Corriere della Sera, 24 febbraio 2025
Antoine Dupont, chi è il giocatore di rugby più forte del mondo che ha demolito l’Italia nel Sei Nazioni.
Il francese ha condannato gli azzurri alla peggiore sconfitta in casa in 26 anni di torneo. Non sorride mai, ma lo si vede spuntare ovunque Il piano di Galthié, il ct che i giornali francesi amano massacrare, era chiaro, annunciato. Distruggere l’Italia per smaltire la rabbia per la sconfitta di Twickenham (in pratica, un suicidio) e per farci capire che il 13-13 di un anno fa a Lille (con palo di Garbisi sull’ultimo calcio) era stato un episodio, nulla di più. E il piano, purtroppo per noi, è perfettamente riuscito.
È finita 73-24, 11 mete contro 3, la peggiore sconfitta in casa in 26 anni di Sei Nazioni, la peggiore contro i galli. E il bello è che l’Italia aveva segnato per prima e condotto per 21 minuti. Sembrava potesse giocarsela, ma non è andata così. È stata un’esibizione perfetta dei francesi, di muscoli, tecnica, lettura del gioco.
Una performance da tramandare ai posteri con un uomo sopra tutti, Antoine Dupont, che ha segnato due mete, mandato a segnare metà dei compagni, gestito per 80 minuti palla e situazioni. Senza un dubbio, una sbavatura. Dupont è il miglior giocatore del mondo. È cresciuto a Castelnau-Magnoac, 788 abitanti nel dipartimento degli Alti Pirenei. A 17 anni ha debuttato in Champions col Castres, oggi che di anni ne ha 28 gioca nel Tolosa (con Capuozzo) ed è uno dei pochi rugbisti che possono cambiare da soli una squadra. È un mediano di mischia, ma in pratica fa anche l’apertura e potrebbe fare il terza linea e forse anche il pilone. È alto 1,75, pesa 85 chili, non sorride mai e in campo lo vedi spuntare dappertutto. Ieri all’ultimo ha recuperato un pallone dal quale è nata l’11ª meta. È stato il direttore di un’orchestra che non ha steccato mai.
«Situazioni che mentalmente ti ammazzano»
La tempesta è iniziata dal primo minuto e l’Italia è rimasta a galla respingendo per due volte il colossale Atonio e il resto degli avanti bleu. Poi la meta di Menoncello, bellissima. Dopo, praticamente solo Francia. Il ct Quesada picchiava i pugni sul tavolo a ogni break degli avversari. Non gli era mai successo, da quando allena l’Italia, di passare un pomeriggio così: «Siamo durati 20 minuti. Troppo poco. Loro hanno sempre avuto il controllo del gioco a terra, erano sempre in avanzamento, non riuscivamo a rallentarli. È diventato tutto troppo difficile». «Abbiamo fatto tanti piccoli errori che loro hanno sfruttato – aggiunge il capitano Lamaro —. Sono situazioni che mentalmente ti ammazzano, a poco a poco, arrivi al punto di non capire nemmeno più cosa sta succedendo».
«Sentire il dolore per ripartire»
In sostanza la Francia ha fatto la Francia, quella vera. Quella che a Twickenham, dove l’Italia giocherà tra due settimane, non si era vista. E quando quella Francia appare è meglio essere da un’altra parte. «Quando giocano così – è ancora Quesada —, quando riescono a fare il loro rugby veloce, aggressivo, anche arrogante, è difficile resistere. Non credo sia questa la differenza tra noi e loro, 73 punti sono tanti. Ma spero che questi 73 punti ci facciano male. Ci facciano capire cosa dobbiamo fare per crescere. Sentire il dolore è il primo passo per ripartire».