Avvenire, 26 febbraio 2025
Mondiali di sci nordico: per la prima volta in gara anche i paralimpici
Oggi al via il Mondiale delle pari opportunità: stesso montepremi, ma anche medesime distanze per entrambi i generi. E spazio anche ai paralimpici: l’Italia punta su Romel.
È il Mondiale di sci nordico delle pari opportunità: stesso montepremi, ma anche medesime distanze per entrambi i generi. Così, nel fondo, gli uomini contro il cronometro suderanno per 10 anziché 15 chilometri e nello skiathlon scieranno per 20 anziché 30 chilometri, mentre domenica 9 marzo nella prova conclusiva con partenza in linea le donne allungheranno la gittata fino a 50 chilometri, anziché i consueti 30. Cambiamenti per ambo i sessi in staffetta: le frazioni maschili scendono da 10 a 7,5 chilometri, quelle femminili per uniformarsi salgono di 2 chilometri e mezzo rispetto agli storici 5. Oggi nell’antipasto diurno nell’impianto di Granåsen, prima dell’inaugurazione serale nella piazza cittadina, toccherà ai fondisti dei Paesi senza tradizione invernale cominciare a districarsi con sci stretti e bastoncini. Sui 7,5 chilometri ci si giocherà la possibilità di disputare le 10 chilometri martedì, così da ridurre il numero dei partecipanti nella prova contro il cronometro e contenere i tempi di svolgimento a portata televisiva. Domani è il grande giorno per Federico Pellegrino, l’unica carta da medaglia concreta per l’Italia, che nella sprint potrà sfruttare l’amata tecnica libera. Nel week-end i due skiathlon, sabato gli uomini, domenica le donne, martedì le 10 km a tecnica classica, mercoledì 5 le staffette sprint. Poi giovedì 6 e venerdì 7 le due 4x7,5 km, e sabato e domenica le 50 Km a tecnica libera, con gli uomini sempre prima delle donne. Due anni fa in Slovenia, l’Italia sbloccò il medagliere col solo argento nella Team sprint a tecnica libera, grazie a Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani, mentre nel 1997, in un’altra epoca per quanto riguarda distanze e format di gara, il Mondiale di Trondheim portò all’Italia i quattro argenti di Stefania Belmondo, sempre battuta dalla russa Elena Välbe sui 5, 10, 15 e 30 chilometri, e il bronzo nella staffetta maschile composta da Giorgio Di Centa, Silvio Fauner, Pietro Piller Cottrer e Fulvio Valbusa. A quei tempi il Mondiale di sci nordico assegnò complessivamente appena 15 titoli, ventotto anni più tardi in dodici giorni gli ori in palio saranno ben 25. A far dilatare il programma le altre due discipline in programma, il salto e la combinata nordica. Sul trampolino piccolo le donne avranno gara individuale e a squadre, gli uomini solo l’individuale. Viceversa sul trampolino grande, dove si aggiungerà anche la gara a squadre mista. Nella disciplina multipla, le donne (non presenti nel programma olimpico del 2026) avranno la mass start e la Gundersen dal trampolino piccolo, mentre gli uomini la prova compatta sull’Hs 105 e la Gundersen sul trampolino grande. La gara a squadre miste sarà sull’Hs 105. Infine una stupenda novità nel segno dell’inclusione. Per la prima volta due giornate di gare saranno dedicate agli atleti paralimpici, che martedì e mercoledì della prossima settimana si contenderanno i titoli iridati nelle sprint: il primo giorno ci saranno le qualificazioni, il secondo le semifinali e le finali, intrecciate con le staffette sprint dei normodotati. Uno stupendo messaggio di integrazione.Romele senza limiti ora sogna in grandeA Trondheim, in Norvegia, la sprint iridata paralimpica – 850 metri di sviluppo con pendenza massima al 14%, qualificazione contro il cronometro, poi due semifinali da sei e finale per i migliori tre delle due serie – sarà inserita infatti per la prima volta nel bel mezzo del Mondiale di sci nordico per normodotati. Un’occasione di visibilità unica che gli atleti con disabilità non possono farsi scappare. Così, con la qualificazione paralimpica già sicura, dopo gli splendidi esiti (terzo classificato sia nella sprint sia nella 10 chilometri a cronometro) del test event della Val di Fiemme, il più rappresentativo degli sciatori di