Corriere della Sera, 2 marzo 2025
Silvia Figini, la prima donna candidata rettrice all’Università di Pavia in 1.200 anni: «Precaria a lungo, ora vorrei valorizzare tutto l’ateneo»
Due date segnano la storia dell’università di Pavia. All’825 risale il capitolare dell’imperatore Lotario, che fondò a Pavia la scuola di retorica per i funzionari del regno. Lo Studium Generale fu invece fondato da Carlo IV nel 1361: una scuola giuridica e letteraria capace di richiamare studenti da tutta l’Europa. Nel calendario degli eventi da ricordare, d’ora in poi, ci sarà anche il 2025: per la prima volta in 1.200 anni una donna si candida al ruolo di rettore. Silvia Figini, 47 anni, professore ordinario di Statistica, scende in campo nella sfida che per il momento vede ufficialmente schierati Alessandro Reali, ordinario di Scienza delle Costruzioni e Stefano Sibilla, docente di Idraulica. Punta sull’«onda rosa» che ha contagiato le università milanesi e l’Insubria?
«Uomini e donne con il senso delle istituzioni dovrebbero avere un’equa probabilità di accedere alle cariche. Dall’inizio del mio percorso in università ho visto cambiare le percentuali di presenze: le donne sono molto aumentate».
Il suo curriculum?
«Laurea nel 2001 a Pavia in Economia con indirizzo quantitativo, poi un’esperienza in una multinazionale, successivamente sono tornata in università, avendo capito che la mia vocazione era la ricerca. Ho vinto il dottorato in Statistica alla Bocconi e ho fatto soggiorni all’estero. È iniziata la mia esperienza di precariato, fino al 2011, quando ho vinto il posto da ricercatore a Pavia. Nel 2013 ho ottenuto l’idoneità da professore associato, nel 2014 quella da ordinario e nel 2018 l’incarico: sono stata la più giovane in Italia nel mio ambito».
Ricerca e «funzionamento della macchina».
«Da quattro anni dirigo il dipartimento di Scienze politiche e sociali, da 6 sono delegata del rettore per l’orientamento in ingresso».
Cosa pensa di poter dare all’ateneo?
«Il mio è un profilo ibrido, di statistica in una macro-area umanistica. Vorrei valorizzare tutte le aree dell’ateneo, con un approccio partecipativo e democratico».
È orgogliosa di non avere altri familiari in università?
«Anche degli anni da precaria. La maggior parte delle persone che lavora in università ha vissuto questa esperienza. Il precariato è uno dei problemi principali e dovrà essere affrontato con misure complessive che possano garantire immissioni in ruoli stabili rapide e coerenti».
E per i circa 24 mila studenti, cosa farà se eletta?
«Tra i punti del programma c’è l’innalzamento della no-tax area (la soglia di reddito entro la quale non si pagano le tasse universitarie, ndr). Intendo istituire un prorettorato per il benessere studentesco e il diritto allo studio. Immagino uno sportello psicologico e servizi di supporto allo studio, oltre alla didattica per la disabilità. Inoltre, il tema di chi avrebbe diritto alla borsa di studio ma non vi accede per mancanza di fondi».
L’ateneo di Pavia è uno dei motori della città. Alleanze con altre istituzioni?
«Insieme al gruppo con cui sto lavorando immaginiamo tre progetti strategici. Il primo sull’area medico-sanitaria, per di mettere a sistema l’ateneo con il Policlinico San Matteo, lo Cnao, la Maugeri e il Mondino. Il secondo, fare rete con il patrimonio storico, artistico e di biblioteche che Pavia e Cremona offrono. Il terzo insiste sulle ricadute dei vari progetti del Pnrr: Pavia può diventare la capitare scientifica di un territorio che va dal Piemonte all’Emilia».
I 1.200 anni di storia dell’ateneo che si candida a guidare sono un peso o un onore?
«L’università ha una storia importante ma è proiettata verso il domani».