la Repubblica, 28 febbraio 2025
Dombrovskis: “L’Unione europea reagirà ai dazi di Trump. Il rischio è che il Pil mondiale crolli del 7%”
I dazi di Trump sono “ingiustificati” e risponderemo in maniera “ferma e proporzionata”. Ma provocheranno una recessione globale: “Il Pil mondiale può calare del 7 per cento”. Ormai la Casa Bianca sta cambiando “paradigma” delle alleanza e “non possiamo più contare sul suo aiuto” contro la Russia. “L’Europa dovrà fare da sola” e “spendere di più”. In tutti i modi. Il commissario Ue agli Affari economici, Valdis Dombrovskis replica con decisione alle ultime mosse del presidente americano e annuncia i ‘controdazi’ dell’Unione. E soprattutto sottolinea la necessità di aprire i cordoni della borsa per rafforzare la difesa europea. Non commenta le ipotesi di ricorrere al debito comune ma per la prima volta nemmeno lo esclude esplicitamente.
Come e quando risponderete ai dazi imposti da Trump?
“Prendiamo atto e ci dispiace delle sue dichiarazioni sull’intenzione di introdurre dazi contro l’Unione europea. Noi li consideriamo ingiustificati. Sarà un problema per la crescita economica sia in Europa sia negli Stati Uniti. E anche altri Paesi. C’è il rischio che si verifichi una frammentazione economica globale. Ci sono stime del Fmi secondo cui a medio termine il Pil globale scenderà del 7%. È come perdere il Pil complessivo della Germania e della Francia. L’impatto negativo è evidente”.
Quindi?
“È uno scenario che vogliamo scongiurare. Continueremo a impegnarci con gli Stati Uniti con un approccio positivo. Ma siamo pronti a reagire in modo fermo e proporzionato con dei contro-dazi quando sarà necessario. Difenderemo le nostre aziende, i nostri lavoratori e i consumatori”.
Quando sarà necessario?
“Al momento ci sono diversi annunci del presidente Trump, ma solo quelli. Quindi sarà necessario quando queste dichiarazioni si tradurranno in misure concrete”.
Nello stesso tempo dovete discutere con Washington anche dell’Ucraina. È possibile separare i due campi? Non è che la Casa Bianca intende fare un baratto?
“Non dobbiamo mischiare tutto. Già 4-5 anni fa Trump ha imposto dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio e noi abbiamo reagito e poi negoziato. Prendiamo atto, però, che c’è un cambio di tono e di paradigma nell’amministrazione Trump sull’aggressione russa contro l’Ucraina. Il voto all’Onu è stato chiaro ma al tempo stesso lavoriamo con gli States per una pace giusta e duratura. È importante non solo per gli ucraini ma anche la sicurezza dell’Europa. Per garantirla, dovremo fare affidamento di più su noi stessi”.
In che senso?
“Non possiamo più dare per scontato l’impegno americano. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di difesa aumentando le spese del settore”.
Ci sono Paesi però che non vogliono spendere di più.
“La maggior parte dei Paesi europei sa che bisogna farlo. Daremo una maggiore flessibilità fiscale e stiamo studiando cosa si può fare all’interno del Bilancio”.
Si può andare oltre i Trattati? Basta il fondo con la Gran Bretagna per raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil per la spesa nella difesa? Servono strumenti comunitari o nazionali?
“Il lavoro è in corso. Ci sarà sicuramente maggiore flessibilità rispetto al Patto di stabilità con l’attivazione di clausole nazionali per più anni. Bisognerà distinguere tra chi già spende il 2% del Pil e chi no, e valutare le situazioni specifiche di deficit e debito di ogni Paese. Stiamo riflettendo su come avanzare sulla capacità di difesa a livello europeo con fondi Ue. E poi dovremo rafforzare la nostra industria. Ci stiamo muovendo velocemente. La situazione richiede un’azione urgente”.
A suo giudizio quanto bisognerà spendere? Ed esclude che si possa ricorrere ancora al debito comune?
“Non stiamo fissando obiettivi di spesa per la difesa. Lo fa invece la Nato e al momento si sta discutendo se questi target siano adeguati all’emergenza che viviamo. Noi stiamo lavorando sulla flessibilità fiscale e anche su altri strumenti di spesa”.
Tipo?
“Quelli all’interno del Bilancio e non solo. Uno degli elementi riguarda l’uso dei 93 miliardi di euro di prestiti non reclamati del Recovery Fund. Su tutto il resto la valutazione è in corso. Dobbiamo ricordarci che alcuni Paesi, la Finlandia, la Polonia, i baltici, e altri spendono già oltre il 2 per cento del Pil”.
Come faranno i paesi con debito e deficit alti a superare questo 2 per cento?
“Valuteremo la loro situazione in relazione alla flessibilità del Patto e alla loro capacità di sostenere il debito. Il 2 per cento è un target Nato. Ma è chiaro che in generale avremo bisogno di spendere per l’Ue sostanzialmente più dell’attuale obiettivo del 2% perché le situazioni geopolitiche e quella complessiva della sicurezza sono completamente diverse. Ci sono Paesi aggressivi che ci stanno apertamente minacciando. Non è più come dopo la Guerra Fredda quando potevamo risparmiare sulla Difesa”.
Ha parlato di un impatto recessivo. Ha già delle stime?
“Non faremo le previsioni economiche invernali. Ma un rallentamento ci sarà. Anche sulla fiducia sia degli investitori che dei consumatori. La situazione geopolitica, i dazi di Trump. Tutto inciderà. Questo ci riporta alle nostre due politiche principali: creare uno spazio per la nostra sicurezza e rafforzare la competitività”.
Può cambiare gli obiettivi della Bce sull’inflazione e quinidi sui tassi?
“Il compito della Bce è contenere l’inflazione, quindi le sue decisioni saranno guidate principalmente dagli sviluppi sui prezzi”.
L’emergenza sicurezza è paragonabile all’emergenza Covid?
“Sono cose diverse. Durante il Covid abbiamo sospeso tutto il patto di Stabilita perché avevamo una recessione generale. Ora no, l’economia cresce anche se lentamente. In alcuni casi forse c’è stagnazione ma nel complesso no”.
“L’importante è che la Russia paghi i danni provocati in Ucraina. Per ora i beni sono immobilizzati. Stiamo discutendo se e come debbano restare così fino a quando non ci sarà una riparazione”.