Libero, 26 febbraio 2025
Lezioni di chirurgia sui cadaveri
Leonardo Da Vinci per riprodurre nelle sue opere la perfezione della figura e l’equilibrio delle forme che caratterizza l’uomo studiò per molti anni anatomia.
Già nel Rinascimento, lo studio del corpo umano non era una mera ricerca estetica di perfezione, ma una sete di profonda indagine e conoscenza. Da allora la scienza e la tecnologia si sono evolute e, nonostante tutto, lo studio diretto su un cadavere resta la tecnica di apprendimento più efficace per uno specializzando in Medicina.
Proprio nei giorni scorsi, presso il CadaverLab MultiMedica, uno dei dieci istituti italiani riconosciuti “Centro di riferimento per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica”, i futuri dottori di chirurgia plastica, ortopedia, chirurgia generale, cardiochirurgia, chirurgia vascolare, urologia, otorinolaringoiatria dell’Università degli Studi di Milano hanno avuto la possibilità di prendere parte alla prima lezione pratica di chirurgia su salma donata esplicitamente a scopi formativi e didattici. Da non confondere con l’autopsia che è ben altra cosa e serve a verificare le cause di morte di una persona.
«La dissezione del cadavere è l’inizio del sapere» – spiega il professor Giorgio Pajardi, direttore dell’Unità di Chirurgia e Riabilitazione della Mano presso il Gruppo MultiMedica e Ordinario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Milano oltre che direttore sanitario della CadaverLab – «Oggi la medicina ha fatto passi da gigante, anche grazie alla tecnologia, ma se si vuole affinare la tecnica chirurgica bisogna avere la possibilità di fare pratica su corpi veri».
Tutto questo è possibile grazie ai donatori che scelgono di lasciare, attraverso le Disposizioni Anticipate di Trattamento, le proprie spoglie a disposizione della scienza dando così un significativo contributo alla ricerca e alla formazione. Si tratta comunque di persone che non possono fare donazione di organi a pazienti in vita a causa di varie patologie. Una scelta di alto valore etico, oggi ancora poco nota e diffusa in Italia, ma che risulta strumentale per il progresso dello studio e della ricerca finalizzati alla tutela della salute pubblica.
Quando è il momento i familiari contattano la MultiMedica, o altre strutture simili come il San Raffaele di Milano o gli Ospedali Riuniti di Brescia, e donano il corpo che viene tenuto in cella frigorifera fino al momento di studio con gli universitari.
«Formazione del personale sanitario, ricerca scientifica, creazione di banche di tessuti umani utili a studiare i meccanismi patogenetici delle malattie e identificare nuovi biomarcatori, perfezionamento delle tecniche chirurgiche: questi sono solo alcuni dei progressi medico-scientifici resi possibili dalla donazione del corpo e dei tessuti post mortem», spiega Pajardi. «La formazione pratica, con interventi di simulazione, è essenziale nel lavoro del medico e, in particolare, del chirurgo. In questo senso, la Legge 10/2020 ha segnato una svolta epocale nel nostro Paese, perché per noi clinici e ricercatori potersi avvalere di corpi umani donati rappresenta una grande opportunità, sia per il progresso del sapere scientifico sia per la preparazione dei futuri chirurghi».
Nei giorni successivi allo scongelamento del corpo, gli studiosi possono eseguire i vari interventi di ricerca. Il prossimo, in accordo con l’Unimi, è stato programmato per fine marzo. Al momento sono tre i cadaveri per altrettante procedure, saranno creati gruppi di lavoro in base alle varie equipe coinvolte. Nel corso delle giornate di studio della scorsa settimana una futura cardiochirurga ha effettuato un intervento sulla valvola mitralica del cuore. Una volta concluso il programma di studio il corpo viene ricomposto e donato alla famiglia in base alle scelte stabilite dal paziente, la cremazione o il funerale, il tutto a spese dell’ospedale.
Il CadaverLab MultiMedica, si trova a Milano presso il Polo Scientifico e Tecnologico dell’IRCCS MultiMedica, è stato inaugurato nel 2016 ed è una delle prime strutture di dissezione anatomica create in Italia a scopo didattico e di ricerca e la prima ospitata all’interno di una struttura ospedaliera. Nel 2024 è stato riconosciuto Centro di riferimento per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica.