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 2025  febbraio 25 Martedì calendario

Commedia italiana patrimonio dell’umanità, il sì di Verdone

Da Petrolini e Totò al grande Steno, da Alberto Sordi a Mario Monicelli, Pietro Germi, Dino Risi, Luigi Zampa, Nanni Loy per arrivare a Carlo ed Enrico Vanzina e Carlo Verdone: dagli Anni Cinquanta in poi la commedia italiana ha raccontato puntualmente il Paese puntando soprattutto sui suoi difetti, sui tic, sulle magagne. Con la complicità di talenti straordinari come lo stesso Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Gigi Proietti, Massimo Troisi che hanno interpretato l’italiano medio nei vari momenti della storia in un mix di risata e dramma.
Un americano a Roma, Divorzio all’italiana, Il medico della mutua, Il sorpasso, Febbre da cavallo, Vacanze di Natale, Viaggi di nozze, tutti successi evergreen, sono le pietre miliari del genere cinematografico che il mondo ci invidia, che spesso ha tentato di copiarci e che continua ad attirare il pubblico come dimostrano gli incassi (oltre 4 milioni nel primo week end) di FolleMente, film di Paolo Genovese che ironizza sui meccanismi mentali capaci di sabotare il rapporto di coppia. «A distinguere la nostra commedia dal cinema brillante degli altri Paesi», spiegava lapidario Monicelli, «è la capacità di trattare anche gli argomenti tragici con divertimento e ironia».E ora la commedia italiana doc è candidata ad essere riconosciuta dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità dopo l’opera dei pupi siciliani, la pizza, la dieta mediterranea, il canto lirico e altre eccellenze nazionali: la proposta ufficiale, già condivisa con la premier Giorgia Meloni e il ministro Alessandro Giuli, è stata avanzata dalla Fondazione Guido Carli che non a caso ha invitato Verdone a tenere l’11 marzo prossimo alla Luiss-Guido Carli una lezione intitolata Comicamente etici – com’è cambiato l’umorismo italiano dagli anni ’80 ad oggi alla presenza del Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, e della vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli.
«La commedia è una tradizione italiana di eccellenza che non solo ha divertito milioni di persone ma ha anche smascherato le ingiustizie e i soprusi attraverso l’arguzia e l’ironia», spiega Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli e nipote dello statista che fu Governatore della Banca d’Italia, ministro del Tesoro, senatore, «nessuno più di Verdone, un protagonista amato da tutte le generazioni, può oggi inquadrare il fenomeno alla luce dell’etica, il principio che sta alla base della nostra Fondazione».
Carlo ha accettato l’invito con entusiasmo: «Ho molto apprezzato il desiderio di valorizzare la commedia», spiega, «proprio perché viviamo in un momento dominato dall’ansia, dall’incertezza, dalla paura del futuro. Siamo tutti più incupiti, addirittura disperati: proprio ieri dal barbiere due persone imprecavano contro il caldo, l’umidità, il clima in generale. Siamo ridotti al lamento continuo, per non parlare dei media che ci bombardano di cattive notizie...». Un motivo di più, aggiunge l’attore-regista, «per celebrare l’ironia, la leggerezza, il sorriso. Tutti gli artisti che nel corso degli anni hanno brillato nella comicità ci hanno dato una grande lezione».E cosa dirà nel corso della sua lezione alla Luiss-Guido Carli dove nel 2012 ambientò una scena del suo film Posti in piedi in paradiso, affidando un piccolo ruolo al figlio Paolo (che non fa l’attore)? «Un discorso non l’ho preparato, non mi ci vedo a leggere dei fogli», risponde Verdone, «probabilmente improvviserò ripercorrendo la storia della comicità degli ultimi quarant’anni. E sottolineerò l’importanza della commedia, il suo valore etico». Cosa intende? «Ogni volta che un film ha denunciato e fustigato, attraverso l’ironia, un guasto della società ha compiuto un’operazione moralmente rilevante. Pensiamo al grande Alberto Sordi, che ha costruito la propria leggenda incarnando l’italiano medio cialtrone e spesso vigliacco, megalomane, approfittatore rimanendo tuttavia simpaticissimo al pubblico che non l’ha mai identificato con i suoi personaggi: ha dimostrato che la comicità serve a smascherare le fragilità dell’uomo, per rifletterci su e magari correggerle».
Si pensi a un film come Il medico della mutua di Zampa, che nel 1968 denunciava la malasanità provocando una bufera in Parlamento, o al Sorpasso di Risi che attraverso il personaggio sbruffone di Gassman fustigava l’euforia esagerata degli Anni Sessanta, o ancora i nuovi ricchi degli Ottanta e Novanta raccontati senza sconti dalle commedie dei Vanzina. Ed è diventato ancora più importante, oggi, far ridere il pubblico? «Certo, la commedia non ha mai abdicato alla sua funzione sociale», risponde Verdone. Intanto, per accompagnare la candidature della commedia italiana all’Unesco, la Fondazione Guido Carli ha pensato di proporre l’istituzione di una Giornata nazionale del Buonumore. Ce ne sarebbe un gran bisogno.