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 2025  marzo 02 Domenica calendario

Il 10% più ricco degli statunitense responsabile ormai del 50% dei consumi. “Rischioso per l’economia e la coesione sociale”


Negli Stati Uniti, e non solo, la distanza tra i ricchi e il resto della popolazione si allarga sempre di più. L’ultima evidenza di questa dinamica è stata fotografata da una ricerca di Moody’s Analytics che mostra come al 10% degli americani più ricchi (con redditi di oltre 250mila dollari l’anno) sia ormai riconducibile più della metà di tutta la spesa per i consumi. Un livello mai osservato da decenni. Nel 1990 la quota di pertinenza di questa minoranza era al 39%, nel 2000 al 44% e dieci anni più tardi al 43%. Nel 2023 al 46%, poi, quest’anno, il balzo sopra la soglia del 50%, favorito anche dalla corsa delle azioni che, notoriamente, sono in mano il larghissima parte alla fascia più ricca della popolazione.
I ricchi comprano sempre di più, e ciò sostiene consumi e Pil. Ma gli economisti sono preoccupati. Se i consumi sono sostenuti da un piccolo gruppo di persone, quella minoranza ha una capacità sproporzionata di trascinare con sé l’economia, nel bene ma anche nel male. Inoltre “lasciare che così tante risorse economiche del paese si accumuli in poche mani mette a rischio molto più dell’economia: erode la coesione sociale. Genera sfiducia e recriminazioni e il risultato è una combinazione di fragilità economica e disaffezione sociale da cui alla fine persino i redditi più alti potrebbero non essere in grado di comprarsi una via d’uscita”, dice il curatore della ricerca Marco Zandi a Bloomberg.
Se questa condizione si protrae abbastanza a lungo, cambiano anche i comportamenti delle aziende. Si guardi alle case automobilistiche o alle case della moda, che investono sempre di meno sui prodotti economici e puntano su modelli appetibili per i redditi elevati. Ma ciò fa si che sul mercato arrivino modelli sempre meno accessibili a gran parte della popolazione, esacerbando la distanza tra i due mondi.
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Tutto potrebbe crollare abbastanza rapidamente. Come si diceva, parte di questo potere d’acquisto è legato alla performance degli indici di borsa che però, notano molti analisti, sembrano piuttosto surriscaldati. “Quando le valutazioni azionarie sono così elevate”, nota Zandi, “bisogna che tutto vada per il verso giusto”. Ma ciò che sta accadendo a Washington, con le continue minacce di dazi di Trump, “non dà fiducia sul fatto che tutto vada per il verso giusto”.
Fuori dalle ville, c’è un mondo che la classe media fa sempre più fatica ad affrontare. La spesa riconducibile al 60% più povero della popolazione è calata progressivamente dal 25% del 1995 all’attuale 19,5%. Quella riconducibile al rimanente 30% si è ridotta dal 38 al 30%. Per difendere il proprio tenore di vita si fa sempre più ricorso ai prestiti e al credito. Le insolvenze e i ritardi sulle rate delle carte di credito sono in aumento mentre l’incremento del valore dei presiti al consumo ha sfiorato nell’ultimo mese i 41 miliardi, il valore più elevato di sempre.