Il Messaggero, 26 febbraio 2025
Terre rare, cosa sono e cosa prevede la pax mineralis Ucraina-Usa: l’incognita Donbass e la controproposta russa.
“Pax mineralis” per Kiev. Il testo dell’accordo fra Stati Uniti e Ucraina sullo sfruttamento delle terre rare, ma soprattutto di altri minerali critici come il litio e il titanio, e anche i “vecchi” carbone, gas e petrolio, conservati nel sottosuolo ucraino, è stato concordato dalle parti che potrebbero firmarlo già questa settimana. «Se solo fino a poche settimane fa queste risorse naturali venivano descritte solo come un fattore come un altro negli sforzi per porre fine alla guerra in Ucraina, ora sono in prima fila e al centro, il focus dominante dei negoziati degli Stati Uniti con Kiev e un filone prominente di una attività diplomatica sempre più intensa e che coinvolge anche Mosca, l’Unione Europea e altri Paesi, proprio mentre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia entra nel suo quarto anno», sottolinea Radio Free Europe. La “pax mineralis”
«Il governo intende raccomandarne la firma», ha confermato una fonte ufficiale a Kiev citata da Politico. Il testo non include in termini espliciti le garanzie di sicurezza di cui l’Ucraina ha bisogno per contenere la Russia. L’esistenza stessa dell’accordo fornisce sostegno a Kiev, interessi economici americani in Ucraina saranno di deterrenza a una futura nuova aggressione delle forze di Mosca, ritiene Washington mentre la controparte si dà tempo ancora oggi e domani per cercare di ottenere di più su questo tema, in vista della possibile visita di Volodymir Zelensky a Washington per la firma venerdì.
Prima di loro, dovrebbero sottoscrivere l’intesa il segretario del Tesoro Usa, Scott Bessent e la sua controparte ucraina.
L’accordo
L’accordo prevede, nella versione datata ieri (la terza dopo che le prime due sono state respinte dall’Ucraina), l’apertura di un fondo a cui Kiev contribuirà al 50 per cento degli introiti dello sfruttamento delle risorse minerarie di proprietà dello stato, grazie alla «futura monetizzazione» di litio, grafite, cobalto, titanio, terre rare come lo scandio, ma anche gas e petrolio, e delle logistiche associate. Il fondo potrà essere usato anche per successivi progetti di investimento in Ucraina e gli Stati Uniti si impegnano a sostenere lo sviluppo economico del Paese in futuro. L’intesa – precisa il Financial Times – non riguarda il flusso già attivo di proventi di attività di estrazione, quindi non le attività già in essere di Naftogaz e Ukrnafta. Non viene citata la quota degli Stati Uniti nel fondo. Ci si riferisce solo ad accordi di «proprietà congiunta» che dovranno essere dettagliati in accordi successivi. Non viene più citata la cifra di 500 miliardi di dollari di “debito” che Donald Trump aveva chiesto a Kiev in un primo momento come tetto massimo del contributo di Kiev al fondo. Così come «il mantenimento, da parte degli Stati Uniti, del 100 per cento degli interessi finanziari» nel fondo.
«L’accordo sui minerali è solo una parte del quadro. L’amministrazione americana ha più volte detto che rientra in un quadro più ampio», ha spiegato Olha Stefanishyna, vice Premier e ministra della giustizia, in una intervista al Financial Times, dopo che il testo ha ricevuto il via libera del suo ministero, oltre che dagli esteri e dell’economia. L’intesa, precisa il governo, sarà sottoposta alla ratifica della Verkhovna Rada, dove si preannuncia un dibattito acceso.
La controproposta della Russia
L’intervento di Vladimir Putin di lunedì sera, con la proposta diretta agli Stati Uniti di collaborare nello sfruttamento delle risorse minerarie russe, sembra avere come obiettivo quello di rendere più complicato l’accordo fra Washington e Kiev. «Abbiamo risorse significativamente più importanti di quelle dell’Ucraina», ha detto il Presidente russo, proponendo accordi sulle risorse dei territori occupati del Donbass. La Russia può contare su riserve di terre rare per un valore di 3,8 milioni di tonnellate, la quinta riserve del mondo (dopo Cina, Australia, Brasile e India, secondo i dati dell’Us Geological Survey). Le miniere e gli impianti per la produzione più importanti sono stati nazionalizzati dall’inizio dell’invasione – Mosca ha complessivamente nazionalizzato imprese per 15 miliardi di dollari dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina – e sono controllate da Rosatom, vicina al “banchiere di Putin”, Mikhail Kovalchuk.
Sulle dimensioni delle riserve ucraine ci sono tuttavia stime divergenti. Con Bloomberg che smonta l’unica ricerca rintracciabile sulla presenza di risorse significative. «L’Ucraina non ha terre rare, ma terra bruciata», a eccezione di piccole miniere di scandio. L’US Geological Service, la fonte più autorevole in materia, ha sancito che l’Ucraina non ha riserve di terre rare. La vice premier Yulia Svyrydenko sostiene invece nel dire che le riserve di terre rare valgono 350 miliardi di dollari. Ma che si trovano però nei territori occupati. C’è chi è arrivato a parlare di 11,5 trilioni di dollari di materiali critici. Della presenza nel sottosuolo ucraino della metà dei 50 minerali che gli Stati Uniti considerano «critici per l’economia e la sicurezza nazionale», quindi litio, titanio, ma anche carbone, ferro, petrolio e gas.
Le risorse e l’incognita Donbass
Kiev dice di poter contare su circa il 5 per cento delle risorse naturali critiche del globo, fra cui 19 milioni di tonnellate di riserve confermate di grafite, per cui l’Ucraina è «fra i cinque principali Paesi» (secondo l’Us Geological Survey) che possono fornire tale materiale, un terzo di tutte le riserve di litio in Europa, e, prima dell’invasione russa, il 7 per cento di quelle di titanio nel mondo. Secondo una ricerca della società di consulenza canadese SecDev del 2022, il 63 per cento delle miniere di carbone ucraino si trovavano in territori occupati dalla Russia, la metà di quelle di manganese, cesio, tantalio e terre rare. La presenza nel Donbass di riserve di queste risorse aggiunge «una dimensione strategica ed economica» all’aggressione di Mosca, spiega il direttore della società, Robert Muggah. Acquistandone il controllo, esclude l’accesso dell’Ucraina a una importante fonte di ricchezza, estende la base delle sue risorse e influenza le catene di rifornimento globali.