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 2025  febbraio 24 Lunedì calendario

Il caso: una scuola per italiani, una per stranieri


Questa è la porta della Valle Maira, terra di passaggio e di confine. Oltre le montagne: la Francia. Di qua Dronero, Piemonte, la strada che sale, il ponte del Diavolo e la nuova piazza dedicata al partigiano Giorgio Bocca. Nel 2024 a Dronero sono nati 54 bambini, ma sono morti 85 residenti. Su una popolazione di 7046 abitanti, gli abitanti di origine straniere sono 1241. Ora, se la matematica non è un’opinione, la situazione è questa: le classi delle due scuole elementari del centro città sono quasi interamente composte da figli di genitori di origine straniera, mentre le classi delle due elementari più lontane – una nella frazione di Pratavecchia, l’altra nel vicino comune di Villar San Costanzo – sono composte quasi internamente da figli di genitori italiani. Cosa sta succedendo? Perché questa divisione così netta?La questione è finita al centro di un consiglio d’istituito. L’insegnante Simone Demaria si è detto preoccupato: «La separazione dei ragazzini di origini straniere dai compagni italiani è totalmente insensata. Non ci sono motivi comprensibili legati all’apprendimento, o al cosiddetto gap linguistico». Ma allora, perché? I genitori possono scegliere dove iscrivere i loro figli. E le scelte stanno separando la comunità, almeno in questo punto dell’età scolastica, perché poi tutti si ritrovano insieme alla scuola media.A Dronero arrivano da sempre migranti in cerca di lavoro. E qui lo trovano nelle fabbriche di biciclette, nell’agricoltura e alla «Falci», che dal 1921 fa produzione artigianale di attrezzi da taglio per l’agricoltura. Sono romeni, magrebini, cinesi, centroafricani. Sono operai e agricoltori. Molti dei loro figli sono nati qui. E qui vanno a scuola, per vicinanza e comodità, nelle due elementari del centro storico. Alla scuola primaria «Oltremaira» la percentuale di bambini figli di migranti è dell’80%. Dove sono gli altri bambini? Tutti a qualche chilometro di distanza: a Villar San Costanzo su tre classi non c’è neanche un bambino di origini straniere.«I dati raccontano un fenomeno italiano. Abbiamo avviato un tavolo di confronto, chiedendo aiuto anche al professor Marco Braghero dell’Università di Pisa, specializzato in percorsi educativi di comunità e risoluzione dei conflitti. Ma i dati semplificano le interpretazioni della realtà», dice la preside Vilma Margherita Bertola. Non è «paura dello straniero»? «Qualcuno con dei pregiudizi magari ci sarà, ma io credo che i veri motivi siano altri».Frazione Pratavecchia. Davanti alla scuola con maggioranza di studenti di origini italiane, un gruppo di genitori aspetta l’ora della campanella. «Ci danno dei razzisti, ma è assurdo», dicono due madri. «Semplicemente cerchiamo una scuola dove i nostri figli siano più seguiti, e dove tutti vadano avanti insieme».Le classi del centro e quelle periferiche offrono un modello scolastico molto diverso. I genitori che possono scegliere vanno lontano per trovare la scuola «senza zaino», ovvero una scuola più partecipata e innovativa. Chi, invece, non ha nonni che possano aiutare, chi non ha mezzi di trasporto, o semplicemente non è informato, resta nella scuola più vicina a casa.Il sindaco di Dronero, Mauro Astesano, sta pensando a come risolvere questa distorsione della realtà. Perché spesso i bambini considerati di origine straniera sono in realtà bambini nati e cresciuti in Italia che parlano perfettamente l’italiano. Soltanto 15 studenti, in quest’anno scolastico, e in tutte le classi delle elementari, sono quelli classificati alunni «Nai». E cioè: neo arrivati in Italia.«Non si possono mettere paletti alle scelte dei genitori. Io i paletti li considero sempre negativi», dice il sindaco Astesano. «Però penso che si potrebbe operare di più sul coordinamento fra i plessi scolastici. Potremmo investire nel trasporto, in un servizio di bus fra le scuole, in modo che ci sia maggiore compresenza. Certo: è un costo. Ma può essere un investimento sensato. Perché deve essere chiara una cosa: se per incanto domani i quasi 1300 stranieri che abitano qui sparissero, chiuderebbero le scuole, i negozi, le fabbriche e la frutta resterebbe sugli alberi. Dronero si impoverirebbe. E di molto».La preside Bertola rilancia: «Chiedo a tutti i genitori di partecipare attivamente alla vita della scuola. Insieme troveremo il modo per fare una scuola migliore per tutti. E una scuola migliore, è una scuola multiculturale. Su questo non ho dubbi: la multiculturalità è un punto di forza».È talmente vero che, l’altro giorno, i genitori di uno studente di origini romene arrivati da poco a Dronero sono andati a lamentarsi con la preside: «Come mai nella nostra scuola non ci sono bambini italiani? Noi vogliamo che nostro figlio impari in fretta la lingua, i modi, la vita». Lo chiamano «bagno linguistico». Significa che ognuno può imparare qualcosa da qualcun altro che ha una storia diversa dalla sua.