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 2025  febbraio 25 Martedì calendario

La ricerca: i soldi fanno la longevità


Inutile incolpare i geni, il destino di ciascuno di noi è nelle nostre mani. Per dipanare il dilemma se la longevità sia determinata dal Dna o dallo stile di vita, i ricercatori di Oxford hanno fatto ricorso a uno dei tesori di dati medici più ricchi del mondo. La Uk Biobank contiene le informazioni sulla salute di mezzo milione di cittadini inglesi che hanno accettato di entrare nella banca dati e sottoporsi a screening periodici, anche per decenni di seguito, incluse le abitudini alimentari, di sonno e di attività fisica, le malattie dell’infanzia, le condizioni socioeconomiche, quelle familiari e per i più sfortunati le cause di morte.Per ciascuno dei 500mila individui censiti i ricercatori hanno tracciato il profilo del rischio di ammalarsi, condizionato dai geni da una parte e da 164 fra fattori ambientali e stili di vita dall’altra: dal fumo alla convivenza con un partner, dal peso che si aveva all’età di 10 anni al tempo passato sugli apparecchi elettronici. In un decimo del campione è stato fatto un ulteriore raffronto, l’analisi del cosiddetto “orologio dell’invecchiamento”. Si tratta di un test del sangue messo a punto a Oxford che analizza 204 proteine collegate allo stato di usura in cui si trovano i vari organi, prima ancora che mostrino sintomi di malattia.Il confronto tra geni, stili di vita, deterioramento degli organi e cause di morte per chi nel frattempo era deceduto, ha permesso di tracciare il quadro più vasto e complesso mai realizzato finora su cosa ci fa invecchiare di più, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Medicine. Abitudini e ambiente, è emerso, sono preponderanti rispetto all’eredità genetica: influenzano la durata della vita del 17%, mentre il Dna si limita al 2%.Il fattore che più incide sulla longevità è il fumo, legato all’insorgere di 21 delle 22 malattie prese in esame a Oxford. Al secondo posto ci sono condizioni socioeconomiche come il possedere una casa, alloggiare in affitto o dover pagare un mutuo, avere un contratto di lavoro stabile, far fatica ad arrivare a fine mese. L’effetto sulla salute di queste variabili, che sembrano ricadere più nel campo dell’economia che in quello della medicina, è invece molto grande e riguarda 19 malattie. L’attività fisica moderata è al terzo posto e può prevenire 17 malattie. Lo sport ad alta intensità produce invece l’effetto contrario, causando stress ossidativo nelle cellule e accelerando l’invecchiamento.Non sono solo gli stili di vita attuali ad allungare o accorciare la vita. L’impronta dell’infanzia si fa sentire anche parecchi decenni più tardi. Una madre che fuma nei primi anni di vita del figlio abbasserà le sue chance di invecchiare in salute. Così come gli animali di taglia piccola tendono a vivere più a lungo, così accade ai bambini che a 10 anni sono più bassi e magri rispetto alla media.Altri fattori che erodono la durata media della vita sono la sensazione di essere sempre stanchi e un umore regolarmente poco entusiasta. L’effetto del cibo è stato misurato attraverso il consumo di formaggio, alcol, carni processate da un lato e frutta e verdura dall’altro. Anche il sonno gioca il suo ruolo di primo piano: dormire meno di 7 ore a notte, ma anche più di 9, è associato a una vita più breve. Lostesso accade per l’abitudine alla pennichella di giorno. Un titolo di studio elevato, il numero di automobili possedute (considerato un indice di ricchezza) e la convivenza con un partner (ma non con persone diverse dal partner) al contrario promettono una vecchiaia prolungata.Polmoni, cuore e fegato sono le parti del corpo su cui gli stili di vita influiscono di più. Anche il Dna però, sia pur ridimensionato nel suo ruolo, ha degli organi bersaglio. Ereditare particolari mutazioni dai genitori fa la differenza nel rischio di ammalarsi di demenza e alcuni tipi di cancro, in particolare seno, ovaie, prostata e colon-retto.Anche se molti degli stili di vita citati dallo studio erano già noti per i loro effetti sulla salute, (fumo in primis), la disparità di peso tra geni e ambiente messa in evidenza dallo studio di Oxford è sorprendente. A stupirsi, però, non sono i ricercatori, che nello studio commentano: «Se negli ultimi due secoli la vita media è quasi raddoppiata è grazie a fattori ambientali, visto che il nostro patrimonio genetico è rimasto più o meno lo stesso».