27 febbraio 2025
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Biografia di John Michael Turturro
John Michael Turturro, nato a Brooklyn, New York, Stati Uniti, il 28 febbraio 1957 (68 anni). Attore, regista e sceneggiatore statunitense con cittadinanza italiana. Oltre cento interpretazioni, sotto la guida di grandi cineasti come Martin Scorsese, Spike Lee (Do the right thing e She hate me) e i fratelli Coen (Barton Fink e indimenticabile nei panni dell’eccentrico Jesus Quintana in Il grande Lebowski), solo per citarne alcuni e fino all’ultimo, per Almodóvar in La Stanza accanto (2024). Si è distinto come regista con Romance & Cigarettes nel 2005 e recentemente è stato tra i vincitori degli Emmy Awards 2024 per Mr. & Mrs. Smith • «Ha interpretato una varietà di personaggi di ogni razza e ceto sociale, da ebrei a italoamericani, da ispanici aristocratici a proletari del Sud. Uno dei più seguiti e ammirati attori caratteristi sulla scena americana, Turturro, con quella faccia da commedia dell’arte, lavora per passione e fa solo di tanto in tanto capolino a Hollywood. [...]» [Silvia Bizio, Rep, 5 agosto 2005] • Ha curato la regia di Rigoletto al Teatro Massimo di Palermo e ha scritto e diretto due film musicali: il citato, sboccatissimo musical operaio Romance & Cigarettes e Passione con cui ha voluto dichiarare il suo amore per la città di Napoli cercando di catturarne l’essenza attraverso la canzone napoletana e i suoi interpreti, in cui intervengono artisti come Massimo Ranieri, Lina Sastri, Fiorello ed Enzo Avitabile.
Titoli di testa «Turturro ha detto che gli americani, quanto a Napoli, si fermano alla cartolina» [Cappelli, Cds, 8 novembre 2010].
Carriera «Miglior attore a Cannes nel 1992 con Barton Fink dei Coen, interpretazione che nello stesso anno gli è valsa anche un David di Donatello, da allora Turturro inizia ad avvicinarsi al teatro e alla letteratura italiana. Nel 1997 è stato un intenso Primo Levi ne La tregua di Francesco Rosi. In seguito, ha curato lo spettacolo Fiabe italiane, ispirato all’omonimo volume di Italo Calvino ed alle favole del siciliano Giuseppe Pitrè. Ed il viaggio alla riscoperta della sua italianità è proseguito con il suggestivo documentario Prove per una tragedia siciliana, dichiarazione d’amore di un figlio lontano per la propria terra madre, narrata dalla profonda voce di Andrea Camilleri e magistralmente fotografata da Marco Pontecorvo. Si avvicina alla tradizione e alla musica popolare napoletana col documentario Passione» [Ragusa News, 10 febbraio 2010] • «John Turturro racconta al telefono dalla sua Brooklyn l’esperienza con Nanni Moretti, che in Mia madre gli affida il ruolo del capriccioso e smemorato attore Barry Huggins, protagonista del film sull’occupazione della fabbrica “diretto” da Margherita Buy. Turturro, com’è finito nel cinema di Moretti? “Ci siamo incontrati tanti anni fa al Festival di Cannes. Ha proiettato il mio primo film da regista, Mac, nel suo Nuovo Sacher. Abbiamo cenato un po’ di volte insieme, negli anni. Nanni apprezza il mio lavoro e io il suo. Adoro i suoi primi film, così ironici, profondi e critici nei confronti della società italiana. […] Quando ho letto il copione, ne sono rimasto incantato”. Cosa le è piaciuto? “Nanni è un osservatore acuto e sensibile. Tutti abbiamo una famiglia. E molti, me compreso, una relazione forte con la madre. Sentivo che ogni dettaglio nasceva dalla realtà. Da lettore, prima che attore, mi sono sentito toccato”. Il suo personaggio, Barry Huggins? “Un ruolo divertente, scritto bene. Nanni mi ha chiesto di aggiungere idee, di provare, improvvisare [...].”