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 2025  febbraio 26 Mercoledì calendario

Munizioni al posto delle auto per l’industria tedesca


Più munizioni, meno automobili. Sotto la spinta del paventato disimpegno trumpiano dall’Europa e dalla Nato, l’industria europea si converte e tra le prime aziende a trarne le conseguenze c’è il gigante tedesco Rheinmetall, che annuncia la trasformazione delle fabbriche di Berlino e Neuss in poli ibridi per la produzione militare. Il segno dei tempi. Principale produttore Ue di munizioni, Rheinmetall decide di sfornarne ancora di più per fare fronte all’incrementata richiesta e riduce piuttosto il settore automotive. Rimane una quota di produzione civile, ma gli sforzi sono ora concentrati sui componenti meccanici per uso militare. Non si lavorano gli esplosivi, ma si potenzia la divisione Armi e Munizioni considerando il rapporto tra il suo utile operativo, raddoppiato a 339 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2024, rispetto all’automotive sceso del 3.8 per cento, con 74 milioni di profitto. E la riconversione non riguarda solo Rheinmetall.
All’inizio di febbraio, sottolinea Formiche.it, Knds Deutschland ha fatto sapere che acquisirà uno stabilimento ferroviario a Görlitz, ora proprietà Alstom, per convertirlo dalla produzione di vagoni, da esaurire entro il 2026, a quella di veicoli corazzati: carri armati “Leopard II”, semoventi Rch155 e Ifv “Puma” e “Boxer”. Lo stesso vale per l’industria britannica, che importa dall’Ucraina i nuovi modelli di droni coi quali Kiev bilancia la penuria di soldati, contrapponendo alle masse d’urto russe la tecnologia mirata dei robot. Illuminante un’analisi della Harvard International Review, “Pronti a combattere? Il futuro dell’Industria europea della Difesa” (gennaio 2025). Il Fondo Europeo per la Difesa (EDF), ideato da Jean-Claude Junker per invertire la diminuzione delle capacità militari Ue dopo la Guerra Fredda (spesa militare passata da 132 miliardi di euro nel 1990 a 84.2 nel 2000, al netto dell’inflazione, e numero totale dei soldati delle forze nazionali quasi dimezzato dal 1995 al 2020), ha potuto beneficiare fra 2021 e 2027 di un budget povero da 8.3 miliardi di dollari, 2.7 dei quali destinati alla ricerca.
Eppure, l’EDF ha consentito a grandi aziende come Leonardo, BAE Systems e Rheinmetall di crescere mediamente del 9,8 per cento l’anno. Anche la manodopera è passata fra 2015 e 2022 da 430 mila a 516 mila lavoratori. Il problema, per la Harvard International Review, non risiede neppure nell’entità dei fondi, ma nel modo in cui vengono impiegati.
Le esportazioni sono salite da 40 a 52 miliardi di euro in tre anni nel 2022, ma le forze armate europee hanno continuato ad acquistare armamenti da Usa, Corea del Sud e Giappone. Grava, soprattutto, l’assenza di interoperabilità tra i sistemi europei.Marco Ventur