Robinson, 2 marzo 2025
Nel Paese delle meraviglie di Carroll
Acosa serve un libro senza dialoghi né figure, come notava Alice nel Paese delle meraviglie? Per fortuna, un filantropo americano ha fornito, dal nulla, immagini, fotografie, manoscritti, preziose edizioni, illustrazioni inedite e migliaia di lettere (di cui duecento autografate e molte mai viste prima) di Lewis Carroll, alias Charles Lutwidge Dodgson, come preferiva farsi chiamare invece del suo pseudonimo storpiato dai rimandi anglo-irlandesi. Il leggendario scrittore inglese del XIX secolo e autore di una delle “fiabe” più amate dai bambini nel mondo sta godendo una seconda vita al suo college Christ Church dell’università di Oxford. In quella storica biblioteca, infatti, fino al 17 aprile prossimo, verranno mostrati alcune di queste nuove reliquie letterarie di Carroll, grazie alla spettacolare e inaspettata donazione di Jon A. Lindseth. Che oltre a essere filantropo è anche accademico, studioso e curatore di Carroll, nonché autore del libro Alice in a World of Wonderlands: The Translations of Lewis Carroll’s Masterpiece.
Ma perché tanta generosità da parte del vecchio Lindseth? Lo spiega a Robinson Gabriel Sewell, bibliotecaria del Christ Church College: «Raramente accadonoeventi del genere, e ho fatto ricerca su Carroll per decenni. Lindseth ha deciso così perché tutto questo enorme materiale sarebbe stato sparso in America, mentre invece qui a Oxford ritorna a casa di Carroll e nella sua comunità, visto che qui lo scrittore ha studiato, si è formato e ha vissuto praticamente tutta la vita. Qui è diventato un matematico, ha insegnato logica, e ha incontrato anche la famiglia Liddell: ossia papà Henry», preside di Christ Church e vice cancelliere dell’università di Oxford, «e sua figlia Alice», che pare abbia ispirato Alice nel Paese delle meraviglie durante una gita in barca con i Liddell. Era il 1862 e Lewis iniziò a raccontare ai bambini la storia di quello che sarebbe stato il suo capolavoro di inconscio sublime e onirico, oltre a personaggi indimenticabili come il Cappellaio Matto. «Avevamo già una discreta collezione di oggetti e materiali di Carroll», continua Sewell, «ma negli anni ci è sempre risultato impossibile espanderla. I costi erano troppi elevati per le acquisizioni. Rimanevamo sempre a mani vuote. Per questo la donazione di Lindseth ha ancora più significato».
Ci sono prime edizioni e manoscritti come quello diAlice’s Adventures Under Ground (titolo “personale” della sua opera capitale) dedicato alla madre dell’omonima bambina cui si ispirò: «A lei, i cui bambini e i loro sorrisi cibano sempre la fantasia del narratore e sono stati la sua ricca ricompensa. Dall’autore, Natale 1886». Mentre le lettere ereditate da Oxford, «tutte scritte in questo inchiostro violaceo che lo contraddistingueva» nota Sewell, sono dirette un po’ a tutti: gli “amici bambini” che ispirarono Carroll per le sue storie, i loro genitori, e sono pregne di indovinelli, scherzi, ma anche un pizzico di irritazione. Come quella, del 1890, a un libraio di Manchester, Messrs H Sotheran, che aveva catalogato diversi suoi libri sotto il nome di “Carroll (Lewis, ie Rev CL Dodgson)”: «Le sarei molto grato se potesse evitarlo in futuro», scrive Carroll, anzi Dodgson, nato in una famiglia anglicana e molto religiosa insieme ad altri dieci fratelli.
Ma ci sono anche circa cento fotografie di Carroll nel “fondo Lindseth”, scattate ad amici ma anche colleghi altrettanto celebri come Dante Gabriel Rossetti. «Le sue istantanee sono molto interessanti», spiega Sewell, «non ne ho mai viste così tante tutte insieme. Le foto di Carroll si riconoscono perché sono molto semplici, lo sfondo è basilare, eppure sono bellissime. Ma anche le sue corrispondenze sono molto interessanti, soprattutto con gli studenti e i ragazzini, perché per esempio trattano anche risoluzione di problemi matematici o logici». Come ricorda il Guardian, dopo un’eccellente carriera da studente, Carroll iniziò a insegnare matematica a Oxford nel 1855 e rimase al college di Christ Church, in un modo o nell’altro, fino alla sua morte, nel 1898, a 65 anni. «Ma ci sono anche le lettere sulle produzioni teatrali dei suoi lavori, tutta roba che costituisce un gran lavoro di ricerca», sottolinea Sewell. Ma perché Carroll è ancora oggi così amato? Perché «è sempre l’ora del tè?». «Perché riesce a conquistare i bambini ma anche gli adulti», dichiara Sewell, «soprattutto con un’opera di fantasia come Alice nel Paese delle meraviglie che ora compie 160 anni. Certo, il film Disney (nel 1951, ndr) ha aiutato molto», nonché altre rappresentazioni come quella di Tim Burton nel 2010. «Ma sappiamo che, soprattutto in Inghilterra ma non solo, Alice è sempre parte di noi, anche nel linguaggio parlato, vedi le espressioni down the rabbit hole o hatter (cappellaio). Alice e i suoi sogni non ci abbandoneranno mai».