la Repubblica, 2 marzo 2025
Meloni a Starmer: non dividiamoci da Trump. L’irritazione per l’attivismo anglo-francese
Sull’uscio del 10 di Downing street la attende Keir Starmer. Giorgia Meloni, di bianco vestita, saluta e si volta: la sua attenzione è attirata da un movimento. ‘’È uno dei famosi gatti…’’, dice il premier britannico indicando un felino. ‘’Io ne ho due’’, replica la presidente del Consiglio. Sorridono, ma neanche troppo. Il leader laburista, assieme a Emmanuel Macron, sta costruendo un percorso europeo alternativo a Donald Trump, che non prevede la mortificazione di Volodymyr Zelensky, ma una ‘’pace duratura e giusta’’. Ma lo sta facendo bruciando da giorni i tempi delle altre cancellerie, e quindi spiazzando Roma. La premier non ha voglia di accodarsi all’Eliseo, dunque neanche agli inglesi che lavorano fianco a fianco con i francesi, perché non intende sfidare il tycoon.
Fuori da Downing Street sventolano bandiere ucraine, ma anche europee: il ciclone Trump fa miracoli. Quando Meloni siede nello studio di Starmer, pronuncia alcune frasi di circostanza sull’Ucraina, che ricalcano l’approccio degli ultimi giorni e delle ultime ore: più che schierarsi con Zelensky o contro Putin, sceglie di appellarsi all’unità transatlantica. ‘’Penso che sia molto importante evitare il rischio che l’Occidente si divida. Ho proposto una riunione tra gli Stati Uniti e i leader europei perché se ci dividiamo saremo tutti più deboli. E penso che in questo il Regno Unito e l’Italia possano svolgere un ruolo importante nella costruzione di ponti”.
È, appunto, la “strategia del ponte”. Quella che finora si è infranta sulla realtà: Francia e Gran Bretagna a guidare protagonismo europeo, gli altri a posizionarsi più o meno distanti da Washington, più o meno vicini a Kiev (e i più freddi, se escludiamo Orban e Fico, sono proprio gli italiani). Un protagonismo, quello britannico, che indispettisce Meloni, come si intuisce tra le righe di un passaggio che consegna ai cronisti: “In questo momento è molto importante che ci parliamo, che ci coordiniamo. Grazie per aver convocato il vertice. Siamo tutti molto impegnati per l’obiettivo che vogliamo tutti raggiungere, cioè una pace giusta e duratura per l’Ucraina”.
In realtà ha bruciato gli alleati portando un pacchetto di proposte che sarà discusso questo pomeriggio, a partire dalle 14, nel corso del vertice con gli altri big europei, con la Turchia, il Canada e il presidente ucraino nella cornice di Lancaster House. Difficile che l’Italia, soprattutto in questa prima fase, si accodi, più probabile che provi a riequilibrare il piano franco-inglese, chiedendo di renderlo più compatibile con la posizione trumpiana. Chiedendo di coinvolgere la Casa Bianca, di affidare la mediazione alla Nato, di immaginare coperture legali dell’Onu per eventuali missioni internazionali. Per il momento, comunque, spazio al tentativo diplomatico pubblico, in attesa del confronto a porte chiuse. Ecco perché Starmer si concentra soprattutto sui punti di contatto tra le due agende, sottolineando la possibilità di collaborare sul fronte della difesa e della immigrazione. ‘’Abbiamo un approccio molto simile – dice – È fantastico averti qui in un momento cruciale”. Spente le telecamere, sarà tutta un’altra storia.
Prima del vertice, Meloni vede anche il leader ucraino, anche lui presente al summit di Londra. L’incontro, fa sapere Palazzo Chigi, ha permesso di “ribadire il sostegno dell’Italia all’Ucraina e al suo popolo e l’impegno, insieme ai partner europei, occidentali e agli Stati Uniti, di costruire una pace giusta e duratura, che assicuri un futuro di sovranità, sicurezza e libertà all’Ucraina”. La premier nomina la causa di Kiev, ma di nuovo evita di ribadire il sostegno alla sua leadership, finito nello Studio Ovale in rotta di collisione con Trump.