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 2025  febbraio 26 Mercoledì calendario

Salò vota sulla cittadinanza al Duce


Scusate la retorica, ma la Storia è stata su questo lago nero, nebbioso e anche respingente, come sono d’inverno i laghi del nord. E forse non se ne è mai andata, se solo stasera – cent’anni dopo – il consiglio comunale di Salò deciderà se revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Il sindaco Francesco Cagnini ha i numeri per farlo. E salvo imprevisti, e tra sicure azioni di disturbo già messe in preventivo, il Duce non sarà più cittadino di questo posto, che resterà legato comunque e per sempre all’epica fascista, come Dongo, Predappio, e piazzale Loreto. E con sole 7 righe, qui si chiude un’epoca al nero. Nel concreto, non solo nel simbolo.Nell’anticamera del sindaco, il capogruppo della maggioranza Tiberio Evoli dice: «Avremmo anche potuto farlo il 25 aprile, ma abbiamo scelto un profilo basso. Per noi è un atto quasi dovuto, perché legato ai principi della Costituzione». Si apre e si chiude il tema Mussolini, poi si passa alla nuova sede del Serd. Intanto si affaccia il sindaco, uno che ha 29 anni ed è già stufo di sentirsi dire «quanto sei giovane», e ha troppo da fare con l’Anas e altre faccende. Evoli leggerà la mozione, poi le repliche dei 5 della minoranza di centrodestra, infine Cagnini chiuderà una storia iniziata il 23 maggio 1924, quando il commissario prefettizio Salvatore Punzo, dopo aver sciolto d’imperio il Consiglio comunale, conferì la cittadinanza onoraria al capo del governo. Per spiegare i tempi che erano, si ricordi che a Roma, 19 giorni dopo, veniva rapito, massacrato e ucciso l’onorevole Giacomo Matteotti.Allora gli abitanti di Salò non immaginavano che nell’ottobre 1943 proprio qui si sarebbe stabilito il governo fantoccio al comando del Duce, che era sotto il comando dei tedeschi. Qui e in altre città vicine al Brennero e quindi al Reich, e alle ultime fabbriche ancora attive, come quelle di armi in Valtrompia. Perciò il governo della Repubblica sociale si era insediato tra Lombardia e Veneto. A Brescia i ministeri di Finanze e della Giustizia, a Bergamo l’Economia. I Lavori pubblici a Venezia, le Comunicazioni a Verona. A Salò, gli Esteri, il Minculpop e l’Agenzia Stefani. E ci vivevano ministri e varie corti, la famiglia del Duce, i Petacci, i gerarchi e i ministri, i loro staff. I nuovi volontari arruolati nell’ultimo esercito, i poveri bambini in divisa nera, gli anziani patetici e le Brigate Nere, e la Gnr e la Muti, la Decima Mas che scorrazzavano nel Nord non ancora liberato.È stato così che Salò e il lago diGarda hanno preso quella tinta scura, di un passato che non è passato del tutto, e non è solo perché è inverno e piove, ma tutte le ville e alberghi all’epoca requisiti (e oggi sbarrati in quanto bassa stagione), quei cancelli chiusi su grandi giardini bagnati, niente è cambiato e tutto ricorda gli ultimi giorni del regime, e non bastano i grandi aranci e limoni carichi di fruttismaglianti, a rallegrare il turista della storia. E ci sono gli striscioni che inneggiano a quella Repubblica, ogni tanto compaiono e vengono tolti dalle forze dell’ordine, come certi manifestini attaccati ai pali, e le cene da 400 persone per festeggiare la marcia su Roma, in una pizzeria affacciata sull’acqua.È un posto mitico, di quel mito (poi Mussolini se ne andò, il 25 aprile 1945, per andare a morire su un altro lago). A fine marzo arriverà la massa turistica (in primis, i tedeschi), riapriranno le ville liberty, le spiagge, i caffè, e a fine aprile anche la Villa Feltrinelli, a Gargnano, che ospitò la famiglia Mussolini e oggi è un boutique hotel di stra lusso. A metà strada – e si è a soli 70 chilometri da Trento – c’è la salita per il Vittoriale di D’Annunzio, che però con Mussolini non andava d’accordo. E comunque era morto, quando il Duce si insediò sul lago. Su questo stesso lago, vola l’accusa di voler cancellare la storia, «ma non è vero», dice Evoli. «Ci hanno anche dato dei comunisti…», ma è vero che dopo vent’anni di centrodestra, nel 2024 ha vinto la lista Civica Salò, centrosinistra, con sindaco Cagnini, e a lui va riconosciuto di aver presentato una mozione quasi identica, quando era consigliere di minoranza, nel 2020.E come finì? Male. Non tanto perché venne respinta (era successo anche qualche anno prima), quanto perché lui e altri due consiglieri vennero aggrediti all’ingresso e all’uscita dal Consiglio, e a parte le macchine rigate, i tre vennero fotografati da alcuni fascisti locali, insultati al grido «comunisti di m.», variamente minacciati. Questa volta, per evitare incidenti, ci saranno polizia locale e Digos a controllare il pubblico, intervenendo in caso di disordini, di arrivi di militanti «della cosiddetta destra sociale, che minacciano di radunare molta gente», spiega Dario Bellini, presidente Anpi del Medio Garda. Come rispondere, quindi. «Noi lo facciamo diffondendo alcune foto. Sono inedite, del funerale di un partigiano delle Fiamme Verdi», che erano i partigiani cattolici, attivi nel Bresciano. «Ippolito Boschi, detto “Ferro”, morto a vent’anni il 23 marzo del ’45 mentre cercava di liberare il suo capo. Il cadavere venne murato in un sotterraneo, perché non era possibile seppellirlo al cimitero». Ma dopo la liberazione gli fecero un funerale enorme, «tutta Salò, migliaia di persone nel corteo, 80 anni fa. Questo mi sembra il commento più bello, nel giorno in cui verrà revocata quella cittadinanza onoraria».