la Repubblica, 2 marzo 2025
L’agguato a Zelensky nello studio ovale, tra giornalisti imbucati e le provocazioni di Vance
Il sarcasmo di Donald Trump. La presenza nello studio ovale del vicepresidente JD Vance. Il giornalista russo senza accredito fatto entrare con gli altri reporter. La domanda provocatoria del conduttore tv imbucato all’incontro. Se il presidente russo Vladimir Putin viene considerato il vincitore dello scontro andato in scena venerdì nello studio ovale tra Trump, Vance e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i 45 minuti passati alla storia che hanno sorpreso il mondo, ma forse non la Casa Bianca. Alcuni media americani e i democratici parlano di agguato. L’incontro era stato forzato da Zelensky, nonostante l’inviato di Trump per l’Ucraina Keith Kellogg avesse sconsigliato di andare a Washington senza la certezza di firmare l’accordo con gli Usa per lo sfruttamento delle terre rare. Era parso un consiglio, si è rivelato un avvertimento.
Già all’arrivo, Trump, dopo averlo definito “dittatore” nei giorni scorsi, aveva accolto l’ospite con sarcasmo: «Ah, sei vestito di tutto punto». Zelensky indossava pantaloni e maglione militare come fa dal giorno dell’invasione russa, in segno di solidarietà con i soldati al fronte. «Sì, dovevo», gli ha risposto, stringendogli la mano.
Gli chef della Casa Bianca erano al lavoro nella West Wing, preparando portate di pollo al rosmarino, purè di radice di sedano e medaglioni di verdure in vista del pranzo ufficiale tra le due delegazioni, quando nello studio ovale, dove era in corso l’incontro con i giornalisti, si sono alzate le voci. Dopo quasi quaranta minuti di incontro cordiale, Trump aveva insistito sul “cessate il fuoco” ma senza offrire garanzie di sicurezza. Zelensky aveva risposto invitando a «non fidarsi di Putin». A quel punto è entrato in scena Vance, che gli ha detto: «Il cammino della pace e della prosperità forse si percorre con la diplomazia». «Quale tipo di diplomazia?», gli ha chiesto Zelensky, ricordando le “venticinque” violazioni di Putin agli accordi, «cosa intende?», ha poi aggiunto. «Quella del tipo che metterà fine alla distruzione del suo Paese», gli ha risposto Vance, gelido. Lì è cambiato tutto. «Signor presidente – ha aggiunto il vice di Trump – penso sia irrispettoso per lei venire nello studio ovale e provare a litigare davanti ai media americani».
Vance gli ha rimproverato di non aver ringraziato Trump. Zelensky non ha fatto passi indietro. L’ambasciatrice ucraina Oksana Markarova aveva smesso di prendere appunti e si teneva la testa tra le mani. Poco prima era stato allontanato Dmitry Kirsanov, giornalista della Tass, l’agenzia di stampa russa che glorifica Putin ogni giorno. Nonostante non fosse accreditato, Kirsanov era riuscito a entrare nello studio ovale. È stato allontanato solo dopo le proteste dei corrispondenti.
C’era un altro imbucato, un giornalista e podcaster intervenuto nel mezzo dello scontro: Brian Glenn, 56 anni, di Real America’s Voice, canale satellitare di destra, fidanzato della deputata repubblicana, la trumpiana Marjorie Taylor Greene (che su X dirà di essere “orgogliosa” della domanda fatta dal compagno). «Perché non indossa un abito? – ha chiesto Glenn a Zelensky —. Lei è nell’ufficio più importante di questo Paese e si rifiuta di indossare un vestito, non ce l’ha?».
Vance ha riso in faccia all’ospite ucraino. Sorpreso, Zelensky avrebbe potuto ricordare la divisa militare indossata da Winston Churchill alla Casa Bianca o la t-shirt di Elon Musk con scritto “tech support” mostrata alla riunione di gabinetto, ma ha preferito dare una risposta contenuta: “Indosserò un abito dopo che questa guerra sarà finita. Forse uno come il suo, forse meglio, no so, forse meno caro. Grazie». L’incontro era deragliato. Trump ha chiuso bruscamente il colloquio. Zelensky ha sperato che il presidente lo invitasse a parlare privatamente per ricomporre lo scontro. Mentre era in attesa da un’ora nella Roosevelt Room, la delegazione ucraina è stata invitata dal segretario di Stato, Marco Rubio, e dal consigliere alla Sicurezza nazionale, Mike Waltz, a lasciare la Casa Bianca.
Quando Zelensky si è avviato verso l’uscita, davanti all’ufficio dei portavoce erano arrivati i primi carrelli con le portate di insalata e pollo. La delegazione è andata al vicino Hay Adams Hotel, aspettando una chiamata che non è mai arrivata. Quattro ore dopo, al giornalista di Fox che gli chiedeva se avesse pensato a un agguato, Zelensky ha risposto: «Non lo so».