la Repubblica, 26 febbraio 2025
Pompei, il grande affresco scoperto “racconta” l’iniziazione dionisiaca. Giuli: “Fondi e progetti”
Rivelata l’immagine del ritrovamento durante gli scavi nella Regio IX Insula 10: al centro non c’è Dioniso ma una donna ambigua, che guarda fisso verso l’osservatore, assieme a un vecchio Sileno che porta una torcia e la accompagna verso i riti misterici.
Eccola, la casa del grande affresco dionisiaco appena scoperto negli Scavi di Pompei nella Regio IX, insula 10. Ed eccola, la “megalografia”, ovvero il ciclo di pitture a grandi figure, a tema dionisiaco, che ha portato ai piedi del Vesuvio il ministro della Cultura Alessandro Giuli, accompagnato nella visita dal direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel. Siamo alla conclusione degli scavi e dell’intervento di messa in sicurezza di quest’area di Pompei, che ha restituito il grande affresco.
Megalografia che dopo 100 anni fa discutere, sul tema della iniziazione dionisiaca: ci sono le Baccanti come cacciatrici e un fregio con pesci. Il direttore Zuchtriegel: “Manca qualcosa. Al centro non c’è Dioniso ma una donna ambigua, che guarda fisso verso l’osservatore, assieme a un vecchio Sileno che porta una torcia e la accompagna verso i riti misterici”.
Il ministro Giuli ha attirato l’attenzione sull’Eneide, quando si parla di Lavinia ed Enea, una donna che non si sottopone al maschio, di cui si parla nel libro VII. Ancora Zuchtriegel: “Vediamo qui come si gioca con l’arte, le figure sono come statue dipinte che si muovono su un palco, tutta la vita come uno spettacolo”. “È un momento storico – aggiunge Giuli – un momento in cui Pompei si disvela a noi ancora nella sua grandezza, nella sua grandezza misteriosa, ovviamente, perché questo ciclo di affreschi rappresenta qualche cosa di unico, di cui ci sono poche tracce tra le testimonianze archeologiche che non siano semplicemente delle fonti letterarie. Quindi è realmente uno squarcio particolare, che si apre su un mondo straordinario. Quello che posso dire come ministro della Cultura è che difficilmente ci si può ritenere più fortunati di associare se stessi, soprattutto il Mic con la sua straordinaria equipe, a un momento, una circostanza come questa”.
Il cantiere sarà visitabile dal lunedì al venerdì, su prenotazione. Avviato uno studio di fattibilità per completare lo scavo di questo complesso come grande occasione di formazione per i giovani archeologi di tutta Italia, facendo rivivere la Scuola di Pompei immaginata in passato da Giuseppe Fiorelli.
Giuli riprende: “Proseguiremo a sostenere Pompei e il territorio, con fondi e progetti. Immaginiamo tra cento anni quanti saranno qui. Vogliamo riproporre il modello della Scuola archeologica di Pompei nei nuovi cantieri”.
Le indagini nella cosiddetta Regio IX di Pompei – uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito di Pompei – sono partite a febbraio 2023, in un’area estesa per circa 3.200 metri quadri, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 dopo Cristo dall’eruzione del Vesuvio.
“Faremo tutto il possibile per Pompei – sottolinea Giuli – come è stato già fatto dai miei predecessori, come abbiamo intenzione di fare. La ripresa delle attività di scavo è una delle missioni principali che noi ci assumiamo, cantiere per cantiere, non sottovalutiamo l’importanza, e anche in questo il direttore Zuchtriegel si sta dimostrando eccezionale anche della pubblicazione scientifica di ciò che scopriamo” ha spiegato il ministro ricordando che “nel 2023 abbiamo avuto oltre 4 milioni e 87mila visitatori che nel 2024 hanno superato quota 4 milioni e 177 mila”. Dari che significano molto “non soltanto per il Ministero della Cultura ma per il Governo intero, per il mondo che osserva l’importanza della cultura in tutte le sue sfaccettature”.
Inoltre il cantiere sarà accessibile al pubblico, cosa che “significa condivisione, partecipazione”. Infine altre risorse saranno destinate al rilancio della “Scuola di Pompei” attraverso la quale studenti di archeologia di tutta Italia possono partecipare agli scavi”.
Il progetto si propone di risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 22?ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico.
Lo scavo in quest’area della Regio IX, lungo via di Nola, fu iniziato nel 1888 ma ben presto interrotto. Dopo più di un secolo è stato ripreso restituendo due case ad atrio, già parzialmente indagate nell’800, costruite in età sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive. Si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti e di un panificio con il forno, con gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione dei prodotti alimentari da distribuire in città.