. Com’è stato recitare in italiano? “Nanni mi ha fatto studiare le battute in entrambe le lingue. Alla fine il mio italiano era così buono che mi hanno chiesto di peggiorarlo un po’”» [Arianna Finos, Rep, 24 aprile 2015] • È stato allievo di Robert Modica, stimato insegnante di recitazione [Riva, venerdì, aprile 2016] • «Al Massimo di Palermo debutta come regista di lirica con il Rigoletto diretto da Stefano Ranzani. “Sono un grande appassionato di Verdi e quando mi hanno parlato di questo titolo sono stato interessato, non tanto perché conoscessi già bene l’opera, ma perché mi piaceva la storia e la relazione tra padre e figlia”. […] “Sono felice che il mio debutto sia con quest’opera, un mondo diverso dal cinema ma poi non così lontano. Sono cresciuto ascoltando in casa ogni genere di musica, inclusa l’opera. Sarà una nuova esperienza per me, mi accosterò a questo nuovo lavoro seriamente e con umiltà”» [Valerio Cappelli, Cds, 20 gennaio 2018] • «Come descriverebbe la sua esperienza da regista d’Opera? “Molto diversa. Nel cinema il 75 per cento di quello che fa un regista è scegliere il cast. Nell’opera questo non è possibile, il direttore d’orchestra viene prima di tutti, i talenti sono selezionati da altri, il tuo controllo su tutto il processo è limitato. Non che io sia uno ossessionato con l’essere in controllo, o forse sì, un po’, ma è sicuramente un’esperienza diversa”» [Simona Siri, Sta, 7 gennaio 2019] • «Le pagine sono così gonfie di annotazioni, consumate, che quasi il libro non si chiude più. È un’edizione economica, in inglese, The Name of the Rose. John Turturro lo porta in una borsa di tela che spunta dalle pieghe del saio e mentre si tiene pronto al ciak lo consulta in continuazione. Quasi un rito propiziatorio. Nella serie Il nome della rosa che Giacomo Battiato sta ultimando a Cinecittà (e dintorni) l’attore americano è il Guglielmo da Baskerville che non ti aspetti. Lontano, certo, dal piglio guascone che Sean Connery gli diede nella prima trasposizione del romanzo, quella firmata da Jean-Jacques Annaud, […] con frate Guglielmo, ex inquisitore, Turturro ha convissuto a lungo. Durante le 24 settimane di riprese tra gennaio e giugno e anche negli intervalli, racconta Battiato. “Abbiamo passato tutti i weekend insieme, da gennaio all’estate, il libro l’abbiamo letto, riletto, sottolineato, cucito. Riportato all’originale. Un lavoro incessante, la mia impressione è stata come se John abbia voluto calarsi totalmente in questa realtà. Ha fatto qualcosa di eccezionale”» [Stefania Ulivi, Lettura, 23 settembre 2018] • «Turturro fa della complessità la chiave di lettura del personaggio. L’attore non aveva letto il libro di Eco ma per girare la serie l’ha analizzato pagina per pagina. Firma la sceneggiatura col regista, Nigel Williams e Andrea Porporati; rivendica la complessità contro la semplificazione. “I’m ecoized, il mio cervello si è ‘ecoizzato’. È come se avessi convissuto con Eco, tutto veniva filtrato da lui”. Che esperienza è stata? “Non avevo letto il libro, l’ho fatto dopo che mi hanno offerto il progetto. In quelle pagine c’è tutto: il giallo, la filosofia, la storia, il terrorismo, il ruolo della donna”» [Silvia Fumarola, Rep, 1° marzo 2019] • «John Turturro ci tiene subito a dire una cosa: è un lettore appassionato di Philip Roth, “lo conoscevo personalmente – racconta – ho lavorato con lui [...]”