fondo italiani su slitta, Giuseppe Romele, non ha preso parte alle prove iridate di Dobbiaco, ma punterà a fare bella figura in Norvegia. Racconta il trentaduenne di Pisogne, residente a Piamborno in Valle Camonica e di stanza per gli allenamenti durante il periodo invernale tra Schilpario, Livigno e l’Alta Badia: “Posso permettermi di fare questa scelta perché con i risultati acquisiti in coppa del mondo sono ormai certo di gareggiare a Milano-Cortina 2026, nessuno potrà più scalzarmi dal ranking”. Per i parafondisti come Romele le braccia sono fondamentali, poiché il loro gesto consiste esclusivamente nella spinta dei bastoncini sulla neve. “La nostra tecnica viene definita in inglese double pooling e consiste appunto nello spingere contemporaneamente con entrambe le braccia. Non ci sono alternative, gli atleti della mia categoria gareggiano seduti e quindi gli sci sono semplicemente attaccati alla slitta”. La Sitting è una delle tre famiglie dello sci di fondo paralimpico insieme alla Standing (atleti in piedi) e agli Ipovedenti. Come accade anche nello sci alpino all’interno di ogni famiglia convivono più categoria di disabilità, pertanto per uniformare le classifiche sono stati creati degli algoritmi per aggiornare il cronometro applicando diversi coefficienti. “Noi seduti siamo suddivisi in cinque fasce, in ordine decrescente di disabilità: LV 10, LV 10.5, LV 11, LV 11.5, la mia, e LV 12. Un software aggiorna ogni 30 secondi il nostro tempo di gara, eliminando il coefficiente di categoria. Per esempio alla categoria più grave, la 11.5, viene tolto il 16% del tempo, mentre a quella più lieve, la 10, viene sottratto solo il 4%”. In altre parole per la disabilità più grave vale il 74% del tempo realizzato, mentre per quella meno grave si considera il 96%. Questo vale per le competizioni con partenze a intervalli, dove conta la lotta contro il cronometro.
Per le sprint invece dove si gareggia contro l’uomo, allo sparo si muovono solo le categorie alte di disabilità, mentre quelle più basse attendono alla partenza fino a che non si esaurisca il gap da scontare. “Con le partenze ad handicap il primo che arriva al traguardo ha vinto, senza bisogno di attendere aggiustamenti di classifica”.
Nato con una rara malattia congenita, l’ipoplasia femorale bilaterale, che pregiudica lo sviluppo degli arti inferiori, Romele si è avviato allo sport paralimpico nel nuoto, “dove mi sono cimentato fino al 2016, arrivando a vincere il campionato italiano sui 50 stile, classificandomi fino al sesto posto nelle graduatorie mondiali di categoria, ma mancando per un soffio la convocazione alle Paralimpiadi”. Dopo aver fallito il pass per Rio, Romele non mi è dato per vinto, ha continuato ad allenarsi insieme al suo vate Angelo Martinoli, marito di Gigliola Fassa, la presidente della Polisportiva Disabili Vallecamonica di Breno. “Ho partecipato al campionato italiano di maratona e due volte alla 42 chilometri di Berlino nel 2018 e nel 2019. Poi il mio amico Christian Toninelli mi ha invitato a provare lo sci nordico e da lì è partito il progetto Pechino 2022”. In Cina l’atleta delle Fiamme Azzurre è stato terzo nella Middle Distance e negli inverni successivi ha conquistato medaglie ai Campionati mondiali, diventando il primo italiano a vincere la Coppa del mondo. La scorsa estate ha partecipato alla Paralimpiade di Parigi come triatleta: “Ci sono rimasto male lì per lì per la squalifica, ma poi col tempio la delusione è passata”. Molti compagni di Romele stanno diversificando anche nel biathlon, un universo che al momento lui preferisce non esplorare: “Sono dell’idea che è meglio fare una cosa sola e farla bene. Non mi nascondo, ai Giochi punto in grande nel fondo. Un piazzamento non serve, occorre vincere, perciò se voglio far saltare il banco in Val di Fiemme tra tredici mesi devo concentrarmi sullo sci nordico”. Nel futuro più lontano il triathlon ricompare quando il mirino si sposta su Los Angeles: “Nel 2028 avrò 36 anni, quindi penso di essere ancora in grado di giocarmela ai piani alti”. Un polivalente senza limiti.