Avvenire, 1 marzo 2025
A Nauru vendesi passaporti: così lo Stato paga il trasloco degli abitanti
Nauru annega. Il tratto di Pacifico che circonda l’isola cresce a una rapidità di 1,5 volte maggiori rispetto al resto dei mari, divorandola. L’80 per cento della sua superficie, oltretutto, è stata resa inabitabile dallo sfruttamento minerario. Il 90 per cento dei 13mila residenti dovrà, al più presto, trasferirsi in massa. I fondi internazionali, però, non sono sufficienti a coprire i costi del ricollocamento, stimati intorno ai 60 milioni di dollari. Per raccimolare la cifra, dunque, il governo di David Adeang ha deciso di mettere in vendita la nazionalità di un Paese – tra i più piccoli al mondo – i cui cittadini hanno accesso senza visto in 89 nazioni, tra cui Gran Bretagna, Irlanda, Emirati e Hong Kong. Gli stranieri che vorranno acquistarla dovranno sborsare 105mila dollari con i quali verrà finanziato il “trasloco” dei locali. La scelta ha suscitato allarme: il commercio delle nazionalità – vigente in 60 nazioni secondo il Lowy Institute – rischia di essere sfruttata dalla criminalità organizzata per eludere la giustizia, riciclare denaro e garantirsi spostamenti senza ulteriori permessi. Nauru lo ha sperimentato direttamente: nell’ambito di un programma simile, era stato venduto un passaporto a un miliziano di al-Qaeda, poi arrestato in Asia. «Non abbiamo altra scelta – ha spiegato il presidente -. Non è in gioco solo la nostra sopravvivenza ma quella delle prossime generazioni».