. Forse, mentre lo leggeva, non immaginava che sarebbe stato tra i protagonisti della miniserie che Hbo ha tratto proprio da quel romanzo, Il complotto contro l’America, in onda negli Usa e in Italia su Sky Atlantic. […] Questa storia è una riflessione sulla politica americana, sull’immigrazione italiana negli Usa, su ebraismo e antisemitismo, sulla democrazia. Non potrebbe essere più attuale. “The plot parla anche di integrazione, è ambientato nel 1940 ma dal 1882, dopo la grande immigrazione ebrea dall’Est europeo, soprattutto dall’Italia e dalla Polonia, le amministrazioni Usa hanno sempre avuto la tentazione di chiudere le porte. Poi ha prevalso la filosofia dell’accoglienza. Il vero complotto è quello ordito da Trump, che vorrebbe tornare al passato”. Un passato che lei, con le sue origini italiane, conosce bene. “Tutti sappiamo che in America gli immigrati italiani, i contadini meridionali, erano considerati dei subumani. Ma sono stati loro, la manodopera italiana, a costruire le grandi città americane. Fra quegli uomini c’era mio padre. Era nato nel 1925 a Giovinazzo, in Puglia, per anni fece avanti e indietro con l’America. Per sei anni provò a entrare, ci riuscì solo quando il governo stabilì le quote”» [Silvia Bizio, Rep, 30 gennaio 2020].
La famiglia «Figlio di Nicholas Turturro (nato Nicola Turturro), un carpentiere pugliese giunto negli Stati Uniti con la famiglia all’età di sei anni, e di Katherine Florence Incerella, una cantante jazz statunitense, figlia a sua volta di immigrati italiani come la nonna, Rosa Terrasi, nata ad Aragona (Agrigento), in seguito trasferitasi negli Stati Uniti ma rimasta sempre una cittadina italiana. Nel 2011 ha ricevuto la cittadinanza italiana onoraria • «Ironia acuta, presenza brillante ed una buona dose di sarcasmo in John Turturro si fondono tanto da farne un simbolo di quell’ambiente newyorkese dal quale l’attore proviene, caratterizzato da un intricato miscuglio della tradizione e della cultura italiana, ebrea e africana. Turturro non ha mai nascosto la sua origine italiana, anzi ne ha sempre tratto motivo d’orgoglio personale e artistico. Un legame con la nostra terra che da embrionale si è man mano sviluppato fino a diventare quasi un’esigenza di vita» [Ragusa News, 10 febbraio 2010] • «Lei in cosa si sente italiano? “Penso di avere in comune con voi una certa sensibilità e il senso dell’umorismo. Mi piace tutto del vostro Paese e, anche se non parlo ancora bene la lingua, mi sono fatto molti amici e cerco di venirci ogni volta che posso”. È importante mantenere il legame con le radici? “Sì, aiuta a costruire l’identità”» [Gloria Satta, Mess, 27 giugno 2017] • «“I miei genitori si volevano un bene dell’anima ma quando litigavano sembrava che ci fossero i fuochi d’artificio in casa, baci, insulti… Loro hanno sempre amato l’opera, e così i miei nonni”, dice l’attore» [Valerio Cappelli, Cds, 20 gennaio 2018] • «“Sono cresciuto ascoltando soul, pop, rhythm’n’blues, le melodie napoletane che ho messo nel film Passione. E anche l’opera. I miei parenti erano capaci di confrontare quindici tenori su Di quella pira. Mia madre cantava con i suoi fratelli in una big band jazz, ma senza mire professionali, voleva una famiglia, continuò a esibirsi