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 2025  marzo 01 Sabato calendario

Prescrizione, la Lega ora vuole accorciarla per la bancarotta

La maggioranza di destra a inizio 2024 ha approvato alla Camera la riforma della prescrizione e il disegno di legge sta iniziando il suo iter al Senato. Così la Lega ne vuole approfittare. Il Carroccio ha presentato una proposta di legge per ridurre ulteriormente i termini di prescrizione. Ma non per tutti i reati. Solo per quelli che prevedono delle “condizioni di punibilità”, tipicamente i reati fallimentari come la bancarotta.La proposta del senatore leghista Manfredi Potenti prevede una modifica sostanziale nei tempi di prescrizione per il reato di bancarotta che, secondo i giuristi contattati dal Fatto, rischia di creare un “salvacondotto” per molti imputati che hanno fatto fallire, anche in maniera fraudolenta, le proprie aziende. Ufficialmente la proposta è stata presentata il 4 aprile scorso, ma è stata depositata due giorni fa. L’obiettivo sarebbe quello di presentarlo sotto forma di emendamento alla riforma in discussione al Senato.
Nello specifico, la proposta leghista non cambia i termini con cui viene prescritto il reato di bancarotta – 7 anni per quella semplice, 10 anni per quella fraudolenta – ma modifica l’inizio della decorrenza, cioè il momento da cui inizia il calcolo della prescrizione. Secondo il disegno di legge leghista, infatti, la prescrizione inizia a decorrere non più dal momento in cui viene dichiarato il fallimento dell’azienda o la liquidazione giudiziale ma dopo un anno dalla distrazione.
Una proposta che impatta fortemente sul reato di bancarotta che punisce chi sottrae soldi e beni della propria azienda e successivamente fallisce, lasciando i creditori a bocca asciutta. Mettiamo, dunque, il caso di una bancarotta semplice che si prescrive in sette anni. Se un’azienda fallisce nel 2025, il reato si prescrive nel 2032. Ma se ha aggravato il proprio dissesto, per fare un esempio, cinque anni prima, nel 2020, il reato si prescriverà nel 2027. Quindi due anni dopo la liquidazione dell’azienda. Con i tempi biblici della giustizia italiana, dunque, per evitare la prescrizione, pm e giudici dovranno concludere inchiesta e processo in due anni. Impossibile. In alcuni casi, oggi, il fallimento può avvenire anche a dieci anni di distanza dalla prima distrazione o evasione, rendendo di fatto impossibile punirlo con questa norma. Non è chiaro se ci sia qualche beneficiario specifico della norma.
L’effetto, afferma il professore di Diritto Penale dell’Università Statale di Milano, Gian Luigi Gatta, sarà una sorta di “depenalizzazione” del reato. “L’esperienza – spiega Gatta, già consulente della ministra Marta Cartabia – dovrebbe avere insegnato, a venti anni esatti dalla legge ex Cirielli, che ridurre il tempo in cui si prescrive il reato, in un sistema giudiziario lento, vuol dire in molti casi depenalizzare di fatto reati non bagatellari. Prima di ragionare sulla riduzione dei tempi di prescrizione del reato bisognerebbe ridurre i tempi dei processi, altrimenti si condannano reati e vittime a morte certa e si fa funzionare a vuoto la macchina giudiziaria, con enorme dispendio di risorse pubbliche”. Posizione condivisa da Sergio Rossetti, giudice delegato del Tribunale di Milano. Che inizialmente pone un problema di metodo: “È davvero singolare che su un tema così importante, il cui nucleo sono i reati di bancarotta, si intervenga con una norma ad hoc quando è depositato presso il ministero un progetto di riforma della parte penale del codice della crisi”, spiega al Fatto.
Poi aggiunge che “la norma va in direzione esattamente contraria al principio cardine del codice della crisi che è quello della tempestiva emersione dell’insolvenza. Se entrasse in vigore quella norma gli imprenditori sarebbero invece tentati di posticipare il più possibile il “fallimento” per sperare in una possibile prescrizione”.