Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 28 Venerdì calendario

L’aumento della Tari: ecco chi paga di più. Stangata sul Nord-Ovest

La tassa rifiuti aumenta ancora, praticamente in tutte le macroaree del Paese, segnala uno studio del Servizio Stato sociale, politiche fiscali e previdenziali della Uil. Nel Nord Ovest l’aumento medio della Tari è stato infatti dell’1,98%, del 2,25 nel Nord Est, del 3,63% al Centro e dell’1,17 al Sud e nelle isole. Nel 2024 la città dove le famiglie hanno pagato la tariffa più alta è stata Pisa, con una media 595 euro a nucleo, all’opposto la tariffa rifiuti più bassa è risultata quella di La Spezia con una media di 170 euro a nucleo.
L’indagine L’indagine è stata condotta analizzando i dati delle delibere comunali sulle tariffe Tari (Dipartimento delle Finanze 2024) utilizzando poi come riferimento un nucleo composto da 4 componenti con un’abitazione di 80 metri quadri ed un reddito Isee di 25.000 euro. Nelle città in cui è in vigore la tariffa puntuale (Tarip/Taric) si sono considerati i cosiddetti “svuotamenti minimi” e le tariffe sono comprensive dell’Iva al 10%.
Chi paga di più e chi paga di menoCome detto l’anno passato il costo maggiore si è registrato a Pisa con 595 euro medi l’anno a nucleo a seguire Brindisi dove si versano 518 euro, Trapani (511), Genova (508), Pistoia (504), Napoli (493), Reggio Calabria (487), Barletta (485), Siracusa ed Asti 481 euro. Oltre a La Spezia le città dove si paga meno sono invece Belluno, con 186 euro, Novara (189), Brescia (195), Ascoli Piceno (200), Trento (202), Macerata (204), Vercelli (205) Udine (211), chiude la top ten Pordenone con 214 euro.
Le grandi città

Nelle Città Metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 508 euro all’anno a nucleo a Genova, a Napoli per 493, a Reggio Calabria per 487, a Catania per 475, a Cagliari per 450, a Bari per 427, a Venezia per 364, a Torino per 357, a Palermo per 345, a Firenze e Roma per 326 euro; a Milano per 306, a Messina per 303 e a Bologna per 228 euro.
I rincari (tanti) e gli sconti (pochi)
Nel Nord Ovest le città che hanno fatto segnare il rialzo più alto sono state Aosta e Mantova, rispettivamente con un +21,08% ed un +21,04%, seguite da Varese (+7,99), Torino (+6,67) e Biella (+4,76) e Savona (+4,58). Di contro La Spezia ha ridotto la Tari del 21,12% diventando così la città con la Tari più bassa in assoluto, Monza l’ha tagliata del 10,08, Imperia dell’1,45 e Cuneo dello 0,44.
Nel Nord Est spiccano gli aumenti di Pordenone (+15,2%), Vicenza (+15,04), Bolzano (+10) e Gorizia (+9,64). Tariffe in calo invece innanzitutto a Cesena (-9,98), Parma (-5,19) e Ravenna (-3,09).
Al Centro a Fermo si registra un +14,54&, +13.21 ad Ancona +10,63 a Frosinone, +9,41 a Rieti e +9,19 a Pisa. A Latina (-7,85) e Firenze (-2,43) invece gli sconti più significativi.
Infine Sud e Isole dove si va dal +31,07 di Caltanissetta al -35,68 di Messina. Aumenti a doppia cifra anche a Pescara (+21,01), Cagliari (+13,91), Oristano (+13,6), e Teramo (+12,28). Tra i comuni che hanno tagliato di più la tariffa rifiuti ci sono invece anche Crotone (-9,59), Avellino (-8,53), Salerno (-7,94) e Cosenza (-6,94%).
Ai fini dell’indagine, spiegano dalla Uil, è stato estrapolato dalla banca dati dell’Istat il “reddito netto medio familiare senza affitti figurativi” dell’anno 2023 ed è stato rapportato alle medie della Tari delle quattro zone geografiche del nostro Paese.
Il reddito medio delle famiglie al netto delle imposte e dei contributi, escludendo il valore dell’affitto figurativo, nel 2023 è stato pari a 39.240 euro nel Nord Ovest, 41.224 euro nel Nord Est, 37.259 nel Centro e 29.137 euro al Sud e nelle isole. Dall’incrocio dei dati si evince che al Sud la Tari rispetto al reddito delle famiglie pesa il doppio rispetto al Nord. Nel 2024, infatti, le famiglie meridionali (isole comprese) hanno sostenuto una spesa media di 388 euro, contro i 278 euro del Nord-Est del Paese. Peggio ancora, l’incidenza della Tari sul reddito familiare è dell’1,34% nel Mezzogiorno, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est. «Questo squilibrio non è giustificato né dalla qualità del servizio né da una maggiore produzione di rifiuti, ma è il risultato di un sistema inefficiente e privo delle infrastrutture necessarie per abbattere i costi di smaltimento» è scritto nello studio della Uil. E peraltro, «il sistema complessivo di gestione dei rifiuti vive purtroppo diverse criticità come, ad esempio, la carenza di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse. Tutte cose che si accentuano in alcune aree del Paese».
Il Sud penalizzato
Per il segretario confederale della Uil Santo Biondo, questo «è un ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni. Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese. A fronte di questa situazione, i Comuni meridionali, che sono gli enti locali più esposti e con meno risorse a disposizione, si trovano soli a gestire una sfida enorme». Secondo Biondo «il governo e le Regioni non possono più rimanere a guardare. È necessario – sottolinea il sindacalista – un piano di assistenza strutturale ai Comuni, con task force tecniche che affianchino le amministrazioni locali nella progettazione e realizzazione degli impianti. Occorre, inoltre, garantire che le risorse del Pnrr vengano utilizzate in tempi certi e con procedure più snelle, affinché i progetti non restino bloccati tra burocrazia e ritardi amministrativi».