in chiesa e a casa. Mamma era originaria della Sicilia, papà veniva dalla Puglia, faceva il carpentiere. Da ragazzo lo aiutavo, poi ho fatto il barista e l’insegnante» [Valerio Cappelli, Cds, 6 ottobre 2018] • «Nel suo primo film da regista, Mac (1992), raccontò la storia di suo padre muratore, uomo legato alle tradizioni. “Con i miei genitori non parlavo in italiano, ma ho provato a studiarlo. Quando ho girato il docufilm Sicilia, sono andato a visitare la casa natale dei miei nonni, la riscoperta delle mie radici è stata fondamentale per capire chi sono”» [ibid.] • «John sviluppa una duplice passione per il basket e per la boxe, tanto che il suo desiderio era quello di diventare un atleta professionista. Costretto a letto per diversi mesi, dopo un incidente che gli aveva provocato fratture multiple a una gamba, Turturro cominciò a comporre album di ritagli sui suoi attori preferiti e a scrivere personalmente le loro biografie, raccogliendo informazioni da giornali e riviste di cinema» [Caffeina, 1° marzo 2019] • Ha due fratelli, Nicholas, anch’egli attore, e Ralph. È inoltre cugino, da parte di padre, dell’attrice Aida Turturro, nota per avere interpretato Janice Soprano nella serie televisiva I Soprano • Turturro è sposato dal 1985 con l’attrice Katherine Borowitz, nata il 5 luglio 1954 a Chicago, Illinois (Usa). dalla quale ha avuto due figli: Amedeo (nato nel 1990) e Diego (nato nel 2000), che hanno anche loro entrambi seguito le orme dei genitori • «Katherine Borowitz, la moglie, ha recitato in diverse serie tv come Law & Order – I due volti della giustizia, Hothouse, Evergreen, Law & Order – Unità Speciale e Swift Justice. Al cinema, invece, ha lavorato con i fratelli Cohen in A Serious Man. La coppia si è conosciuta nel 1980 all’Università di Yale e dopo cinque anni di fidanzamento hanno deciso di convolare a nozze. Nel corso della loro carriera hanno condiviso per ben tre volte lo stesso set: in Illuminata nel 1998, in L’uomo di Talbot nel 2000 e in Gigolò per caso nel 2013. Nonostante la loro notorietà, John Turturro e Katherine Borowitz hanno sempre tenuto la loro vita privata lontana dai riflettori. E forse è proprio questa una delle ragioni per cui stanno insieme da oltre 40 anni» [Danilo Gargano, Cinematographe.it, 11 maggio 2021] • «Amedeo Turturro è il più grande dei due figli dell’attore ed è apparso nel film I Tenenbaum di Wes Anderson dove interpretava uno dei protagonisti, Richie Tenenbaum, da bambino. Suo padre l’ha sempre coinvolto nel mondo del cinema, chiedendogli pareri su copioni e scene fin da quando Amedeo era giovanissimo. Frequenta la School of Visual Art di New York e un’altra passione del primo figlio di John Turturro sono i fumetti: è infatti un abile disegnatore e ha lavorato a 30 cartoni animati. Ha recitato anche in Illuminata e Romance & Cigarettes, diretti dal padre. L’altro figlio, Diego Turturro ha studiato a New York e anche lui si è cimentato come attore prendendo parte ai film Gigolò per caso e, in compagnia del fratello, ha avuto una piccola parte in Romance & Cigarettes. Ha frequentato la Berkeley Carroll School di New York ed è appassionato di sport» [Giorgia Terranova, maggio 2021 Cinematographe.it] • A partire dal 1988 John Turturro abita nel quartiere di Park Slope a Brooklyn [Libero magazine] • «Ripercorrendo la sua carriera, risulta evidente come riesca ad eccellere sia nei personaggi “over the top”, cioè estremi, che in quelli caratterizzati invece da una profonda calma interiore. Quest’ultimo elemento si riflette nella scelta di vivere lontano dal cuore della città: abita infatti in una elegante brownstone di Brooklyn e, nonostante il lavoro lo porti quasi quotidianamente a Manhattan, non cambierebbe per nulla al mondo il quartiere in cui vive, che considera, con orgoglio, una vera e propria città» [Monda, Specchio, luglio 2021]
