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 2025  febbraio 28 Venerdì calendario

Il Tg1 oscura lo sciopero dei magistrati: niente immagini o dati sulle adesioni. Usigrai e Cdr: “Notizie parziali, non è servizio pubblico”

Nessuna immagine delle manifestazioni, nessun dato sulla partecipazione. Solo una breve intervista doppia che suggerisce l’idea di una magistratura spaccata a metà: chi ha protestato e chi si è opposto alle proteste. Così il Tg1 delle 20, il notiziario tv più seguito d’Italia, ha raccontato lo sciopero di giudici e pm contro la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, varata dal governo e attualmente in discussione in Parlamento. La mobilitazione lanciata dall’Associazione nazionale magistrati ha avuto un oggettivo successo: l’80% di adesioni a livello nazionale, flash mob di fronte ai Palazzi di giustizia e affollate assemblee pubbliche in trenta città d’Italia. Insomma, è stata un’iniziativa unitaria e non uno show di toghe rosse. Ma tutto questo il telespettatore del Tg1 non lo sa. Dopo due servizi sulle misure del governo contro il caro-bollette, il conduttore lancia il contributo sullo sciopero omettendo il dato sulla partecipazione, ma citando le parole di “chi non ha aderito”: “Atto dannoso e inutile“. Il pezzo – lungo circa un minuto e venti – si apre con lo schermo diviso in due: a destra il presidente dell’Anm Cesare Parodi, a sinistra il procuratore di Padova Antonello Racanelli, uno dei pochissimi magistrati favorevoli alla separazione delle carriere. In tutto il servizio, costruito sul dialogo immaginario tra i due intervistati, non compare un solo fotogramma dei raduni del mattino (e dire che non ne mancavano). Per coprire i tagli audio si usano immagini di repertorio: cordoni di toghe, pile di fascicoli, scritte “La legge è uguale per tutti”. La percentuale di adesioni non viene mai citata.
La narrazione del tg ammiraglio della Rai ha sconcertato numerosi magistrati, che hanno sfogato l’indignazione nelle chat tra colleghi: “Una brutta pagina del servizio pubblico“, ha scritto qualcuno. Anche perché, mentre dall’intervista di Parodi sono state estrapolate frasi innocue e di circostanza, Racanelli ha scagliato frasi di fuoco contro i colleghi scioperanti: “Considero lo sciopero un atto dannoso per l’immagine della magistratura e inutile dal punto di vista pratico. Non è altro che l’esito conclusivo di una strategia completamente sbagliata e suicida da parte dell’Anm”, ha attaccato. E ancora: “Molti magistrati non hanno aderito allo sciopero perché non lo considerano un’arma di protesta legittima. Ma la motivazione principale è che non è uno strumento utile per superare i punti critici della riforma, che possono essere affrontati attraverso il confronto con il potere politico“. Anche il Tg2, peraltro, ha dato alla manifestazione delle toghe una lettura del tutto particolare: nell’edizione delle 20:30 l’unico servizio sul tema è un’intervista al presidente dell’Anm riassunta con la frase “Pronti al dialogo con il governo“, un concetto abbastanza stridente con la giornata di sciopero. Anche qui, il dato sulle adesioni sparisce dai titoli e dai lanci dei servizi. Molto diversa la copertura del Tg3 delle 19, che al tema dedica due servizi di apertura ricchi di immagini e voci dalle iniziative dell’Anm.
Venerdì, il giorno dopo lo sciopero, sulla vicenda hanno preso posizione con un comunicato l’Usigrai (il maggiore sindacato dei giornalisti del servizio pubblico) e il Comitato di redazione del telegiornale. “Le notizie parziali non sono la cifra del Tg1, omettere la percentuale di adesione allo sciopero dei magistrati non è servizio pubblico. Nella giornata dello sciopero non trasmettere alcuna immagine dei presidi da Milano a Napoli, non riportare le modalità in cui questi si sono svolti, addirittura nell’edizione più vista, quella di ieri delle 20, non è servizio pubblico. Così come non riteniamo sia pluralismo mettere sullo stesso piano opinioni diverse nel giorno in cui una parte – circa l’80% – ha espresso una posizione, depotenziando la portata di un evento e non fornendo una informazione completa ai cittadini. Lo stesso è avvenuto, per esempio, in occasione dello sciopero dei medici”, si legge nella nota. Che conclude con una critica più ampia alle ingerenze politiche sull’informazione: “Il peso di una evidente maggioranza non può essere rappresentato ai cittadini quanto quello della minoranza. Il corretto pluralismo vorremmo vederlo applicato anche alle pagine che hanno segnato la storia giudiziaria recente del nostro Paese, come la strage di Ustica, per la quale, da servizio pubblico, continuare a dare la parola soltanto a chi sostiene alcune tesi, rischia di diffondere verità di parte come se fossero sentenze definitive”.
Dal mondo della magistratura a prendere posizione è Giovanni Zaccaro, segretario della corrente progressista di Area: “Lo sciopero dei magistrati è un fatto eccezionale e la percentuale di adesione è stata altissima. Mi paiono notizie importanti e dispiace che il servizio pubblico, come evidenziato dal cdr Tg1 e dall’Usigrai, non le abbia raccontate. Non sono tempi felici quelli in cui si mettono in discussione la autonomia e l’indipendenza della giurisdizione e insieme la correttezza ed il pluralismo della informazione”, afferma in una nota.