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 2025  febbraio 27 Giovedì calendario

Scalare l’Everest in tre giorni grazie al doping con lo xenon: il pacchetto da 150mila euro di un’agenzia austriaca

La Furtenbach Adventures, ha creato il programma «Everest in una settimana» al prezzo di 150mila euro a persona. All inclusive. Per salire sul tetto del mondo bastano 3 giorni: ma occorre doparsi con lo xenon. Scalare l’Everest in una settimana, adesso si può. Cosa sta succedendo sul tetto più alto del mondo? L’idea è di un’agenzia austriaca, Furtenbach Adventures, che ha creato il programma «Everest in una settimana» al prezzo di 150mila euro a persona. All inclusive: visite mediche, alberghi, cibo e guide. E doping.
A testare il programma, a maggio, saranno degli inglesi guidati da Garth Mille, 51 anni, che ha iniziato a fare alpinismo in Himalaya due decenni fa. Si mormora che nella spedizione ci potrebbe essere anche Alistair Carns, ministro britannico nel governo guidato da Keir Starmer. Ma molti considerano questo «pacchetto turistico» alquanto discutibile. Perché chi proverà questa esperienza, una volta sbarcato a Kathmandu, in Nepal, andrà prima in una clinica a respirare per mezz’ora del gas xenon, un prodotto dopante. Dal punto di vista sportivo si tratta senza dubbio di doping: è infatti una sostanza vietata dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, dal 2014.
È un metodo che potrebbe sconvolgere il mondo dell’alpinismo. Chi testerà questo pacchetto inizierà la scalata degli 8.848 metri senza acclimatarsi via via soggiornando in zone intermedie. Il vantaggio della terapia con lo xenon permetterebbe infatti di evitare le tre settimane di adattamento alle temperature e all’altitudine della zona. Anzi, per salire in cima possono bastare addirittura tre giorni.
Ma che conseguenze ha per il fisico il gas xenon? In breve questa sostanza costringe il nostro organismo a produrre più eritropoietina (Epo). È un ormone che incrementa la produzione di globuli rossi, che hanno il compito di trasportare ossigeno nel sangue. L’idea è stata di Lukas Furtenbech, guida alpina e titolare dell’agenzia, che nei mesi scorsi ha fatto da cavia inalando il gas xenon e scalando i 6.959 metri dell’Aconcagua, nelle Ande. Convinto da un medico tedesco che non ci sarebbero stati danni per l’organismo.
Ma le critiche non mancano. L’uso di un prodotto dopante potrebbe sconvolgere il mondo dell’alpinismo. «Il nostro non è uno sport organizzato, tecnicamente nell’alpinismo non si può parlare di doping», si è difeso Lukas Furtenbech. Che poi ha aggiunto: «La discriminante è la sicurezza e un’acclimatazione migliore rende una spedizione più sicura». Mezz’ora di gas xenon per spazzare via l’essenza della scalata sul tetto più alto del mondo: l’avventura, la fatica, il superare le difficoltà, il ritrovo nei campi base. Anche l’Everest, purtroppo, rischia di diventare non più un’avventura, ma il prodotto di un business da consumare in fretta.