il venerdì, 16 febbraio 2025
La dieta di Lucy
C’È l’idea che la carne sia stata la svolta dell’evoluzione umana: passare da una dieta vegetariana a una carnivora avrebbe permesso agli Homo di aumentare le dimensioni del cervello grazie a una maggiore disponibilità di calorie. Sulla questione ancora si discute e ci si domanda pure se, prima degli Homo, altri ominidi mangiassero regolarmente carne. Sicuramente
non gli australopiteci vissuti nelle grotte di Sterkfontein in Sudafrica, nell’area conosciuta come la “culla dell’umanità”, circa 3,5 milioni di anni fa (contemporanei di Lucy, primo Australopithecus afarensis scoperto).
Da qui provengono i resti di sette individui che la geochimica Tina Lüdecke del Max Planck Institute for Chemistry n Germania e colleghi, hanno analizzato per ricostruirne la dieta
(i risultati sono su Science). Gli autori hanno esaminato lo smalto dei denti alla ricerca dell’isotopo azoto-15, la cui presenza cambia in funzione della dieta: più elevata nelle specie carnivore, meno in quelle erbivore. Scoprendo appunto che nei denti degli australopiteci di Sterkfontein ce n’era quanto ce n’è nei bovini e molto meno di quanto ce n’è in iene e felini.
Gli australopiteci mangiavano molte piante, quindi, e le poche proteine che assumevano probabilmente venivano da termiti. Certo, non è detto che tutti gli australopiteci seguissero questa dieta (vicino ai resti di altri individui sono stati ritrovati utensili in pietra e ossa macellate),
ma è vero che scimpanzé e bonobo – che con gli australopiteci condividono un antenato comune vissuto oltre 6 milioni di anni fa – hanno un’alimentazione prevalentemente vegetariana e l’unica carne che assaggiano è quella di larve e insetti. Praticamente la dieta che dovremmo adottare noi per salvare il pianeta, dicono in molti. E non sarebbe altro che un ritorno alle origini.