la Repubblica, 28 febbraio 2025
L’ultima sfida dei pirati del St.Pauli “E’ scritto da un nazista, rinunciamo all’inno”
Nelle ultime settimane, il St. Pauli, celebre squadra di calcio della Bundesliga nota per il suo impegno antifascista e i valori progressisti, è stato al centro di una vicenda che ha scosso i suoi tifosi e la dirigenza. Tutto è iniziato quando il museo del club, dopo approfondite ricerche storiche, ha rivelato un dettaglio inquietante: l’inno tradizionale della squadra, “Das Herz von St. Pauli”, suonato da oltre vent’anni prima di ogni partita casalinga al Millerntor-Stadion, è stato scritto da Josef Ollig, un giornalista che durante la Seconda Guerra Mondiale lavorò come corrispondente di guerra per la Luftwaffe, producendo articoli che apparivano accanto alla propaganda nazista. Sebbene Ollig non fosse un ideologo di spicco del regime, il suo coinvolgimento con il nazismo è stato sufficiente a mettere in discussione l’uso del brano per un club che si è sempre schierato contro razzismo, fascismo e ogni forma di estremismo di destra. La scoperta ha scatenato un dibattito acceso tra i tifosi. Per molti, il canto rappresentava un simbolo di unità e appartenenza, un rito che trasformava lo stadio in un luogo di condivisione emotiva. Tuttavia, per altri, continuare a suonarlo sapendo della sua origine sarebbe stato incoerente con i principi del St. Pauli. “Un inno deve unire, non dividere,” ha dichiarato Sven Brux, responsabile dell’organizzazione delle partite, durante un confronto con i supporter. “Se anche solo il 20% o 30% dei tifosi si oppone, non può più funzionare.” Dopo un’attenta riflessione, il club ha preso una decisione drastica ma in linea con la sua identità: “Das Herz von St. Pauli” è stato sospeso. La dirigenza ha annunciato che il brano non verrà più suonato fino a quando non si troverà una soluzione definitiva, e si sta lavorando a una documentazione scientifica per approfondire la questione e coinvolgere i tifosi in una scelta condivisa.
La notizia ha fatto rapidamente il giro dell’Europa, suscitando reazioni contrastanti. Tra queste, non è passata inosservata quella degli ultrà della Lazio, curva con una lunga storia di simpatie per l’estrema destra. Alcuni gruppi di sostenitori laziali, noti per gesti controversi come saluti romani e cori fascisti, hanno colto l’occasione per deridere il St. Pauli. Attraverso chat e forum online, gli ultrà biancocelesti hanno ironizzato sulla situazione: “Il St. Pauli butta via il suo inno per un po’ di propaganda? Che ipocrisia, loro che si riempiono la bocca di parole antifasciste!” Altri hanno sarcasticamente suggerito di inviare alla squadra tedesca “un inno scritto da un vero camerata”, accompagnando i commenti con risate e provocazioni.
Contrasto più evidente non potrebbe esserci: da un lato un club che si interroga sul proprio passato e agisce di conseguenza, dall’altro una tifoseria che spesso in molte sue componenti prima tra tutte quella degli ultras della Curva Nord, ha ostentato simboli e ideali opposti.Il St. Pauli, tuttavia, non sembra intenzionato a farsi influenzare dalle provocazioni. Il presidente Oke Göttlich ha ribadito l’orgoglio del club nell’ affrontare apertamente discussioni difficili: “Non scappiamo dai problemi, li affrontiamo. È ciò che ci rende diversi.” Intanto, i tifosi stanno già pensando a possibili alternative, come riscrivere il testo o adottare un nuovo inno che rispecchi appieno l’anima ribelle e inclusiva del club. La vicenda, lungi dall’essere conclusa, dimostra ancora una volta quanto il calcio possa essere un terreno di scontro tra valori, identità e storia.