Corriere della Sera, 2 marzo 2025
Bergamo, i sindaci fai da te: il becchino, lo spazzino e chi guida il traghetto di Leonardo
Nei piccoli Comuni soprattutto di montagna, i fondi arrivano per grandi progetti. I problemi, però, sono i soldi per le spese correnti, a cominciare per quelle del personale. Così, sempre più spesso, i primi cittadini con impiegati part-time o a mezzo servizio con altri Comuni, o operai che non possono essere sostituiti, rimpiazzano le carenze di personale. Le storie dei Comuni di Oltressenda Alta. Cornalba, Blello e Imbersago.
Oltressenda Alta dove il sindaco fa anche il becchino
Il sindaco Giulio Baronchelli non la fa tanto lunga: «Sì, faccio anche quello. Non abbiamo l’operaio da anni». L’agenzia di pompe funebri porta il feretro e, a Oltressenda Alta, il primo cittadino fa anche il becchino. «Apro la tomba e la richiudo. Se è nella terra, si prende il badile e si scava la buca». In questo comune di 130 abitanti il sindaco, che ha un’azienda agricola e governa dal 2016, è il punto di riferimento. «Mi chiamano per tutto, quando va via la corrente, anche se non c’entra il Comune, quando non c’è acqua». Qui serve essere pratici: «Intervengo se cade una pianta, se bisogna rattoppare delle buche, se c’è una franetta. Per fortuna il vicesindaco è in pensione ed è di grande aiuto». E poi c’è il cimitero. «Le sembra così strano che il sindaco tumuli i morti? Non abbiamo carrelli elevatori. Se bisogna arrivare a un loculo in alto ci si arrangia con un trabattello». Tutte le mattine, lavoro permettendo, passa in municipio, dove sta un paio di ore. «Controllo la posta, si guarda quello che c’è da fare per evitare che il lavoro si accumuli». C’è una sola impiegata («di Piario, è qui da 20 anni») che si occupa della parte amministrativa, dalla segreteria all’anagrafe. Per l’ufficio tecnico «abbiamo un esterno, una volta la settimana». Ad avere più personale non si riesce «per una questione di fondi. Quelli degli stipendi sono la parte corrente, che viene tagliata. O fai pagare ai cittadini, ma anche così non basterebbe. Poi i fondi per la montagna arrivano, vengono finanziati i lavori pubblici, ma poi li devi fare».
A Cornalba il sindaco fa le pulizie e lo spazzino
«Siamo io, un’impiegata e uno stradino». E così Luca Vistalli conclude l’elenco dell’organigramma del Comune di Cornalba, 290 abitanti che diventano 3 mila d’estate. Per mandare avanti l’attività comunale bisogna ingegnarsi. Per il lavoro d’ufficio è stata chiesta in prestito a Serina un’impiegata per dieci ore settimanali, e la dipendente quando va in vacanza si porta il computer per le emergenze. «Una volta ho dovuto gestire un decesso, per fortuna poi hanno fatto tutto l’ospedale e le pompe funebri», racconta Vistalli. Poi bisogna fare economie: «Io sono anche responsabile tecnico finanziario: un esterno sarebbe costato 10 mila euro. Ho una ditta per cui sono spesso in giro per l’Italia, mi è capitato di salire da Pisa per una riunione e poi tornare là, arrivo agli incontri ufficiali in abiti da lavoro. Non tengo per me lo stipendio e non chiedo rimborsi, fare il sindaco mi costa 30 mila euro l’anno».
Bergamo, i sindaci fai da te: il becchino, lo spazzino e chi guida il traghetto di Leonardo
Ma anche lo stradino non arriva dappertutto: «Ogni due settimane con una ventina di volontari puliamo i parchi e alla fine pago il pranzo: lo stipendio da sindaco lo uso per quello. Anche le tende le ho comprate io, faccio le fotocopie, attacco i francobolli, una volta stavo pulendo le finestre ed è entrata una signora a chiedere del sindaco. Ho risposto: sono io». Vistalli non è pentito di essersi candidato: «No, perché faccio del bene in paese. Ma spesso sono più le lamentele e i problemi e ti viene voglia di mandare tutti a quel paese. Poi però arriva un complimento e quello vale più di cento critiche».
