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 2025  febbraio 25 Martedì calendario

Pioltello, la sentenza sull’incidente ferroviario: Rfi assolta con sette dirigenti. I giudici condannano un solo manager

Sette anni fa 3 morti, 100 pendolari feriti e 6 milioni di euro di danni per l’incidente ferroviario che coinvolse un treno regionale. La causa fu la rottura di un giunto usurato in attesa di sostituzione.
Non si possono imputare penalmente a RFI-Rete Ferroviaria Italiana, al suo ex amministratore delegato e ai tanti suoi dirigenti dell’epoca imputati dalla Procura di Milano, ma ad uno soltanto di essi, le disastrose conseguenze della mancata (benché decisa da mesi) sostituzione di binari del giunto usurato che, rompendosi alle 6.56 del 25 gennaio 2018, fece deragliare il treno regionale 10452 Cremona-Milano Porta Garibaldi con a bordo 350 pendolari, poco dopo la stazione di Pioltello (Milano) provocando la morte di tre passeggere (Ida Milanesi, Giuseppina Pirri e Pierangela Tadini), il ferimento di altre 100 persone e più di 6 milioni di euro di danni. Lo ha deciso la V sezione del Tribunale di Milano, che ha assolto RFI e sette suoi dirigenti, condannando a 5 anni e 3 mesi solo Marco Albanesi, che guidava l’Unità manutentiva di Brescia.

Le giudici hanno respinto le richieste dei pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti di condannare a sette anni e 10 mesi l’allora responsabile della Dtp-Direzione territoriale produzione di Rete Ferroviaria Italiana, Vincenzo Macello, a sei anni e 10 mesi Andrea Guerini che era a capo delle Linee Sud della Direzione territoriale produzione di Milano, nonché a quattro anni e 4 mesi l’ex amministratore delegato di RFI-Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile, e l’ex direttore produzione Umberto Lebruto.
Assolta è stata anche la società RFI per la quale la Procura chiedeva 900.000 euro di sanzione in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi dai dirigenti nell’interesse aziendale. Assolti (come però qui chiedevano anche i pm) Moreno Bucciantini che era a capo del Reparto Programmazione e Controllo dell’Unità Territoriale Linee Sud della Dtp, Ivo Rebai che era responsabile della struttura operativa ingegneria della Dtp di Milano, e Marco Gallini, che guidava la struttura organizzativa servizi per i rotabili e per la diagnostica della società.
L’accusa: omissioni nella manutenzioneNella lettura accusatoria – che ha sostenuto le contestazioni a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio plurimo e lesioni plurime colpose, violazioni e omissioni sulla normativa per la sicurezza sul lavoro e la prevenzione degli infortuni – l’incidente ferroviario era stato l’ultimo anello di una lunga catena di «omissioni» nella «manutenzione» e nella «sicurezza», tutte «riconducibili all’interesse di Rete Ferroviaria Italiana» perché la manutenzione su quella tratta «avrebbe comportato tempi di indisponibilità dell’infrastruttura incompatibili con gli obiettivi aziendali».

La difesa: colpa defli operai manutentoriPer i legali dei manager, invece, gli operai manutentori (su cui la Procura non ha mai ritenuto di avere elementi che imponessero di indagarli) «avevano il potere di intervenire e chiedere la sospensione della circolazione» e «conoscevano bene ciò che andava fatto, ma per varie ragioni si discostarono dalle procedure di sicurezza», mentre i dirigenti imputati dalla Procura erano «vittime di una responsabilità oggettiva, meramente di posizione, rovesciata su loro senza che ad essi fossero addebitabili condotte soggettivamente rimproverabili» all’interno di una struttura complessa e ripartita in deleghe e competenze.