Corriere della Sera, 26 febbraio 2025
Tasse non pagate a 1.100 miliardi: verso la quinta rottamazione (mentre riparte la quarta), perché lo Stato non riesce a riscuotere
Il Senato avvia i lavori per una nuova definizione agevolata delle cartelle esattoriali. Entro il 30 aprile vanno presentate le richieste per essere riammessi ai vecchi benefici se si è saltato il pagamento delle rate. Dal 2016 al 2023 dovevano entrare 70 miliardi, ne sono stati incassati 27,8. Mentre il Senato avvia i lavori per una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, la “quinquies”, fortemente voluta dalla Lega, si riaprono le porte della definizione agevolata “quater”, scattata nel 2023, e che al pari delle altre tre edizioni che l’hanno preceduta (la prima fu del 2016) ha dato finora risultati deludenti. Il decreto Milleproroghe appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale consente infatti ai contribuenti decaduti perché hanno saltato anche solo una delle sei rate di pagamento dovute fin qui, di essere riammessi ai benefici della rottamazione “quater”, cioè il pagamento del debito dilazionato fino a cinque anni e l’esclusione di interessi, sanzioni e aggio di riscossione per le cartelle contestate tra il primo gennaio 2000 e il 30 giugno 2022.
Paracadute per 500 mila contribuenti
I contribuenti decaduti sarebbero circa 500 mila, sui 3,8 milioni che a giugno ’23 aderirono alla quarta edizione della rottamazione, ma che poi non hanno onorato tutte le rate di pagamento. Erano due nel 2023, a settembre e ottobre, piuttosto pesanti, pari ciascuna al 10% del debito, poi altre tre l’anno, per un massimo di 18 rate, cinque anni. La rottamazione “quater” puntava a definire un debito contestato e non riscosso di 97,6 miliardi con l’incasso di 52,8 miliardi, dei quali 12 nel 2023. Di questi ne sono entrati effettivamente 6,8 e i mancati pagamenti del solo 2023 ammontano, secondo la Corte dei Conti, a 5,4 miliardi.
Come fare per rientare
Ai decaduti si dà ora la possibilità di rientrare nel regime agevolato presentando una domanda in via telematica all’Agenzia delle Entrate entro il 30 aprile prossimo, pagando come penale il 2% di interesse annuo a partire da novembre 2023, sulle somme dovute. Nella domanda il contribuente dovrà indicare l’importo dei debiti residui per i quali intende usufruire della definizione agevolata, già compresi nella richiesta di rottamazione del giugno 2023, e come intende regolarizzare gli arretrati. Con un pagamento in unica soluzione entro il 31 luglio, o dilazionato fino a 10 rate, le prime due delle quali a luglio e novembre di quest’anno.
Nuova rata a fine mese per chi è in regola
Entro il 30 giugno l’Agenzia delle Entrate invierà ai richiedenti la comunicazione formale delle somme dovute con l’importo complessivo e quello delle singole rate. Una volta riammessi al piano della definizione agevolata i contribuenti pagheranno le rate residue seguendo l’originario piano di rateazione. Per loro, la prossima scadenza sarà quindi quella di luglio 2025. Resta invece fissata al 28 febbraio prossimo la scadenza per il pagamento della settima rata dei contribuenti in regola con i versamenti precedenti. L’Agenzia ha spiegato che considererà adempiuto l’obbligo anche con un versamento entro il 5 marzo.
Verso la quinta edizione
Nel frattempo, in Senato, si prepara già la rottamazione “quinquies”, mentre il magazzino dei crediti non riscossi dall’Agenzia delle Entrate ha superato i 1.100 miliardi di euro. «Il testo – spiega il presidente della Commissione Finanze, Massimo Garavaglia (Lega) – prevede una rateizzazione lunga senza sanzioni. Entreremo presto nel vivo, cominciando con le audizioni – assicura – per noi è giusto sostenere chi ha dichiarato, ma non è riuscito a pagare perché in difficoltà di cassa, ponendo le basi per la pace fiscale, che per la Lega è una priorità». Secondo Alberto Gusmeroli, sempre della Lega, presidente della Commissione Attività produttive, «sarà una rottamazione completamente diversa da quelle precedenti, che richiedevano un fortissimo acconto, per cui tantissimi non sono riusciti a pagare».
Vecchie rottamazioni flop
Detto della “quater”, che ora si punta a rimettere in linea, tutte le precedenti rottamazioni delle cartelle esattoriali si sono rivelate a conti fatti un mezzo fallimento. La prima del 2016 riguardava la definizione di un debito di 34,5 miliardi per i quali lo Stato si sarebbe accontentato di incassarne 19,6. Alla fine ne sono entrati poco più di 9. Stessa sorte per la rottamazione “bis": 15,5 miliardi di debiti originari, ridotti a 9,3 con le agevolazioni, per un incasso effettivo di 3 miliardi. La “ter” riguardava 49,6 miliardi di debiti originari: l’incasso previsto era di 29,3 miliardi, ma quello reale fu di 8,8 miliardi.
Incassati 27,8 miliardi su 70
La storia è andata sempre nello stesso modo. Alle rottamazioni delle cartelle esattoriali hanno sempre aderito milioni di contribuenti, ma ad onorare i pagamenti, alla fine, sono stati meno della metà. L’incasso previsto dalle rottamazioni a tutto il 2023 era di 70 miliardi, ma in cassa sono finiti solo 27,8 miliardi di euro. Molti contribuenti aderiscono, pagano una rata, e poi smettono. Intanto ottengono la sospensione delle procedure esecutive della riscossione coatta, che impiegheranno tempo per essere riattivate. Poi si vedrà. Una nuova rottamazione, prima o poi, è sempre arrivata.