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 2025  febbraio 28 Venerdì calendario

Da Torpignattara a Marte l’ascesa di Stroppa: "Musk non è fascista, è emotivo" | Hanno tutti ragione

Per farsi un’idea di Andrea Stroppa, ex hacker di Anonymous, ex consulente di Renzi per la cybersicurezza, braccio destro italiano di Elon Musk di cui è ventriloquo italiano in carica, niente rende meglio di un suo annuncio di un mese e mezzo fa. “Entro in silenzio stampa – disse solennemente al Paese, nel pieno delle polemiche sul presunto accordo tra il governo italiano e Starlink – perché politicizzare troppo il dibattito fa male a chi serve la Nazione”. Era il 9 gennaio 2025. Nel seguente mese e mezzo Stroppa ha fatto: due interviste sui giornali, un paio di dozzine di dichiarazioni, centinaia di tweet e post, due sondaggi per stabilire se il ministro Piantedosi deve essere licenziato per incapacità di garantire la sicurezza nazionale, più un ultimatum/minaccia a Fratelli d’Italia: “Se fate accordi con il Pd, smettete di cercarci”. Questo in silenzio stampa. Pensa se avesse annunciato una campagna mediatica o una mobilitazione. Il ragazzo è esuberante, come si richiede a questi tempi devastati e pazzi. Stroppa è più che un fedelissimo di Musk. È un adepto, un cultore militante, perché il muskismo è un credo religioso, una filosofia escatologica, ma anche e-scatologica, dove la e sta per Internet e scatologica sta per quello che significa di solito. Leggenda vuole che Stroppa abbia conosciuto Musk quando il tycoon acquistò Twitter per farne la sua sala di ping pong e gli affidò il compito di smantellare una rete di pedopornografia che infestava il social, poi ribattezzato X secondo le regole onomastiche della setta che sogna la colonizzazione di Marte. Il trentenne romano deve essere senz’altro riuscito nella prima impresa a lui commissionata. Ora su X prolifera liberamente altra pornografia: nazisti, no Vax, putiniani, ma questo è il genere di hardcore che a Musk procura piacere intellettuale e fisico, in nome di quell’impostura sovranista detta free speech.
Di Musk Stroppa è il Bondi, il Robin, l’Olga Fernando. Se Musk fa il saluto romano da un palco, è Stroppa a spiegare agli italiani che non era quello che sembrava: “Musk fascista? Ma figuriamoci, lui ama solo la libertà. È stato il gesto di esultanza di una persona emotiva”. Musk è fatto così. C’è chi si emoziona piangendo, chi urla, chi abbraccia il primo che passa e chi si reincarna in Himmler. Ma Stroppa non sarebbe mai d’accordo sul paragone. Intervistato due anni fa dal Corriere della sera disse che Musk gli ricordava piuttosto Enrico Fermi perché come il grande fisico è uno che lavora sui sogni. “Ecco cosa manca al nostro Paese, il sogno!”, chiosò. Uno dei sogni di Stroppa è che l’Italia si doti della tecnologia di Musk per le sue comunicazioni, e su questo lavora alacremente, denunciando che nei Palazzi c’è chi lavora per fermare il dream. Nel frattempo è finito sotto indagine per un’inchiesta su mazzette e appalti, accusato di aver ricevuto sottobanco da un funzionario infedele un riservatissimo documento governativo sui progetti del governo in materia di cyber-comunicazioni, ma lui giura trattarsi solo di una cartaccia di servizio, roba di numeri e indirizzi, “informazioni che si trovano pure su Internet”. Insomma si è dichiarato totalmente estraneo ai fatti contestati spiegando che sulla vicenda intende scrivere un libro e, se è come la dichiarazione sul silenzio stampa, potrebbe essere anche un’opera in molti volumi, la Recherche stroppiana, disponibile su carta, social, videolibro e microchip da impiantare sotto pelle.
Nato alla Marranella, nel quartiere romano di Tor Pignattara, Stroppa si risente quando gli danno del borgataro, e ha ragione. Ha stravolto tutte le previsioni vanziniane che quarant’anni fa raccontavano la nuova lotta di classe tra arricchiti e bottegai mettendo in bocca a un personaggio di Vacanze di Natale una battuta su Cortina “invasa dai Torpigna”, i quali evidentemente sono arrivati molto più su della pur altolocata cittadina, anche se non giureremmo che in questo caso si tratti di un esempio di mobilità sociale virtuosa. Quando lavorava per Matteo Renzi, scoperto da Marco Carrai, si cimentò in ricerche sulla disinformazione russofila di siti e account vicini politicamente a M5S e Lega. Il New York Times lo citò in un pezzo in cui raccontava il rischio che il dibattito pubblico italiano fosse inquinato dalle fake news del Cremlino e subito il Fatto quotidiano, sempre sensibile quando si spettegola su Vladimir, lo pizzicò definendolo “ex hacker di Torpignattara, così indipendente da essere consulente di Renzi”. Acqua passata. “Travaglio mi ha chiamato per farmi i complimenti, ha detto che ho lavorato meglio degli ambasciatori di Chigi”, ha raccontato nel dicembre scorso Stroppa, usando l’abbreviazione “Chigi” come Rocco Casalino, che ricorda un po’ per vocazione e ineffabilità.
Quando Stroppa, invitato dai talk show, parla di politica pare che abbia ingoiato un reel di Toninelli. Destra e sinistra non esistono. La politica è sporca. I Palazzi complottano. Ma spande anche l’alito comiziesco di un Lollobrigida. Il fascismo? Un’invenzione di ossessionati. Intervistato da Hoara Borselli per il Giornale mentre era in silenzio stampa, Stroppa ha detto che “tra Musk e il fascismo c’è un oceano”. A occhio deve essere l’Atlantico. Se i muskiani tifano in Germania per i nazisti di Afd non è perché sono nazisti – gobba? Quale gobba? – è perché trionfi la libertà di opinione. Il free speech, insomma, che in borgata sapremmo tradurre con una espressione qui irriferibile.