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 2025  marzo 01 Sabato calendario

A Londra o si fa l’Unione o si muore

L’annuncio di Trump che sarà Starmer il leader europeo capo missione dell’organizzazione della difesa europea nel dopo guerra in Ucraina, e il successo nelle adesioni al vertice di Londra di domani – a cui parteciperà anche Meloni, che sarà ricevuta prima da sola per un bilaterale a Downing street – spostano necessariamente l’attenzione sul primo ministro inglese. E sul paradosso che un’Unione traballante – per i contraccolpi delle dure mosse in materia di politica estera del presidente americano e per la chiara volontà di affidare all’Europa la protezione del proprio territorio, finora garantita dalla Nato a spese soprattutto degli Usa – sarà guidata dall’unico leader che formalmente non ne fa parte, essendone uscito con la Brexit.
L’accelerata – e poi lo scontro finale – di Trump con Zelensky fa pensare che davvero, essendo l’unico che ha avuto modo di parlare con Putin negli ultimi tempi, abbia in mano qualcosa che possa fargli sperare in un rapido raggiungimento del cessate il fuoco in Ucraina. Ciò renderebbe urgente la soluzione del problema della difesa europea, o tramite la disponibilità dei soldati inglesi e francesi, o di una forza multinazionale di pace sotto egida Onu, da interporre al confine tra Russia e Ucraina. I due progetti, quello avanzato da Starmer e Macron, e quello sostenuto soprattutto da Meloni, non potrebbero più essere alternativi l’uno all’altro, a causa del prevedibile accorciamento dei tempi.
È di questo che si parlerà a Londra domani con gli ospiti che hanno accettato l’invito del primo ministro. E si tornerà a discutere giovedì al Consiglio europeo straordinario convocato dal presidente Costa sugli stessi argomenti. Tutto lascia pensare che l’accelerazione degli eventi sia destinata a continuare. Su questo potrebbe infrangersi la preferenza di Meloni per una soluzione di medio termine e coperta dalla garanzia dell’Onu, trattandosi alla fine di dover inviare nuovamente soldati italiani in uno scenario in cui ancora si levano i fumi di questi tre anni di guerra. E di trovare, dettaglio non insignificante, i venti miliardi destinati a rafforzare mezzi e uomini della nostra difesa e di una Nato in nuovo formato. Anche per questo la premier e il ministro dell’Economia Giorgetti si sono riuniti per fare un po’ di conti.