Tuttolibri, 1 marzo 2025
Sono troppi gli alberi tagliati ingiustamente
Pubblicare ogni anno ancora più libri del precedente, in un paese come il nostro afflitto da abiblismo nazionale (la diagnosi è del chiarissimo professor Tullio De Mauro), è iniziativa che lascia davvero sgomenti; se nella trattoria dove lavoro portassimo ad un tavolo da due persone il cibo per dieci, solo perché l’abbiamo fatto in più, ci toglierebbero la licenza della somministrazione. Voi fate più volumi del necessario e invece che l’interdizione manageriale vi danno un premio produzione a fine anno. Misteri del capitale. Mi direte che il cibo scade, i libri no. Invece i libri moderni sono già scaduti, o, peggio ancora, sono scadenti, e le classifiche di vendita settimanali appartengono ormai al genere horror. Al netto dei vostri grandi studi di settore vi assicuro che la prospettiva migliore dalla quale osservare il funzionamento insensato del moderno mondo dell’editoria, è una qualunque bancarella di libri usati.
Giorni addietro, ad un mio amico ambulante che vende nei pressi del mercato rionale, hanno regalato due buste di plastica forte piene di volumi, proprio davanti a me. Saranno stati quasi un centinaio di testi. Lui ha ringraziato la coppia che glieli aveva portati, poi, non appena i due si sono allontanati, ha buttato tutto nel cassonetto della carta, dicendo: «tutta monnezza, ho i banchi pieni di libri demmerda che non si vendono manco a due euro». Per trovare un libro buono su una bancarella oggi ci vuole un rabdomante, e anche se tutta quella quantità in eccesso sembra inerte, ricordate ciò che insegna Paracelso: è la dose che fa il veleno. La società attraversa una grande crisi di valori, i giovani perdono centinaia di vocaboli della lingua ogni anno, la nuova barbarie del politicamente corretto, impone cliché offensivi per l’intelligenza di un piccione, i book toker, sono ragazzini e ragazzine molto graziosi, ma ignoranti come i tombini in ferro, gli editor fanno libri inseguendo il discutibile gusto del pubblico, invece che educare la gente ad elevarsi al livello dei libri, gli editori stampano libri inutili e nella quarta di copertina fanno scrivere invece che sono belli e indispensabili, i critici rischiano la lapidazione, in quanto fascio -conservatori agli occhi della comunità intrisa di valori nazi-woke. Invece che arginare questo disordine e prenderci tutti un periodo di riflessione, in Italia si assegnano comunque ogni anno centinaia di premi letterari. Intanto chi scrive oggi riversa nelle sue pagine frustrazioni esistenziali e umiliazioni affettive, e chi legge si emoziona perché questi romanzi hanno una funzione antidepressiva collaterale: ti fanno sentire migliore, in quanto chi li scrive è più fallito di te. Però questi non sono scrittori, ma semplici pubblicatori, di libri che non sono buoni nemmeno per fare da tacchia sotto la gamba del tavolino quando nazzica. Il sistema ha preso il sopravvento sulle coscienze, e la partita si è messa male; una coltre di oscurantismo minaccia le nostre librerie casalinghe.
Ho notato che alcuni piccoli editori, contrariamente ai grandi, che continuano ad ostentare nessun tipo di cura per i cataloghi, hanno cominciato a pubblicare meno ma a pubblicare meglio, e questo costituisce una piccola ma significativa speranza. Sosteniamoli. In questo momento dobbiamo essere forti e salvaguardare ancora più gelosamente le nostre certezze letterarie. La prima volta che ho letto Faulkner, una buona parte della sua produzione tutta di seguito, mi sono sentito un fortunato a poter continuare a vivere impunemente sullo stesso pianeta dove aveva vissuto lui, tanto era il senso di inadeguatezza e di riconoscenza nei confronti di quell’autore. Oggi, che non c’è più contegno letterario, potrebbero tentare di convincervi che (prendo un titolo a caso) Mentre morivo, alla fine, non è poi questo gran libro, ma non dovete avere timore, fate come ha fatto Gesù: cacciate i mercanti dal tempio.