Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 25 Martedì calendario

Parla l’unica donna-fantino del Palio

«Non vedo l’ora di tornare a cavallo, di montare Donna Rosa, la cavallina saura che ho comprato l’anno scorso in Sardegna. Dopo la festa per i miei 90 anni in Piazza del Campo, mi sono rotta il femore cadendo in casa. Avevo due bottiglie di vino in mano e non volevo si rompessero. Così mi sono rotta io». Rosanna Bonelli compirà 91 anni il 10 agosto, dalla morte della regina Elisabetta, è rimasta l’unica donna al mondo alla sua età, tra quelle conosciute almeno, che continua a montare a cavallo. Vive nella sua tenuta a Vagliagli, nel cuore del Chianti senese. A poca distanza dalla Fattoria dell’Aiola, che appartenne al senatore del partito liberale Giovanni Malagodi. E oggi, come rivelò Alexei Navalny, sarebbe tra le proprietà di Dmitry Medvedev, ex presidente della Russia e braccio destro dello zar Vladimir Putin.Rosanna Bonelli, nonna felice di due nipotini, è diventata un mito per un altro primato: è l’unica donna, dal Seicento a oggi, che ha corso il Palio di Siena in Piazza del Campo. Aveva il giubbetto dell’Aquila, il 16 agosto 1957, montava Percina, cadde al secondo giro alla curva di San Martino, per colpa della Lupa che la spinse contro il colonnino. «Voleva passarmi all’esterno, che sciocchezza».La storia della ragazza che corse il Palio con il soprannome di “Diavola”, ma lei si racconta sempre come “Rompicollo”, è una sceneggiatura. Letteralmente. «Io ho corso il Palio – racconta – solo grazie al film La ragazza del Palio, diretto da Luigi Zampa, con Vittorio Gassman e Diana Dors. Ero riuscita a trovare un posto da comparsa, feci da controfigura alla Dors nelle scene in cui era a cavallo. I produttori ebbero l’idea che, per promuovere il film nel mondo, la realtà doveva anticipare la finzione. Il film avrebbe avuto più successo se una ragazza avesse corso davvero il Palio. Così misero sul tavolo molti soldi, promisero milioni di lire alla Contrada che avesse scelto me come fantino. Ma sbatterono contro molti no».Perché le Contrade rifiutarono tutti quei soldi?«Non si era mai vista una donna al Palio. Le storie raccontano di Virginia Tacci, che il 15 agosto 1581 corse nel Drago. Ma era un Palio alla lunga, con solo 7 Contrade e un percorso che da fuori le mura di Siena arrivava al Duomo. Non rientra negli albi d’oro né nei musei delle Contrade. In più mio zio Umberto Bonelli era capitano della Selva. Telefonò agli altri capitani di Contrada, dissuadendoli dallo scegliere me come fantino. Ma non li trovò tutti».Non c’erano i cellulari, quindi il capitano dell’Aquila non ricevette la telefonata di suo zio...«Mario Masoni era al mare, da lui arrivarono prima gli agenti della produzione del film e gli offrirono 3 milioni di lire, anche se a me dissero che erano 300 mila lire. L’Aquila aveva vinto il Palio l’anno prima, Masoni accettò dicendo “tanto un fantino dovevo trovarlo"».E così indossò il giubbetto dell’Aquila e corse il Palio.«Prima però mi arrabbiai alla segnatura, il momento in cui ai fantini viene assegnato il soprannome. Io volevo essere Rompicollo, la protagonista dell’operetta di successo scritta da mio padre, che fu da ispirazione al film. I produttori però avevano ribattezzato Diana Dors “Diavola” e imposero quel soprannome. “Senti, pagano loro, chiamati Diavola e finiamola qui”, tagliò corto capitan Masoni. Io volevo solo correre in Piazza del Campo, il resto erano dettagli».A distanza di 68 anni cosa ricorda di quel Palio?«Tante emozioni e ricordi bellissimi. Soprattutto il corteo storico, fu stupendo. Poi il silenzio della piazza quando i fantini escono dall’Entrone. Vinsi due prove e caddi al Palio dopo un giro e mezzo. Mi buttarono a terra alla curva di San Martino».Perché nessuna donna dopo di lei ha corso il Palio di Siena?«Me lo domando sempre anch’io. Ma cosa fanno le donne per farsi spazio? Avevo sempre pensato “chissà quante fantine verranno dopo di me”. Sono passati quasi 70 anni e, a parte Selvaggia che è caduta alle prove di notte in Piazza del Campo l’anno scorso, sono state frenate tutte dalla paura».Lei mi raccontò che girava per le strade di Siena con gli stivali sporchi di fango e una mantella scozzese comprata a Londra.«Sono sempre stata un maschiaccio. Poi ero innamorata di mio marito sin da quando ero ragazzina. Sono riuscito a sposarlo, anche se è stata un’impresa».Perché un’impresa?«Lo conoscevo da quando era capitano e poi fu promosso maggiore. Lui mi chiese “mi vuoi sposare?” E io rimasi talmente esterrefatta che gli risposi “sì, ma quando sarai generale”. Fui stupida, potevo accontentarmi di colonnello. Ci siamo frequentati per altri dieci anni, tra concorsi ippici e altri eventi. Alla fine diventò generale e ci sposammo. E abbiamo avuto due splendidi figli, Chiara e Francesco».Cos’è il cavallo per Rompicollo?«Me lo sogno anche di notte. Disegno sempre cavalli, regalo bigliettini con cavalli, le etichette sul mio vino sono cavalli. Fin da piccola montavo un manico di scopa pur di andare a cavallo. Sognavo sempre di cavalcare, ringraziando il cielo ci sono riuscita». —