Corriere della Sera, 1 marzo 2025
Frecce Tricolori, a Caselle schianto in 12 secondi, le voci degli equipaggi: «Era un uccello?». «Non ho visto». «Sto andando giù»
Dodici secondi. È il tempo che trascorre dal momento in cui dall’aeroporto di Caselle decollano le Frecce Tricolori a quello in cui il motore del velivolo «Pony 4» va in avaria: l’orologio segna le ore 16, 51 minuti e 49 secondi del 16 settembre 2023. Dieci secondi più tardi il pilota Oscar Del Dò aziona il pulsante di espulsione e si lancia con il paracadute. Passano ancora due secondi e l’aereo si schianta al suolo, travolgendo la vettura sulla quale viaggiava la famiglia Origliasso: la piccola Laura, 5 anni, perde la vita. È la sequenza temporale che si ricava dalla perizia preliminare firmata – tra gli altri – dall’ingegnere Mauro Esposito e consegnata la scorsa settimana ai magistrati della Procura di Ivrea che indagano sull’incidente avvenuto a San Francesco al Campo. Ed è in quella manciata di secondi che la «scatola nera» registra un dialogo a più voci che per gli inquirenti rappresenta una delle prove a conferma che all’origine della tragedia c’è un bird strike.
La pattuglia delle Frecce era formata da cinque aerei. A bordo di «Pony 5» ci sono due persone: il pilota e il fotografo ufficiale. Qualche istante dopo il decollo, uno dei componenti dell’equipaggio domanda: «Era un uccello?». Il compagno di bordo risponde: «Eh, non ho visto». Immediatamente dopo, si legge nella consulenza, viene registrata una comunicazione via radio preveniente dal velivolo «Pony 4». A parlare è il capitano Del Dò: «Io sto andando giù, quattro (il numero indica l’aeromobile emittente della chiamata, ndr)». E poi: «Ho avuto una piantata!» (un’espressione gergale che indica un’avaria al motore tale da compromettere il funzionamento necessario a mantenere il volo).
«Questi elementi – scrive il consulente della Procura – contribuiscono a ricostruire la dinamica degli eventi e indicano chiaramente una correlazione temporale tra il presunto impatto con un volatile e l’avaria successiva al motore di Pony 4». La genesi della tragedia viene ricostruita attraverso diversi parametri, che tengono conto di più fattori esplorati dagli esperti nel corso dell’esame tecnico. Se è pur vero che all’interno del motore, estratto dai rottami, non sono state trovate tracce organiche di uccelli, indicativi per i consulenti sono altri elementi probatori.
Un contributo significativo è dato da un filmato registrato dalla videocamera «GoPro», montata sul velivolo esterno destro della formazione («Pony 4» si trovava all’esterno sinistro). «Dalla visione del video rallentato – si legge – si distingue chiaramente la sagoma di due volatili scuri che attraversano la traiettoria di volo del velivolo del capitano Del Dò». Subito dopo il passaggio degli uccelli si osserva una fiammata ben visibile che fuoriesce dal cono di scarico dell’aeromobile. Da qui la convinzione dei consulenti che l’avaria sia stata provocata «dall’ingestione di un volatile, o di una sua parte, a seguito di un impatto con la presa d’aria che conduce il flusso motore». In parole più semplice, un bird strike che ha causato uno stallo del compressore del motore turbogetto: in sostanza, una perdita di pressione e di potenza; e il motore, nei casi più gravi, si spegne.
L’impatto si è verificato a una quota di 145 piedi, 45 metri, e il velivolo si trovava ancora in fase di decollo. Per gli esperti «è la situazione peggiore per l’ingestione di un elemento esterno nel motore, vista la criticità delle condizioni aerodinamiche e della potenza richiesta». In quella manciata di secondi, il capitano Del Dò ha mantenuto la Freccia in planata e ha leggermente virato a sinistra per evitare la collisione con la formazione. Poi si è lanciato e l’areo si è schiantato al suolo.