeo, ma neanche stupido, perché di stupidità si può morire» • Nel novembre 2024 «l’Hpc6, il nuovo sistema di super calcolo (High Performance Computing – HPC) targato Eni, consente di passare dai 70 petaflop al secondo a oltre 600 petaflop/s di potenza di calcolo. In sostanza, il maxi calcolatore appena completato e avviato dal gruppo guidato da Claudio Descalzi è in grado di eseguire oltre 600 milioni di miliardi di operazioni matematiche complesse al secondo. Un’asticella che lo colloca tra i giganti del calcolo nel panorama mondiale: secondo la classifica Top500, che seleziona i super computer più potenti sul pianeta, l’Hpc6 di Eni si colloca al quinto posto, unico sistema non Usa ai vertici e primo supercomputer in assoluto in Europa» [Dominelli, Sole] • Grazie ai calcoli del super computer, che permettono di creare modelli accurati del sottosuolo, sono stati scoperti giacimenti di gas in Egitto, Mozambico, Vietnam e Indonesia, e giacimenti di petrolio in Messico, Costa d’Avorio, Ghana, Norvegia e Angola.
Processo Nel 2017 viene rinviato a giudizio per corruzione, con l’ad Paolo Scaroni (e altri tre dirigenti), per una presunta tangente da un miliardo e 92 milioni di dollari che Eni e Shell avrebbero pagato nel 2011 ad alcuni politici del governo nigeriano per ottenere la concessione all’esplorazione del giacimento petrolifero Opl-245 • Il procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, chiese una condanna a otto anni • «Imputato per corruzione internazionale e sospettato di gravi conflitti d’interessi con la moglie Madeleine Ingoba. Roba che in un altro paese, ma anche in questo in altre epoche, avrebbe fatto scattare, se non le manette, almeno le dimissioni o la destituzione» [Travaglio, Fatto]. Ad una domanda di un giornalista del fatto, l’allora premier Conte rispose: «Descalzi avrà la mia fiducia finché non saranno accertati fatti penalmente rilevanti su di lui» (secondo le regole stabilite dall’assemblea dei soci Eni, Descalzi non aveva alcun obbligo di dimissioni fino a un’eventuale condanna definitiva) • «“Adesso basta. Voglio gridarlo al mondo che non sono un disonesto. Dopo una vita di lavoro nel petrolio, sempre rimasto alla larga da giri loschi, non mi fa dormire di notte l’idea di venire associato a un Bisignani o agli altri trafficanti con cui non ho nulla a che spartire. Proprio ora che stavo cambiando tutto all’Eni, dopo i 9 anni della gestione Scaroni”. È una voce spezzata dal pianto quella dell’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, indagato per corruzione internazionale nella storiaccia del giacimento nigeriano 245 e della maxi-stecca pretesa dagli intermediari. Non riesce a trattenere lo sfogo, Descalzi: “Davvero chi mi conosce può pensare che io resti attaccato a quella poltrona? Certo non posso permettermi di smettere di lavorare, io. A differenza di chi mi ha preceduto guadagno bene ma non sono né miliardario né milionario. Non ci fosse di mezzo un procedimento penale cui rispondere, e la reputazione dell’Eni oltre che mia personale, me ne sarei andato già altrove. Un posto, per quanto meno importante, me l’ero già trovato a Londra, prima della nomina”» [Lerner, 2014, Rep] • Il processo si è fermato prima dell’appello: Descalzi e l’ad Scaroni sono stati assolti perché il fatto non sussiste. «Nel rifiutare l’Appello, la procuratrice ha detto che “il processo deve finire qui perché non ha fondamento”, anzi “avrebbe dovuto essere fermato all’inizio”, ma perlomeno adesso “dopo otto anni di altissimi costi e di gravi e ingiuste conseguenze reputazionali”, e deve finire qui perché è figlio “della fantasia sfrenata dei pm”, di “vicende buttate lì come una insinuazione” e perché l’appello è fondato su motivi “fuori dal binario di legalità”. Chi pensa che il nostro unico problema sia la politica, pensi anche a un ufficio giudiziario che per otto anni tiene al palo la più importante e strategica azienda del paese sulla base di fantasie sfrenate, e in nome di un’indipendenza che è diventata frivolo abuso di potere delle cui conseguenze non si è mai chiamati a rispondere» [Feltri, 2022, Sta] • «La moglie dell’attuale amministratore delegato Eni Claudio Descalzi, l‘imprenditrice e principessa congolese Marie Madeleine Ingoba, sino al 2014 controllava (tramite una catena di società facenti capo alla lussemburghese Cardon, posseduta in società con l’uomo d’affari anglo-monegasco Alexander Haly) aziende fornitrici di servizi logistici navali proprio a Eni per 55 milioni di dollari. Ma ciò non è reato di “omessa dichiarazione di conflitto d’interesse” – motiva ora la Procura nella richiesta di archiviare Descalzi per la vicenda di cui nel 2018 il manager si era dichiarato ignaro – sia perché i rapporti commerciali della moglie erano non con Eni spa (teatro del potere deliberativo di Descalzi) ma con Eni Congo spa; sia perché Ingoba cedette le proprie quote ad Haly l’8 aprile 2014, un mese prima che Descalzi in Eni spa diventasse n.1, sicché il reato sarebbe comunque già prescritto. Ma soprattutto, scrive il pm Giovanni Polizzi con il visto dell’aggiunto Fabio De Pasquale, le rogatorie al Principato di Monaco sui conti di Haly (che vi si è opposto strenuamente) dal 2018 non hanno avuto risposta, “neppure parzialmente, evento assolutamente anomalo e senza precedenti nell’esperienza di questo Ufficio”» [Ferrarella, Cds] • A ottobre 2024 i due pm titolari dell’accusa, Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, sono stati condannati a otto mesi per «rifiuto d’atti d’ufficio» favorevoli alla difesa: non avevano depositato delle chat che incrinavano l’attendibilità di un testimone • Descalzi era assistito dall’avvocata Paola Severino, 76 anni, napoletana, che nel 2022 era tra i papabili al Quirinale (ma il conflitto di interessi era troppo evidente perché la candidatura andasse avanti, scriveva Dago) • «I quotidiani che hanno combattuto la battaglia più forsennata contro l’Eni di Claudio Descalzi (recentemente assolto) sono Il Fatto e Domani, ma questo essenzialmente attraverso un giornalista unico che si chiama Feltri (Stefano, che no, non è parente, perdio se non lo è) e che è passato dalla vicedirezione del Fatto alla direzione di Domani (che è un quotidiano voluto da Carlo De Benedetti, per i tanti che non lo sapessero) e quindi, insomma: dovremmo commentare che Il Fatto abbia masochisticamente titolato “il fatto non sussiste” nel giorno dell’assoluzione di De Scalzi (17 marzo) e che su Domani, l’altro ieri, cioè dopo l’uscita delle motivazioni della sentenza, non è uscito proprio nulla, tanto che gli addetti ai lavori, di fronte a questo nulla pubblicato da Domani, si chiedevano l’altro ieri: “Forse domani?”» [Facci, Giornale].