A Blello il sindaco cambia rubinetti e lumini al cimitero
«Per prima cosa apro il municipio e, d’inverno, accendo la stufa». Luigi Mazzucotelli è sindaco di Blello al terzo mandato. Ex comandante della polizia locale di Rota Imagna, dove vive, a 69 anni è il tuttofare a Blello, 74 abitanti, il comune più piccolo della Bergamasca. Ci va martedì, giovedì, venerdì dalle 15 alle 18, se serve anche al sabato. Chiama Blello «condominio» e «terra del silenzio». I 5 «bambini» ormai vanno alle superiori. «Qui abbiamo un impiegato da Berbenno per tre ore la settimana per sbrigare le pratiche di stato civile o le carte d’identità, che poi saranno tre all’anno». Allora ci si mette lui a sbrigare la quotidianità. «Controllo la posta e la pec, la protocollo e protocollo le delibere. Affiggo gli avvisi nelle bacheche. Può capitare che arrivi in municipio qualcuno, per esempio per la scadenza di un loculo, allora gli spiego cosa serve e lo faccio io. Beh, poveri, magari non sanno come fare». Sulle piccole cose ci si deve arrangiare. «Cambiare il rubinetto alla fontana del parco giochi o la lampadina alla chiesetta del cimitero. Qui in municipio pulisco da solo, anzi mi dà una mano la vicesindaca. Fuori dal municipio ci sono tre cassonetti dell’immondizia. Quando serve, prendo badile e scopa e do una ripulita, svuoto anche i cestini». Progetti e lavori, però, vanno fatti con tutti i crismi. «Mi appoggio a un ufficio tecnico esterno, così come per il servizio di ragioneria. Se mi costa di più? Vorrei assumere un dipendente, ma non ci sono i soldi. Arrivano per le opere pubbliche, ma a me servono per le spese correnti».
A Imbersago il sindaco ha preso la patente nautica per il traghetto
«Ho fatto il Caronte», dice. Lo ha fatto per quattro mesi, ma c’è voluto un anno di lezioni. Da agosto fino a Natale Fabio Vergani, sindaco di Imbersago, ha manovrato il traghetto di Leonardo fra il suo paese e Villa d’Adda, dopo che l’imbarcazione era rimasta ferma diciotto mesi, prima per la siccità e poi per la scadenza della convenzione con la coop che gestiva il servizio. «I miei cittadini si identificano nel traghetto ed era indispensabile rimetterlo in moto: era come tenere una bella auto in garage». Muovere il traghetto è semplice, ma per essere autorizzati a farlo serve la patente nautica: «Ho ottenuto un libretto per l’abilitazione alla navigazione nelle acque interne facendo sei mesi di imbarco sul lago di Como, mi sono iscritto alla Camera di commercio nell’elenco del ruolo navigante e ho studiato per sostenere un esame in Provincia per essere abilitato al trasporto pubblico». Così l’11 agosto scorso Vergani si è aggrappato alla sbarra che, dando la spinta al traghetto, innesca il gioco di correnti che lo sposta da una riva all’altra. Lo ha fatto ogni domenica per sette ore e mezza per quattro mesi, ora si cercherà un concessionario, «poi quando avremo tempo ed energie faremo il bando». È felice dell’esperienza: «È sfiancante ma bello, ho conosciuto tanta gente che apprezza in modo genuino e vivace l’ambito dell’Adda, ho traghettato cicloturisti svizzeri che andavano a Venezia, gente arrivata apposta dall’Emilia, tanti che chiedevano informazioni sul funzionamento. Questo non è un semplice passaggio da una riva all’altra. Ne è valsa la pena».