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 2025  febbraio 24 Lunedì calendario

Il consigliere di Zelens’kyj: la Russia non si fermerà


Mentre il mondo assorbe con fatica le uscite di Trump, Kyiv sembra vivere in una bolla. Non c’è tempo, né spazio, per rabbia e frustrazione. Fuori rimbombano i missili russi e i colpi della contraerea. Forse è per questo che, nell’ufficio presidenziale, nessuno sembra mostrare troppa preoccupazione per le minacce che continuano ad arrivare da Oriente e Occidente. Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, è sorridente e calmo, come al solito.Entriamo oggi nel 4° anno di guerra con bombardamenti a tappeto e un “negoziato di pace” tra Trump e Putin che non vede l’Ucraina seduta al tavolo. Le fa rabbia?«La Russia non vuole la pace. La Russia di Putin esiste solo in uno stato di guerra. Se dovesse fermarsi sarebbe costretto ad affrontare gravi problemi interni, inclusa la possibilità di una guerra civile. Putin simula di volere negoziati di pace per accedere allo spazio globale e diffondere la sua propaganda, giustificando la guerra».Quali sono le linee rosse dell’Ucraina al futuro tavolo dei negoziati?«Se rinunciassimo ai territori occupati, significherebbe che stiamo invitando la Russia a espandersi ulteriormente. Le principali linee rosse includono garanzie di sicurezza, che dovrebbero comprendere basi missilistiche, sistemi antimissile, addestramento per l’esercito e forniture militari, soprattutto dai Paesi europei. Non si può lasciare nulla al Russkiy mir, perché il “mondo russo” significa erosione, distruzione dell’identità ucraina: il Russkiy mir è un parassita, esiste solo a spese di altri, distruggendone l’identità, la cultura, la Storia, le idee. Che sia l’Ucraina o qualsiasi altro Paese. Per questo è necessario che la Russia sappia che un’ulteriore espansione le costerebbe cara, e che non cederemo nessun territorio, né la nostra sovranità. Per farlo, siamo convinti che serva una pressione economica e militare, ad esempio l’embargo petrolifero, e aumentare gli attacchi sul territorio russo, contro i nodi logistici e di approvvigionamento».Gli Stati Uniti vi hanno proposto un nuovo accordo per le vostre risorse minerarie. Lo firmerete?«L’accordo sulle terre rare è un’iniziativa ucraina proposta quando Trump era candidato alla presidenza. Crediamo che un grande investitore possa aprire le porte del mercato globale all’Ucraina, accelerando i processi di integrazione nei mercati delle materie prime. Ma prima vogliamo capire qual è il volume di investimento e come verranno distribuiti i guadagni. Il secondo punto di trattativa riguarda le garanzie di sicurezza. Un accordo per le terre rare dovrebbe garantire all’Ucraina un supporto alla sicurezza e alla difesa da parte degli Stati Uniti. Per questo stiamo ritardando, è un accordo complesso che richiede consultazioni aggiuntive a livello del ministero dell’Economia, della Giustizia, delle Finanze. La parte americana offre le sue condizioni, che mi ricordano il Piano Marshall all’Europa del dopoguerra. Non è completamente negativo, né totalmente positivo, ma l’importante è che sia un negoziato vero, ed è di questo che si tratta. Tutto il resto sono speculazioni».A Riad, con la legittimazione di un interlocutore raggiunto da un mandato di cattura per crimini di guerra e una delle due parti in causa esclusa dal tavolo dei negoziati, è andato in scena il funerale del diritto internazionale?«Sì, ma si tratta di un problema ormai sistemico che la guerra in Ucraina ha evidenziato in modo chiarissimo: le istituzioni internazionali non funzionano. La Carta dell’Onu e i tribunali internazionali vengono violati costantemente, il diritto internazionale non viene applicato, così come le regole della guerra. Putin sta infrangendo tutte le regole, sta conducendo una guerra con una componente genocida, e lo fa perché crede che non ci sarà alcuna punizione. A Riad, non si sono discusse questioni serie, reali. E dubito fortemente che gli Stati Uniti vogliano riportare la Russia allo status di attore globale».Perché?«Non gli conviene. La Russia, a causa della guerra, è stata esclusa dai mercati dell’energia e delle armi, ed è stata sostituita dagli Stati Uniti».Trump si comporta come un uomo d’affari?«Se analizziamo lo stile di Trump vedremo sempre lo stesso schema: inizia con una pressione notevole sugli alleati. Lo fa perché vuole condurre la partita, perché gli alleati si allineino ai suoi piani. Ma poi inizierà a far pressione sulla Russia. Perché in termini di reputazione, politica, geopolitica e affari, concedere spazio a un Paese tagliato fuori dai giochi non ha senso. Quindi a Kyiv siamo molto tranquilli e per nulla turbati da questa fase. Anzi, vediamo anche effetti positivi».Quali?«Una riformattazione globale, in cui l’Europa è più indipendente, e questo mi piace davvero molto. Sono sicuro che la Russia continuerà a perdere, anche se oggi crede di poter guadagnare qualcosa».Di quali alleati si fida di più in questo momento?«L’Ucraina nutre grande fiducia nell’Europa e l’Italia occupa sicuramente uno dei posti chiave, perché rispetta sempre tutti gli accordi presi. Giorgia Meloni parla sempre chiaramente e coerentemente della responsabilità russa della guerra e sostiene che l’Europa dovrebbe aumentare il supporto all’Ucraina».Trump ha iniziato, come fa Putin da mesi, a chiedere elezioni in Ucraina, definendo Zelensky un “dittatore”. Che ne pensa?«Vediamo insieme a voi la particolarità del suo stile. Questa è una forma di pressione, fa un sacco di dichiarazioni scioccanti, per attirare l’attenzione e avere l’opportunità far passare le sue idee. Bisogna prenderlo con calma, perché è una questione di forma. Sappiamo benissimo che l’Ucraina è un Paese con una democrazia stabile, dove le relazioni politiche sono piuttosto competitive e vivaci e che elezioni con una guerra in corso non sono possibili».L’Ucraina può vincere senza gli aiuti americani?«Ovviamente, senza l’America sarebbe difficile, tuttavia, non vedo uno scenario in cui gli Stati Uniti ritirino completamente il sostegno all’Ucraina, perché avrebbero conseguenze reputazionali e storiche pesanti. Ma soprattutto, perché dovrebbe farlo? Perché, quando puoi mettere pressione sulla Russia a spese dell’Ucraina e dell’Europa e ottenere un dominio globale? Inoltre, l’Ucraina ha ormai una produzione bellica propria su larga scala, i nostri droni distruggono le risorse della Federazione Russa del 70%. Anche l’industria militare europea si sta muovendo e, in quanto ad aiuti, voglio ricordarvi che gli Stati Uniti hanno fornito assistenza per la cifra di 114 miliardi di dollari – 70 in armamenti –, l’Europa ha fornito aiuti militari per 120 miliardi ed è il principale fornitore di artiglieria, aviazione, sistemi di difesa missilistica».La domanda che si fanno tutti: quando finirà la guerra?«Non vedo una fine imminente».Cosa l’ha ferita di più in questi tre anni di guerra?«La lentezza del processo decisionale europeo nell’autunno del 2022 e nella primavera del 2023. In quel periodo la Russia era al massimo della sua debolezza, e se le decisioni fossero state prese più rapidamente, avremmo potuto ottenere risultati migliori e soprattutto, minori perdite». —