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 2025  febbraio 26 Mercoledì calendario

Svetonio in Uk è tra i best seller

Quando mai i classici latini balzano in vetta alle classifiche di vendita? Un evento più unico che raro, che, però, è accaduto: in Inghilterra, dice il quotidiano londinese The Guardian, nella classifica dei libri di saggistica del Sunday Times è entrato quello che non è proprio un titolo fresco di stampa: The Lives of the Caesars.
Vi suona familiare? Per forza. Il libro, pubblicato il 13 febbraio, altro non è se non la traduzione dal latino di un’opera di Svetonio, De vita Caesarum, ovvero le biografie dei primi dodici Cesari, da Giulio Cesare a Domiziano: nuova è la traduzione, di Tom Holland, storico, divulgatore di piglio, serio e insieme capace di appassionare il vasto pubblico con le vicende relative alla storia antica e medievale, co-conduttore del seguitissimo podcast The Rest is History.
Travolta da questa inaspettata botta di popolarità per un testo latino, la casa editrice Penguin Classic ha dichiarato che è la prima volta in assoluto che un suo libro entra nella classifica dei più venduti.
Da parte sua, il traduttore e curatore, Holland, ha dichiarato di essere felice per Svetonio, dato che “il ragazzo” (sic!) «ha dimostrato di essere in grado di entrare nella classifica dei bestseller a quasi due millenni dalla pubblicazione del libro».
I libri, si sa, percorrono vie misteriose: talora ottengono un successo inaspettato, persino per gli autori e gli editori, grazie al passaparola tra i lettori, non sempre subito dopo la pubblicazione. Ma il caso-Svetonio è a dir poco clamoroso: questo autore, infatti, nato attorno al 70 d. C., raggiunse l’apice della carriera durante il regno di Adriano. Tuttavia, attorno al 122, Svetonio, insieme al prefetto del pretorio Setticio Claro, cadde in disgrazia, e la sua carriera si concluse con una sorta di epurazione dalla corte. Ma, nonostante la disgrazia politica, Svetonio fece scuola, e le sue biografie imperiali divennero imprescindibili. Il mio professore di latino e greco al liceo chiamava Svetonio «la Novella 2000 dell’età imperiale». Oggi, decisamente, rifornirebbe di brutto Dagospia: in effetti, le sue pettegolissime biografie sono ordinate per species e non per tempora, ossia, dal momento in cui l’imperatore prende il potere, sono organizzate per rubriche tematiche (amori, vizi, passatempi, etc.) e non cronologicamente.
Svetonio raccoglie gustosissime notizie che, altrimenti, sarebbero andate perse nella nebbia dei tempi, dal “riportino” di Cesare (anche i dittatori piangono, quando si pettinano, Vita di Cesare, 45), ai suoi trascorsi giovanili col re Nicomede di Bitinia (Cesare, 49); dai pettegolezzi sulla nascita di Druso Maggiore, figlio della seconda moglie di Ottaviano, sposata quando era ancora incinta del primo marito (ma le malelingue insinuavano che il pargolo fosse frutto dell’adulterio con Ottaviano, per cui circolava il detto che ai più fortunati i figli nascono in tre mesi (Claudio, 1); dai gustosissimi gossip sulla scandalosa condotta privata di Caligola, incestuoso con tutte le sorelle (Caligola, 24) e incline ad amorazzi coi divi della scena (Caligola, 53), sino alle preoccupazioni di Augusto per le figuracce che Claudio, futuro imperatore, figlio di Druso, poteva far fare alla famiglia (Claudio, 4), per giungere al poco clemente epiteto appioppato a Domiziano, il “Nerone calvo”, con l’aggiunta d’un dettaglio impietoso: il princeps passava le ore deputate alle cure di governo a lanciare i dadi da solo (Domiziano, 21): oggi sarebbe un giocatore compulsivo di candy crush o solitari on line.
La passione per Roma, l’Impero, e tutto ciò che vi ruota intorno, le figure dei Cesari in primis, non comincia certo da un podcast.
In fondo, Roma ci accompagna in ogni momento, a partire dalla lingua che parliamo e dall’alfabeto che usiamo. Interrogato sui motivi di questo successo, Holland ha ricordato che la nostra concezione del potere deriva più dall’antica Roma che da altre esperienze storiche; la Costituzione americana è modellata su quella della res Romana. E, dice Holland, «la Repubblica romana è finita per diventare una autocrazia», per cui «periodicamente, c’è sempre stata l’ansia che un sistema di governo repubblicano potesse diventare un’autocrazia». Inoltre, in fondo, gli imperatori, soprattutto i primi dodici, con il loro mix di crudeltà, vizi e virtù, rappresentano da sempre l’immagine dei potenti (pensate allo studio dell’Azzeccagarbugli manzoniano, dove fanno bella mostra di sé i busti dei dodici Cesari, segno tangibile del suo ossequio per il potere), specialmente in un tempo come il nostro, in cui mediaticamente tutto è ingigantito e tutto deve colpire l’immaginazione per fare notizia.
Per noi, in fondo, quei dodici ritratti incarnano ancora l’immagine del potere, che, per definizione, deve essere capriccioso, lontano, bizzarro, soggetto a mutevole fortuna.
Del pari, la moda di Roma non ci lascia mai e le librerie rigurgitano letteralmente di libri, saggi e romanzi ispirati alle figure degli imperatori: si va da un grande classico come Io, Claudio (Corbaccio) di Robert Graves – col suo sequel, Il divo Claudio e, dalla sempre vivida penna di Valerio Massimo Manfredi (ultimo arrivato: Germanico, per Mondadori) al Cesare (Giunti) di Galatea Vaglio, seguito dai Lupi di Roma, della stessa autrice, incentrato sul turbinoso periodo dopo le Idi di marzo. Non dimentichiamo Il canto di Messalina (Rizzoli) di Antonella Prenner. Citiamo infine, Luca Canali, autore, fra i tanti titoli, di Scandali e vizi privati delle donne dei Cesari (Piemme), del Diario segreto di Giulio Cesare (Mondadori), e di Augusto, braccio violento della storia (Bompiani). E voi che cosa aspettate a tuffarvi nella turbinosa storia imperiale?