Amici In ottimi rapporti con Meloni, che lo avrebbe voluto come ministro degli Esteri o dello Sviluppo economico • Mario Sechi, che è stato direttore dell’agenzia Agi, edita dall’Eni, prima di andare a dirigere l’ufficio stampa della premier. «Qualche maligno definisce Sechi una sòla rifilata alla premier da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni (editrice di Agi). Il grande sponsor di Mario era lui. “Dovete avere sacro, sacro, sacro rispetto di Eni”, declamava Sechi» [Rodano, Fatto] • «Secondo Carlo De Benedetti, il vero premier del governo Meloni» [Caruso, Foglio] • Chiamato «Claudio l’Africano» dagli addetti ai lavori (disse Renzi a Verderami, Cds) • «Renzi e Descalzi si scrivono sms ogni due giorni, scavalcando ogni possibile intermediazione» [Fittipaldi, 2014, Espresso] • Renzi, che quando Descalzi venne inquisito, scrisse su Twitter: «Felice di averlo scelto [come ad di Eni, ndc], lo rifarei anche domani».
Famiglia Durante gli anni in Africa, conosce e sposa la congolese di lingua francese Marie Madeleine Ingoba, detta Mado. Nata nel 1963, è figlia di un italo-francese e di una congolese • Insieme portano avanti i progetti di beneficenza della Fondation Ingoba Descalzi. Ingoba ha un sito personale dove si definisce «una delle donne più consultate in Africa» • Hanno quattro figli e almeno sette nipoti • La figlia Cindy ha sposato l’imprenditore congolese Serge Pereira, ricco immobiliarista con la società Unicon, e ha creato una fondazione per lo sviluppo del Congo • La figlia Alexandra è una «facilitatrice olistica».
Stipendio Nell’anno della sua nomina come ad di Eni, nel 2014, la sua retribuzione è stata di 3,3 milioni di euro • Nel 2015, 3 milioni e 257mila euro • Nel 2020, 5,315 milioni di euro (3,7 di bonus). Era il 14esimo manager più pagato tra le società italiane quotate in Borsa • Nel 2021, 7,4 milioni • L’ultimo presidente dell’Eni quando era un ente pubblico percepiva uno stipendio pari a 300 mila euro attuali [Garavini e Giubilei].
Altro Pronuncia «gas» con la esse finale che suona quasi come una zeta; ha un accento milanese abbastanza marcato • Ai tempi della nomina ad ad, nel 2014, viveva a Londra • Nel 2021 l’osservatorio permanente di TopManager lo mise al primo posto tra i cento capi azienda con la migliore reputazione • Forbes Afrique nell’ottobre 2022 lo mise in copertina con la scritta «Claudio l’Africain» • «Chi ci ha lavorato lo descrive come un direttore poco espansivo, ma non distratto nei confronti dei suoi uomini. Nel tempo libero, spazio solo per la famiglia e qualche partita a golf» [Dago, 2014] • «È componente del consiglio di Confindustria e consigliere della Fondazione Teatro alla Scala. Amante dei cani, nel suo poco tempo libero (è uno stacanovista), gioca a golf e a tennis. Ha una passione per moto e calcio (è milanista) e per il rugby, che praticava da giovane» [Fraschini, 2023, Giornale] • È visiting fellow all’università di Oxford • Nel 2016 l’università Tor Vergata di Roma gli ha conferito la laurea honoris causa in ingegneria.
Titoli di coda «Fare senza apparire è la regola che si è dato fin da ragazzo. “Dipende da mia madre e dalla educazione rigorosa che mi ha impartito”, ha spiegato al Foglio in una intervista. “Mai mettersi in mostra, mai dire siamo bravi, siamo arrivati, mai celebrare, nemmeno le feste. Non devi parlare della tua vita, mi diceva, allora forse qualcosa di buono verrà fuori da te”. A Milano si ama dire “sta schisc’”» [Cingolani, Foglio] • Alla giornalista che gli chiedeva un consiglio per i giovani che si stanno formando: «È importante fare le cose seriamente» [2024].