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 2025  febbraio 26 Mercoledì calendario

Difesa europea, il piano di Ursula


Un piano basato su tre pilastri per aumentare significativamente le spese e gli investimenti nella Difesa: con un livello nazionale, uno europeo (anche attraverso l’emissione di debito comune) e uno attraverso il coinvolgimento di una banca per mobilitare risorse private. Un nuovo fondo per assicurare il sostegno militare necessario all’esercito di Kiev utile a continuare la resistenza nei prossimi mesi. E un progetto per costituire una forza di peacekeeping in Ucraina da schierare nel caso in cui arrivasse un accordo di pace.Siamo in un momento cruciale per lo sviluppo della Difesa europea e tra gli sviluppi più interessanti c’è il fatto che, a cinque anni dalla Brexit, il Regno Unito sembra essere tornato nel club. Pronto a partecipare ad alcune delle iniziative lanciate dai partner che abitano il Vecchio Continente.Dopo la missione a Kiev per assicurare il massimo sostegno a Volodymyr Zelensky, c’è fermento a Bruxelles in vista del vertice straordinario che il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha convocato per giovedì della prossima settimana. Ursula von der Leyen aveva annunciato la presentazione del Libro Bianco sulla Difesa per il 19 marzo, ma ha deciso di bruciare le tappe e anticipare i contenuti essenziali del suo piano già la prossima settimana al tavolo dei leader. Dopodiché spetterà a loro discuterne ed eventualmente approvarlo.Per quanto riguarda le risorse da mobilitare, una cifra esatta non c’è ancora, ma fonti a conoscenza del dossier prevedono che sarà «nettamente superiore» ai 500 miliardi stimati l’estate scorsa dalla Commissione per il prossimo decennio. Altre fonti spiegano che le necessità sono praticamente raddoppiate e che dunque servirebbero 500 miliardi da qui al 2030, il che vorrebbe dire 100 miliardi di euro in più ogni anno, contando ovviamente anche l’aumento delle risorse stanziate a livello nazionale: lo scorso anno i Ventisette hanno speso in Difesa 326 miliardi di fondi pubblici, vale a dire l’1,9% del Pil. Cento miliardi l’anno in più vorrebbe dire salire collettivamente quasi al 2,5% del Pil. Ma la cifra complessiva per il prossimo quinquennio potrebbe persino essere più alta e toccare quota 700 miliardi: molto dipenderà anche dal contributo dei fondi privati che verranno mobilitati e dall’effettivo coinvolgimento nel piano dei partner extra-Ue, come la Norvegia e soprattutto il Regno Unito. Proprio ieri il premier britannico Keir Starmer ha annunciato che porterà le spese per la Difesa dal 2,3% al 2,5% del Pil entro il 2027, tagliando il welfare e gli aiuti internazionali allo sviluppo.Anche per questo i principali leader europei e i vertici delle istituzioni Ue si sono dati appuntamento per domenica a Londra. «Dobbiamo parlare dei nostri piani comuni in materia di Difesa» con il Regno Unito, ha anticipato il premier polacco, Donald Tusk, dopo aver ricevuto Antonio Costa a Varsavia. «È tempo di agire, di prendere decisioni e di ottenere risultati» ha spronato i leader il presidente del Consiglio europeo, che subito dopo è volato a Budapest per un faccia a faccia con Viktor Orban, vale a dire l’elemento di disturbo nel club dei 27 che non ha perso l’occasione per manifestare il suo dissenso nemmeno durante la votazione sulla risoluzione pro-Ucraina, schierandosi tra i contrari insieme con Stati Uniti, Russia e Israele. Per oggi è invece in programma una videoconferenza dei 27 leader Ue, durante la quale Emmanuel Macron li aggiornerà sull’esito della sua missione a Washington da Donald Trump.L’Ue pretende un posto ai negoziati di pace e, come ha annunciato Costa a Kiev, è disposta a condividere la sedia con il Regno Unito e con gli altri Paesi europei extra-Ue, portando una posizione comune al tavolo delle trattative. In parallelo bisogna definire i contorni della missione militare per garantire la pace in caso di un accordo. Esistono ancora diverse ipotesi: la più soft, gradita alla maggior parte degli Stati membri, prevede di lasciare esclusivamente le truppe ucraine al fronte con la Russia, ma di inviare una corposa missione di addestramento e di assicurare soprattutto una copertura aerea e marittima. Il tutto, come ha sottolineato anche ieri von der Leyen di ritorno da Kiev, «con una rete di protezione americana». Lo scenario potrebbe essere accettato anche dagli ucraini, ma a patto che gli europei garantiscano un serio presidio di alcuni siti strategici, come porti, aeroporti e centrali energetiche. E a condizione che – spiegano autorevoli fonti di Kiev – non vengano posti limiti alle forniture in dotazione all’esercito ucraino e alle sue dimensioni («Almeno 800 mila uomini in totale»).Il piano von der Leyen per aumentare gli investimenti nella Difesa, come detto, punterà innanzitutto a far lievitare le risorse dai bilanci dei singoli Stati attraverso l’attivazione della clausola di salvaguardia che consentirà di sforare i vincoli imposti dal Patto di Stabilità. Dopodiché ci sarà uno strumento per i finanziamenti congiunti a livello europeo che servirà per realizzare progetti comuni e raccoglierà risorse a debito sui mercati finanziari (su questo sembra esserci un’apertura anche da parte del futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz). Ci sono diverse ipotesi allo studio, sia nella cornice Ue, sia a livello intergovernativo, con una sorta di Mes aperto però anche ai Paesi che non fanno parte dell’Eurozona (il Meccanismo europeo di stabilità è solo per chi ha la moneta unica) e potenzialmente anche al Regno Unito. Infine, c’è la dimensione bancaria. Anche in questo caso, si lavora a diverse ipotesi: la più semplice prevede di modificare il mandato attuale della Banca europea per gli investimenti, ma i britannici spingono per costruire una nuova banca per il riarmo nella quale sarebbero pronti a iniettare la loro quota di capitale per mobilitare investimenti privati. —