il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2025
Sondaggio: 2 italiani su 3 contro l’Ucraina nella Nato
La pace prima di tutto. Certo, meglio se “giusta” (ossia a maggior tutela dei diritti dell’Ucraina), ma se anche Kiev dovesse cedere qualcosa è comunque la priorità. E che tacciano le armi, quelle stesse per cui non è proprio necessario aumentare la spesa. Quanto a Putin, sembra difficile immaginarlo come novello Hitler a caccia di spazio vitale in Europa. Sono alcuni dei dati che emergono dal sondaggio “L’opinione pubblica italiana e l’Ucraina”, a cura di Archivio Disarmo, che sarà presentato oggi (terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina) dal presidente Fabrizio Battistelli, intervistato dalla nostra Alessia Grossi durante la maratona online “Insieme contro tutte le guerre, la pulizia etnica e la corsa al riarmo”, in diretta streaming dalle 8:30 alle 22 sul canale YouTube di Rete Pace Disarmo e sulle pagine Facebook di Fondazione PerugiAssisi e Sbilanciamoci.
La pace tra Russia e Ucraina prima di tutto quindi, anche se le idee appaiono talvolta sfumate. Una soluzione politica che porti a un completo cessate il fuoco senza particolari condizioni incontra il favore dell’83% del campione intervistato e solo il 12% di sfavore. Un accordo che metta invece al primo posto la tutela dei diritti sovrani dell’Ucraina è invece l’auspicio del 70% del campione (22% di contrari), mentre l’opzione di proseguire con l’invio a Kiev di armamenti e altro materiale per la difesa è rifiutata dal 54% (39% i favorevoli).
La pace “giusta” (restituzione all’Ucraina della Crimea e del Donbass) è tale per il 39% degli intervistati, quella un po’ meno “giusta” (rinuncia di Kiev ai territori annessi da Mosca) è la prospettiva del 34% di “realisti”, alla via di mezzo (restituzione del Donbass ma non della Crimea) va la preferenza del 21%.
Significativo, tuttavia, che il 50% del campione intervistato ritenga che l’Ucraina debba rimanere neutrale “con una garanzia internazionale per la sua sicurezza”, mentre solo il 29 e il 19% auspichi rispettivamente un ingresso di Kiev nella Nato e nell’Ue o nella sola Ue. Dati che ben si accordano con il timore di un’estensione del conflitto ai paesi confinanti, ritenuta poco o per niente probabile dal 52% del campione, percentuale di ottimismo che sale al 58 se la domanda è riferita al rischio di uno scoppio di una guerra mondiale.
Quanto allo spettro nucleare, l’eventualità che Mosca sganci la bomba in Ucraina è poco verosimile per il 58% degli intervistati, percentuale che sale al 64% se l’obiettivo fosse un paese Nato. Tuttavia, quand’anche la Russia ricorresse all’arma nucleare, il timore di un’escalation apocalittica è tale che per il 57% del campione, Usa, Francia e Regno Unito (le tre potenze della Nato con la bomba) non dovrebbero “mai” usare la stessa arma per rispondere.
In caso di accordi di pace autorizzati dall’Onu, il 58% del campione vedrebbe con favore l’invio di un contingente italiano con compiti di peacekeeping sul modello di Unifil in Libano. Discorso totalmente diverso, invece, è l’ipotesi di operazioni di backup muscolare a guida anglofrancese, per cui il consenso degli italiani sarebbe minimo.
Infine – ed è il quesito su cui il campione si mostra più compatto – stop all’escalation della spesa militare: alla richiesta della Nato di destinare agli armamenti il 2% del Pil si dichiara contrario il 66% degli intervistati. Favorevole il 22%. Il resto è indeciso