Avvenire, 26 febbraio 2025
Cisa racontyano le scarpe da donna di Pio La Torre
In questi giorni sono al centro di una brutta polemica politica le scarpe da donna col tacco del bambino Pio La Torre, poi sindacalista, parlamentare comunista e padre della più importante legge antimafia e per questo ucciso da “cosa nostra”. Il piccolo Pio era povero, famiglia contadina, e così per andare a scuola, tanti chilometri a piedi, usava le scarpe della zia, perché non ne aveva altre. Lo racconta Walter Veltroni nel suo libro La più bella del mondo dedicato alla nostra Costituzione e recentemente donato alle scuole dall’amministrazione comunale di Buccinasco. Una scelta duramente criticata da alcuni politici locali e nazionali. Nel mirino soprattutto il racconto di quelle scarpe che sarebbe propaganda gender.
Invece sono il racconto dell’impegno di un bambino per istruirsi. A tutti i costi.
Anche con le scarpe da donna, a costo di vergognarsi in una Sicilia allora sicuramente molto maschilista. Ma non aveva nulla per cui vergognarsi. Casomai altri, allora e ancor più oggi. Ai consiglieri, parlamentari, ministri che avessero dei dubbi consigliamo di vedere le foto del 30 aprile 1982 a Palermo. L’auto crivellata di proiettili, sangue e schegge di vetro ovunque e i corpi di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, amico e autista del parlamentare. Una foto, in particolare, è diventata famosa. In primo piano, appoggiate al finestrino, le gambe di La Torre, le sue scarpe. Non sono scarpe da donna, non hanno il tacco, hanno però la suola consumata da chilometri percorsi nelle campagne per difendere i diritti dei lavoratori contro i soprusi dei proprietari e dei mafiosi, e poi portando queste battaglie fino in Parlamento, fino a quella legge che per la prima volta permette di confiscare le ricchezze delle cosche che così decidono di fargliela pagare. Scarpe per impegnarsi, per cambiare la propria terra, e poi il Paese, cominciando, coi tacchi, sui banchi di scuola, e finendo, senza tacchi, su quelli del Parlamento, fino a quella tragica morte. Altre foto di quel giorno immortalano Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Ninnì Cassarà, tutti poi martiri come La Torre della violenza mafiosa.
Tutte storie che è giusto raccontare a scuola, come hanno fatto bene a fare a Buccinasco, partendo da un bambino che andava a scuola con le scarpe da donna col tacco alto e che poi ha vissuto, operato e infine è morto sempre a fronte alta. Non un “pericoloso indottrinamen-to”, come hanno scritto i critici, ma un prezioso esempio