Dicono di lui «L’attore che possiede un forte potenziale divistico può gestirlo come gli pare. Può buttarlo via, come ha fatto Marlon Brando comportandosi da nemico di sé stesso. Può mercificarlo, come sta facendo Robert De Niro, in una frenetica successione di film commerciali. E infine può cercare di metterlo al servizio delle buone cause, come fa John Turturro. Che per la verità ha trascurato di diventare un divo per restare disponibile alle proposte di Spike Lee, dei fratelli Coen e di Francesco Rosi. Solo che cineasti di questa qualità non se ne trovano tanti: e succede così che l’ottimo John deve sforzarsi di scegliere il meglio fra i tanti copioni che gli offrono gli esordienti, gli emarginati e talvolta i velleitari [...] un attore che quando dallo schermo incrocia il suo sguardo con il tuo è come se ti parlasse, come se stesso scoprendo qualcosa che ti riguarda [...]» [Tullio Kezich, Sette, n. 35/2001] • «Con quella faccia un po’ così, la conversazione non scintillante, l’aria di chi vivacchia in un mondo a parte, con un solo amico e la passione per le composizioni floreali, John Turturro poteva fare il gigolò solo in un vanity movie. […] Da anni non era così bravo a rifare sé stesso e il chiacchiericcio dei suoi film meglio riusciti» [Sul film Gigolò per caso, Foglio, 19 aprile 2014] • «Che tipo è John Turturro sul set? “Ha gli occhi di un genio, non c’è dubbio. Come molti attori istintivamente comici, appare lì per lì serissimo. Poi, al momento giusto, c’è il lampo dell’intelligenza, dell’ironia. Ho imparato molto”» [Carolina Crescentini a Paolo Conti, IoDonna, 24 gennaio 2015] • «La prima volta che sono andata a cena con John avevo bevuto un bicchiere di troppo, alla fine ero seduta in braccio a lui e siamo finiti dentro ad un acquario! Lui aveva tutti i pesci addosso, e mi sono detta “adesso non mi vorrà mai più vedere!”. Invece non si è posto proprio il problema, forse perché è americano e certe cose non lo sconvolgono più di tanto, anzi ha detto “voglio lei assolutamente”» [Pietra Montecorvino, che con John Turturro ha girato Passione, Movielayer.it] • In Mia madre Margherita Buy è l’alter ego di Nanni Moretti e di John Turturro, il protagonista della pellicola, dice: «Si beccava a ogni ciak l’applauso della troupe, perché improvvisava. È simpatico, curioso. L’Italia gli regala un senso di appartenenza, anche se poi non è per niente italiano. Pensa di parlare la nostra lingua ma non dice una parola. Però è come se avesse un’essenza, e in effetti si fa capire» [Arianna Finos, Rep, 14 aprile 2015] • Su Primo Levi: «Questa interpretazione è quella probabilmente di cui è maggiormente orgoglioso, e nel lungo periodo di preparazione si immerse nella lettura dei testi dello scrittore italiano, che considera tra i più grandi del Novecento: “È impossibile non rimanere conquistati e commossi da quello che scrive, è la cosa più mirabile e che si esprime con un tono così quieto”» [Antonio Monda, Specchio, 18 luglio 2021].
