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 2025  marzo 01 Sabato calendario

Roberto Marcato: “Salvini sempre più sovranista, ma con il federalismo della Lega non c’entra nulla”

Roberto Marcato, “leghista veneto dal ‘92” e assessore allo Sviluppo Economico della giunta di Luca Zaia chiarisce subito che i dubbi sulla politica estera di Matteo Salvini espressi da Riccardo Molinari li condivide: «Il tema dei dazi americani preoccupa molto noi del Nord. Non possiamo essere trumpiani qualsiasi cosa dica». Insomma, è piuttosto evidente che non apprezzi la linea di fedeltà assoluta al tycoon professata dal segretario federale già in diverse occasioni.
Quindi Molinari ha ragione nel dire che una grossa fetta di partito sia in disaccordo con Salvini.
«È chiaro che la nostra preoccupazione da amministratori è per i territori. Dobbiamo essere vicini ai nostri imprenditori. Non possiamo prendere tutto quello che dice il presidente americano come oro colato. D’altronde, Trump fa Trump e di conseguenza fa gli interessi del suo Paese, noi siamo l’Europa e dovremmo fare quelli dell’Europa. In un Paese come l’Italia dove la crescita è dello zero virgola, ci mancavano solo i dazi».
E il segretario leghista cosa dovrebbe fare?
«Appunto: il segretario della Lega, un partito che rappresenta le istanze dei territori e che si occupa dei temi importanti senza ideologia non perché siano di destra o di sinistra, ma perché sono temi che interessano alla gente. Come i dazi».
Quindi è sbagliata la linea di Salvini?
«Se Trump significasse pace, allora a me andrebbe benissimo. Ma se significa dazi, soprattutto in una regione come il Veneto che vive di export, è un grosso problema. E noi non possiamo ignorarlo e dire che va tutto bene. E poi, ricordiamoci che la Lega è nata come un partito federalista, come il sindacato del Nord, come movimento post ideologico. Dubito che tutto questo c’entri con posizioni e partiti di estrema destra».
Si riferisce solo a Trump o anche ad altri?
«All’Afd in Germania, per esempio: questa alleanza innaturale con partiti di estrema destra, omofobi e xenofobi, – per non parlare poi di quelli neofascisti o neonazisti – che sono l’espressione massima del nazionalismo, non c’entra nulla con il dna federalista della Lega in cui sono entrato nel ‘92. Siamo veramente sicuri che in Italia serva un altro partito di estrema destra quando ce n’è già uno?».
Queste domande le porterete al congresso nazionale, in primavera. Si aspetta che la posizione della segreteria venga messa in discussione?
«Mi aspetto che Salvini sposi la linea federalista e antifascista della Lega, quella originale, è che abbandoni velleitarismi sovranisti o patriottici. Se così fosse, per me può fare il segretario per altri 100 anni. M’interessa più la forma che ha il partito, piuttosto che chi lo guida».
E se così non fosse?
«Allora, vorrà dire che la Lega si sarà trasformata in qualcosa d’altro, in un partito diverso. A quel punto, ognuno agirà secondo coscienza e deciderà se restare o andare via».