il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2025
Dati falsi sulle spese per gli armamenti
Può una scelta politica che comporta conseguenze enormi essere fatta (anche) basandosi su dati farlocchi? La risposta è sì e sta succedendo – di nuovo, direbbero in Grecia – proprio in Europa. Parliamo della asserita necessità di aumentare la spesa militare a livelli quasi mai visti per obbedire ai diktat di Donald Trump e rispondere a una potenziale invasione russa. Un paio di settimane fa sui giornali di tutta Europa è comparso un report dell’International Institute for Strategic Studies (Iiss), think tank britannico finanziato soprattutto dall’industria della difesa: “La spesa in difesa della Russia è superiore a quella dell’intera Europa messa insieme”, riassumeva il titolo del Financial Times, non dissimile da quello di altri media del continente, Italia compresa. Problema: non è vero. L’Osservatore sui conti pubblici della Cattolica diretto da Carlo Cottarelli ha rifatto i conti e la spesa militare europea nel 2024 risulta superiore del 58% a quella russa, nonostante Mosca sia impegnata da tre anni in una guerra che gonfia il bilancio delle sue forze armate.
Ripartiamo da capo.Cosa dice il report dell’Iiss? Intanto che la spesa militare russa l’anno scorso – usando come parametro la definizione Nato – è stata di 145,9 miliardi di dollari agli attuali tassi di cambio, il 6,7% del Pil. Può sembrare una cifra piccola se si pensa che gli Usa hanno speso da soli 970 miliardi (1.475 il totale Nato), ma il confronto così non sarebbe corretto: stipendi e prezzi alla produzione, per dire, non sono gli stessi. Per questo l’Iiss ha convertito le sue stime in dollari “a parità di potere d’acquisto” (PPP): un modo usato per rendere possibile il confronto tra economie così diverse. Con questa metrica la spesa militare russa del 2024 sale a 461,1 miliardi di dollari PPP, mentre quella europea – in un’altra parte del report Iiss – è quantificata in 457,3 miliardi di dollari: la Russia da sola, insomma, nel 2024 ha speso 3,4 miliardi di dollari più dell’Europa.
Notizia a effetto, ma falsa. Come riassume una nota pubblicata sabato dall’Osservatorio di Cottarelli, “questo confronto contiene due errori”. Il primo riguarda il perimetro considerato: quello Nato usato per la Russia è più ampio, contiene più voci, mentre il defence spending usato per l’Europa è più restrittivo: in sostanza, usando la definizione Nato la spesa militare europea 2024 è pari 493,1 miliardi di dollari, 30 miliardi in più della spesa russa. Il secondo errore è ancora più grave, perché la spesa europea è calcolata al tasso di cambio attuale e non a parità di potere d’acquisto. Convertita in dollari PPP “la spesa militare europea risulta di 730 miliardi di dollari nel 2024, ossia il 58% più alta rispetto ai 462 miliardi spesi dalla Russia”.
Volendo si può raffinare l’analisi, ma il risultato cambia poco. Escluse dal conto Serbia, Bosnia, Kosovo e Svizzera (che non sono nella Nato o nell’Ue) la spesa europea nel 2024 risulta di 719 miliardi di dollari PPP, il 56% in più di quella russa. La spesa della sola Unione europea (escluse quindi anche Regno Unito, Turchia e Norvegia) è di 574,5 miliardi di dollari PPP, cioè l’1,95% del Pil dell’Ue a 27 Stati e il 18,6% superiore alla spesa russa. Quest’ultima, peraltro, nel 2024 “è in buona parte destinata a rimpiazzare le ingenti perdite sul campo di mezzi e munizioni sostenute” in Ucraina, quindi “l’aumento degli arsenali russi è stato ben inferiore a quello suggerito dalla sua spesa militare”. Insomma, la maggior spesa che serve all’Europa per mantenere il vantaggio militare su Vladimir Putin è marginale: non certo gli oltre 250 miliardi di euro all’anno di cui s’è parlato in ambito Nato per arrivare al 3,5% del Pil, livello che fu sfiorato solo all’inizio degli anni 60.
Curiosamente la nota dell’Osservatorio della Cattolica che smentisce lo studio dell’Iiss, pubblicato con gran rilievo due settimane fa, finora non è stata ripresa da nessuno, neanche per correggere l’errore precedente. Com’è noto – e sottolineato pure da Cottarelli & C. – per l’Europa, assai prima che spendere di più, sarebbe più sensato spendere meglio e coordinare la sua industria della difesa per creare economie di scala ed evitare che i nostri investimenti in sistemi d’arma e tecnologia bellica finiscano a Stati Uniti, Israele, Sud Corea e pochi altri (78 euro ogni 100 spesi tra 2022 e 2023 secondo il rapporto Draghi).