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 2025  febbraio 24 Lunedì calendario

Ascoltare un libro è come leggerlo?

«Sto barando se ascolto un audiolibro per il mio club del libro?». Nel 2018 lo psicologo Daniel T. Willingham scrisse sul New York Times che sempre più persone gli ponevano domande simili. Già all’epoca, il mercato degli audiolibri era in fase di crescita, che si è poi intensificata negli anni della pandemia e successivi. Anche il mercato italiano è passato, secondo le stime dell’Associazione Italiana Editori, dai 4,9 milioni di ascoltatori annui prima del 2020 ai 6,2 milioni del 2024.
La domanda citata da Willingham tradisce però una diffusa diffidenza nei confronti di questo formato, specie se paragonato alla lettura tradizionale. C’è chi sostiene, infatti, che ascoltare un audiolibro sia un’esperienza intellettualmente meno stimolante della lettura di un libro: una specie di scorciatoia. Lo scrittore statunitense John Green (Colpa delle stelle) ha recentemente raccontato sul suo canale YouTube quanto la sua opinione sugli audiolibri sia cambiata negli ultimi vent’anni, cioè da quando un suo libro è stato pubblicato per la prima volta in versione audio.
All’epoca, ricorda, «adoravo il linguaggio scritto in quanto linguaggio scritto, e pensavo che ci fossero complessità e sfumature che non potevano essere rese con un audiolibro. Ovviamente, all’epoca, non avevo ancora capito che ci sono complessità e sfumature negli audiolibri che non possono essere colte su un testo scritto». Green fa l’esempio del romanzo Ulisse di James Joyce per sottolineare come chi ne ascolta la versione audio potrebbe perdersi alcuni dei giochi di parole più testuali; allo stesso modo, chi lo legge potrebbe non cogliere i molti giochi di parole basati sul suono e sulla pronuncia.
È difficile misurare scientificamente la differenza tra l’ascolto di un audiolibro e la lettura tradizionale. Uno studio del 2016 provò a farlo, sottoponendo tre gruppi di persone allo stesso testo, che veniva fruito in modo diverso: tramite lettura via schermo, in formato audio o nella cosiddetta «modalità duale», cioè leggendo e ascoltando allo stesso tempo. Lo studio non riscontrò «alcuna differenza significativa nella comprensione» del testo tra i tre gruppi. Anche uno studio pubblicato nel 2019 dal Journal of Neuroscience ha dimostrato come le stesse aree del cervello siano attive, con intensità simile, sia durante la lettura che l’ascolto.
Ilenia Zodiaco, youtuber esperta di letteratura e autrice della newsletter Inside Books, si sente spesso rivolgere questa domanda dai suoi follower su Instagram. Ma la domanda stessa, secondo lei, nasce da un atteggiamento sbagliato: «Mi sembra pretestuoso mettere un limite al modo in cui possiamo fruire di una storia. Se pensiamo agli audiolibri come pura fonte di intrattenimento, non dovremmo nemmeno porci questo problema». Zodiaco non considera l’audiolibro come «un sostituto del libro cartaceo» ma come uno strumento molto utile, specie in un momento in cui sempre più persone hanno ritmi di vita intensi e fanno fatica a trovare il tempo per leggere. Parte dello scetticismo, inoltre, potrebbe essere dovuto all’effetto novità: per molte persone, infatti, gli audiolibri sono uno strumento recente, legato alla diffusione delle app su abbonamento, nonostante la loro storia sia molto più lunga.
L’origine degli audiolibri viene fatta risalire al 1877, quando l’inventore statunitense Thomas Edison creò il fonografo, il primo macchinario in grado di riprodurre suoni registrati. Tra le prime applicazioni individuate da Edison ci fu proprio l’ascolto di storie e romanzi. A causa dei limiti tecnologici dell’epoca, però, le registrazioni potevano durare al massimo quattro minuti: la prima registrazione su fonografo fatta da Edison fu una breve filastrocca inglese, Mary had a little lamb.
