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 2025  marzo 01 Sabato calendario

Turchia, il Pkk accetta il cessate il fuoco: tutto quello che c’è da sapere


Nonostante lo scetticismo di una parte dei miliziani, la dirigenza del Pkk accoglie l’appello di Abdullah Ocalan e dichiara unilateralmente il cessate il fuoco a cominciare da oggi. “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello e lo rispetteremo, per aprire la strada alla pace e a una società democratica”, si legge nel comunicato del comitato esecutivo del Partito dei lavoratori del Kurdistan, l’organo che prende le decisioni da quando il leader è stato incarcerato 26 anni fa. “Se non saremo attaccati, non attaccheremo”. Un passo storico che pone fine, almeno temporaneamente, al conflitto con lo Stato turco iniziato a metà degli anni Ottanta e costato la vita a 40 mila persone.
Ocalan, giovedì, aveva chiesto la fine della lotta armata e lo scioglimento del Pkk, da lui fondato nel 1978. L’annuncio arriva dopo quattro mesi di trattative, iniziate ad ottobre e che hanno visto il coinvolgimento diretto del partito filo-curdo Dem, la terza forza rappresentata nel parlamento turco. Sono stati gli esponenti Dem ad avere accesso alla prigione sull’isola di Imrali, dove Ocalan è detenuto.
Alcuni dei dirigenti del movimento curdo si sono detti contrari alla deposizione delle armi, perché non si fidano di Erdogan e delle garanzie che potrà offrire, ma dal quartier generale di Qandil, sulle montagne irachene, questa mattina è arrivata la risposta alla chiamata del leader 76 enne. Quel che succederà adesso dipende dal governo turco.
Il Pkk, infatti, si aspetta la liberazione di Ocalan. Solo lui, sostengono, può portare a termine l’operazione di pacificazione. “Siamo pronti a convocare il congresso come desidera il leader Apo (lo zio, il nomignolo di Ocalan, ndr). Tuttavia, affinché ciò accada, è necessario creare un ambiente di sicurezza adeguato e il leader Apo deve guidare e gestire personalmente il congresso affinché abbia successo”, si legge nel comunicato.
Vengono anche citate due date, l’8 marzo, la giornata internazionale delle donne, e il 21 marzo, quando si celebra il Newroz, il capodanno curdo. Due giorni simbolici in cui il Pkk si aspetta di vedere in libertà lo zio. “Ocalan deve poter vivere e lavorare in piena libertà fisica e poter stabilire relazioni senza ostacoli con chiunque desideri, compresi i suoi amici”.
Ovviamente in cambio della fine della lotta armata vogliono una svolta concreta da parte del presidente turco Erdogan. “Il popolo curdo si aspetta un terreno sociale e politico in cui sentirsi veramente a casa, in cui poter mantenere viva la propria lingua e cultura, esprimerla liberamente, ricevere un’istruzione nella propria lingua madre, in cui la politica democratica non verrà bloccata e in cui potersi esprimere nel modo più ampio, equamente e liberamente, nell’arena politica”, dice a Repubblica Gulistan Kiliç Koçyigit, la vice presidente del partito Dem. “Adesso si apre un’occasione grazie alla quale non solo i curdi, ma tutti i turchi possono vincere. Perché ciò che chiamiamo questione curda è in realtà un problema di libertà, un problema di uguaglianza, un problema di riconoscimento, un problema di riconoscimento dell’identità, un problema di accettazione come popolo”.
La rappresentante dei Dem spiega che Ocalan è dagli anni Novanta che sta tentando di arrivare a una soluzione pacifica e democratica. E l’arresto a Nairobi nel 1999, dopo che era stato ospitato dal governo italiano per due mesi, non ha fermato il tentativo. “Ciò che ha fatto davvero la differenza, adesso, è che per la prima volta il partito Mhp della destra nazionalista alleata di Erdogan ha avviato e dato sostegno all’idea di pacificazione, e in parlamento c’è stata una mobilitazione, soprattutto del partito Dem che è quello principale di opposizione”.