Curiosità La voce di John Turturro quando canta Di quella pira in The man who cried è del tenore siciliano Salvatore Licitra • «Devo a Spike Lee il lavoro sull’improvvisazione, e ai Coen la ricerca dell’umanità anche nei momenti più grotteschi. Ma quello da cui ho imparato maggiormente è un maestro italiano. Devo a Francesco Rosi il rispetto per la passione e la sacralità del silenzio» [a Antonio Monda, Rep, 18 marzo 2005] • «E, a proposito de Il grande Lebowski, mi raccontano che, a intervalli regolari di tempo, John Turturro propone loro [ai fratelli Coen, ndr] di fare uno spin off di quel film» [Paolo Sorrentino, venerdi, 3 gennaio 2014] • «“Hai idea di che cosa passi per la testa di una donna?”, chiede Sofia Vergara a John Turturro in Gigolò per caso. “Se lo sapessi non sarei qui”, le risponde lui, fioraio part-time convinto dall’amico Woody Allen a diventare gigolò. Sono complicati i rapporti tra uomini e donne, imprevedibili le regole dell’attrazione e incredibilmente radicate confusione e infedeltà: una delle poche (e magre) consolazioni disponibili è che si tratta di problemi vecchi almeno quanto la specie umana» [Persivale, Cds, 26 aprile 2014] • Per il Primo Levi, dal racconto autobiografico del ritorno da Auschwitz, del film La tregua di Francesco Rosi, perse 15 chili • «Sotto Trump la libertà di espressione ha vita più difficile? “Il successo del presidente si deve a molti fattori, compresa la real-tv. Sapete di cosa parlo: anche voi, in Italia, avete avuto al governo Berlusconi che, come Trump, è uno showman. Ma più intelligente di lui. Se Donald partecipasse a un reality non verrebbe premiato”» [Gloria Satta, Mess, 27 giugno 2017] • «Lei è considerato un sex symbol senza essere bello secondo i canoni tradizionali: ne ha mai sofferto? “No, no. Il sex appeal non nasce dai lineamenti perfetti ma da un misto di vulnerabilità, umorismo, generosità. Prendiamo Mick Jagger: è un seduttore senza essere bello. [...] Le donne mi piacciono molto, adoro averle intorno. Mi sono sempre sembrate molto più stimolanti degli uomini. Ho tante amiche e non mi stanco di esplorare l’universo femminile. Il buon rapporto con la femminilità nasce in famiglia. Mia madre Catherine è sempre stata un’amica e una confidente”» [ibid.] • «Il mio Rigoletto è umano e minimale. E nel mio prossimo film Giuseppe Verdi sarà centrale. Mi piacerebbe stare sempre nella buca dell’orchestra perché è affascinante vedere le continue vibrazioni tra il direttore d’orchestra e chi è in scena» [Pino Gagliardi, The Hollywood reporter, 9 Giugno, 2024] • «John Turturro e Christopher Walken si conoscono da quarant’anni, da quando erano giovani attori a New York a fare la gavetta, così sono diventati amici e oggi sono amanti nella finzione della serialità. La storia d’amore tra Irving (Turturro) e Burt (Walken) è uno degli elementi più teneri e riusciti di Scissione, la serie firmata da Dan Erickson e Ben Stiller, su Apple tv+. […] "Sono io che ho suggerito a Ben di prendere Christopher per questo ruolo e lui ne è stato entusiasta – ci ha spiegato John Turturro – ci siamo divertiti un mondo, è stato come tornare sui banchi di scuola. Ci conosciamo da così tanto tempo che è stato veramente facile mostrare il mio amore per lui, davvero, nella realtà. Oltre che amico, sono un grandissimo fan del suo talento. È un attore straordinario, inimitabile e sensibile. Ma anche molto molto umile. È stato un privilegio fare coppia con lui”» [Ugolini, Rep, 15 gennaio 2025] • «Un classico cappotto spigato con collo furry per l’attore e regista John Turturro che alla Milano Fashion Week Uomo diventa modello per Zegna. Così, nel pomeriggio di lunedì 20 gennaio, Turturro non si è seduto ad ammirare la collezione autunno inverno 2025 2026 bensì ha preso parte allo show nell’inedito ruolo di modello per la Moda Uomo Milano Fashion Week» [Giacomo Aricò, Vogue Italia, 20 gennaio 2025] • John Turturro è anche un doppiatore, ha prestato la propria voce in film d’animazione come Cars 2 e Pinocchio • È alto 184 centimetri, pesa 80 chili.
Titoli di coda «Trump avrebbe potuto diventare presidente nel 1940? “Non credo, all’epoca dovevi essere un oratore eccellente soprattutto in radio, per farti ascoltare e far presa sulle masse. Trump ha una voce orrenda, un linguaggio volgare, da bullo di strada. Gli avrebbero riso tutti dietro”». [Silvia Bizio, Rep, 30 gennaio 2020].