Nel corso del Novecento gli audiolibri si diffusero su altri medium (come i dischi in vinile e le musicassette), ma oggi esistono soprattutto in formato digitale, che si può scaricare e ascoltare sia su smartphone che su alcuni lettori di ebook. Il primo lettore audio digitale della storia, The Audible Player, risale al 1997 (quattro anni prima di iPod) e fu sviluppato da Audible, oggi una delle realtà più importanti del settore e di proprietà di Amazon. Anche Spotify, tra i principali servizi di streaming musicale del mondo, sta investendo nel settore, a conferma della sua diffusione nel pubblico generalista. Per molti decenni, però, gli audiolibri furono pensati soprattutto per un pubblico di non vedenti, e sono tuttora molto apprezzati da chi ha limiti alla vista o dislessia.
Lo scrittore James Tate Hill ha raccontato sul sito Literary Hub come gli audiolibri siano diventati importanti nella sua vita dopo la diagnosi di neuropatia ottica ereditaria di Leber, una malattia neurodegenerativa che può portare alla perdita della vista dei giovani adulti. Prima di allora, Hill non aveva mai letto molto ma oggi si definisce «un lettore». Per lui, la distinzione tra lettura e ascolto non ha importanza: «A un certo punto, la voce nelle mie orecchie si fonde con la mia voce nello stesso modo in cui le parole sulla pagina diventavano la mia voce interiore, quando leggevo su carta».
Il dibattito sembra riflettere anche una definizione parziale della lettura, che nel mondo contemporaneo è considerata un’attività silenziosa, riflessiva e solitaria. Non è sempre stato così: nel saggio Nella vigna del testo. Per una eologia della lettura, lo scrittore Ivan Illich ha ricostruito l’evoluzione del libro e della sua fruizione, da oggetto sacro a bene d’uso comune, spiegando come nei monasteri medievali la lettura fosse un esercizio rumoroso e di gruppo.
Per Fabiana Carobolante, curatrice di Ad alta voce, il programma quotidiano di letture di Rai Radio 3 che è anche un grande catalogo di audiolibri gratuiti e il più ascoltato della app RaiPlay Sound, l’audiolibro non deve essere considerato una scorciatoia rispetto ai più nobili libri, ma «una porta segreta, un passepartout, una strada che non si aveva ancora avuto la possibilità di percorrere». Carobolante sottolinea l’importanza della scelta del lettore – cioè la persona che interpreta e legge l’opera – che è in grado di cambiare la percezione della storia da parte del pubblico. Qualche anno fa, racconta, Ad alta voce scelse di far leggere Se questo è un uomo di Primo Levi a Valentina Carnelutti: «In quel caso abbiamo pensato di valorizzare il testo facendolo leggere a una persona che non potesse essere confusa con l’autore [per la differenza di genere, ndr], per far emergere, per contrasto, tutta la drammaticità del racconto». In alcuni casi, associare il lettore giusto all’opera giusta può rendere l’audiolibro migliore del libro originale, come ritiene sia successo con il romanzo La parete di Marlen Haushofer, letto da Manuela Mandracchia e particolarmente apprezzato dal pubblico.
Lo stesso può avvenire con i grandi classici, come I promessi sposi, tra i titoli di Ad alta voce più ascoltati sull’applicazione RaiPlay Sound. Il successo di questo audiolibro è probabilmente dovuto agli studenti delle scuole superiori, che secondo Carobolante cercano di dare vita a un’opera che quando viene letta in classe si finisce per odiare, o quasi. «Ed è un peccato perché è un’opera moderna: la scena iniziale è un piano sequenza cinematografico, alla Apocalypse Now, un drone che parte dall’alto e, nel giro di qualche pagina, arriva sul piede di don Abbondio. Se è un grande attore a leggerlo, diventa un’avventura».