La Stampa, 24 febbraio 2025
Il cardinale Hollerich: “Basta speculazioni sul Papa: è orribile che si lavori già al conclave”
Città del Vaticano. «È orribile che cardinali, vescovi e preti pensino e lavorino al conclave con il Papa vivo». Non le manda a dire Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo. Relatore generale del Sinodo dei vescovi e membro del Consiglio dei cardinali, è una delle figure chiave del pontificato.
Eminenza, la Chiesa sta affrontando l’apprensione per il Papa ricoverato in ospedale. Che significato ha tutto questo per la comunità ecclesiale?
«Penso che tutta la Chiesa stia pregando per il Pontefice con grande intensità. In questi giorni ho incontrato tante persone che provano un sincero dolore nel cuore, perché si immedesimano nella sua sofferenza e gli sono vicine con affetto e devozione. È un’esperienza che, pur nella preoccupazione, rivela qualcosa di profondamente bello: una Chiesa unita, che si raccoglie in preghiera per il suo Pastore, testimoniando così la comunione che ci lega in Cristo. Questo legame di fede e di amore è più forte di ogni difficoltà e si manifesta in modo straordinario proprio nei momenti di prova».
Sta dicendo che di fronte alla sofferenza del Vescovo di Roma si percepisce un superamento delle divisioni e delle tensioni che segnano i Sacri Palazzi?
«C’è un senso di unità attorno al Papa sofferente. Sì, da quello che vedo e sento, è proprio così. In queste ore, al di là delle differenze di vedute o delle discussioni che a volte attraversano la Chiesa, c’è un comune sentire: la preghiera e la vicinanza al Pontefice. Francesco è un punto di riferimento per tutti, e quando un padre soffre, la famiglia si stringe attorno a lui. Questo è un segnale importante: ci ricorda che, al di là di qualsiasi tensione, la Chiesa è una comunità viva, che si nutre di fede, di speranza e di amore. Ovviamente, ci sono delle eccezioni».
Ecco, si parla spesso di strategie in vista di un futuro Conclave. Ritiene che sia già in atto qualcosa del genere?
«Ci sarà sempre qualcuno che trama, che si concentra sulle manovre per indebolire il papato, fa parte della natura umana. Ma per me è molto chiaro ciò che il Papa ha detto in diverse occasioni: non vuole che si facciano calcoli o congetture mentre lui è in vita e svolge il suo ministero. Trovo profondamente irrispettoso che ci sia chi si preoccupi in modo strumentale più del futuro della Chiesa che della salute del Vescovo di Roma in questo momento. Certo, la successione è sempre un tema di riflessione, ma quando il Santo Padre è ancora tra noi e continua a guidare la Chiesa, dovremmo occuparci di sostenerlo con la nostra vicinanza, piuttosto che speculare su scenari futuri. É orribile che preti, vescovi e cardinali e religiosi pensino e lavorino al conclave con il Papa vivo».
Il Giubileo è un tempo di grazia e di festa. Ma come si concilia con la malattia del Pontefice?
«Quando ho pregato per lui, ho ripensato a quel momento straordinario di preghiera con cui Francesco ha invocato la guarigione per il mondo messo in ginocchio dal Covid: era solo in piazza San Pietro, sotto la pioggia, e ha affidato l’umanità al Signore. Era un’immagine potente: il Successore di Pietro, in solitudine ma con una forza spirituale immensa, davanti al Santissimo e alla Croce. In un certo senso, anche oggi lo vedo così: il Papa è nuovamente unito alla Croce di Cristo. L’Anno santo è sempre un tempo di gioia, ma la gioia cristiana non è mai superficiale: porta con sé la profondità della Croce. È una gioia che nasce dalla speranza e che passa attraverso la sofferenza redenta. Francesco ci ricorda questa realtà della fede, e forse proprio questa prova lo rende ancora più segno di speranza per la Chiesa».
Alcuni ipotizzano la possibilità della rinuncia al pontificato. Lei ritiene che sia uno scenario plausibile?
«Io credo che solo il Papa possa prendere una decisione del genere, ed è giusto che non ci si avventuri in speculazioni. Francesco ha sempre detto che le dimissioni sono un’opzione possibile, ma spetta solo a lui discernere se e quando sia opportuno. Personalmente, vedo in lui una guida spirituale e pastorale di grande forza, anche nella fragilità fisica. Quando ho saputo del suo recente attacco asmatico, ho provato una grande preoccupazione e un dolore sincero, perché Francesco non è solo un leader, è un padre per tutti noi. Per me. La cosa più importante ora è accompagnarlo con la preghiera e con l’affetto, lasciando da parte tutto il resto».
Lei ha detto che tante persone stanno pregando per il Papa. Oltre alla fede, quale pensa sia il motivo principale di questo calore umano e di questo legame con lui?
«Credo che la risposta sia semplice e potente al tempo stesso: Francesco è il papa del Vangelo. Ci parla come Cristo ci parlerebbe, accoglie tutti senza fare distinzioni, con un cuore aperto e misericordioso. Ha saputo restituire alla Chiesa il suo volto più autentico, non come semplice istituzione portatrice di dottrine, o come un sistema di verità, ma come luogo di incontro con Dio. La gente ha percepito questo, lo ha sentito nel profondo. E per questo ama Francesco: perché ha incarnato una Chiesa vicina, che consola, ascolta e accompagna. È la Chiesa di Gesù, quella che il mondo desidera e di cui ha bisogno».