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 2025  febbraio 24 Lunedì calendario

Il sondaggio: italiani più lontani dall’Ue


È un momento critico, quello che stiamo attraversando. Per l’Europa, per il mondo. E, ovviamente, per noi. Per l’Italia. Che non è lontana dai luoghi della crisi. In particolare dall’Ucraina, dove l’invasione e la pressione russa si sono amplificate, dopo la ri-elezione di Donald Trump alla presidenza. Come si è evidenziato di recente, quando il presidente Usa ha attribuito all’Ucraina le responsabilità della guerra. In particolare, a Zelensky, definito privo di popolarità, fra icittadini. Affermazioni largamente in-fondate. Che, tuttavia, hanno reso evidente il mutamento del clima politico internazionale. E in Europa.Per questo motivo sarebbe importante un’azione più decisa dell’Ue, che, invece, appare ai margini. Nell’ombra. D’altra parte, è noto come la “costruzione europea” costituisca un’impresa importante ma incompiuta. Perché l’Ue continua a essere una “Unione poco unita”. Perché lo “stato dell’Unione” è condizionato dalle scelte degli “Stati che ne fanno parte”. A maggior ragione dopo che si è allargata a Est. Oltre il muro. Dove, non a caso, la Russia continua a esercitare un’influenza determinante. A cui non intende rinunciare, come si osserva in questa fase. D’altra parte, neppure in Italia l’Ue ha ottenuto grande consenso. Nonostante il contributo determinante fornito per affrontare i nostri problemi economici. E, soprattutto, il nostro debito pubblico.D’altronde, nel Rapporto annuale “Gli italiani e lo Stato” del 2024, condotto da LaPolis Università di Urbino Carlo Bo, con Demos e Avviso Pubblico, la fiducia nell’Ue è scesa al 32%: sette punti in meno rispetto all’anno precedente. Al di sotto delle altre istituzioni di governo territoriale. Le Regioni e, soprattutto, i Comuni. Non sorprende, per questo, che gli italiani guardino con distacco alla prospettiva, affrontata nel sondaggio di Demos, di un rafforzamento della Ue attraverso un aumento dei poteri. Questa idea, infatti, è condivisa da quote ampie di cittadini, ma comunque non maggioritarie per quel che riguarda temi importanti come la “difesa e l’esercito” (43%), la “giustizia” (44%), la “politica estera” (43%), “l’immigrazione” (46%) e “l’economia” (45%). È peraltro interessante e significativo osservare come questo orientamento sia molto meno marcato in confronto al passato. Nel 2004, infatti, appariva maggioritario comunque e dovunque. Su ogni piano e materia. Perché l’Europa era percepita e concepita come un mezzo per andare oltre i nostri confini. I nostri limiti. Politici, economici, sociali. L’europeismo degli italiani in seguito si è ridimensionato. Ed è calato sensibilmente. Mediamente intorno a 10 punti percentuali rispetto a 20 anni fa, nel 2004. Alla fase successiva (non di molto) all’introduzione della moneta unica. L’euro. Oggi il maggior grado di adesione al progetto di aumentare i poteri dell’Ue si rileva fra i più giovani, sotto i 30 anni, e tra gli adulti oltre i 55 anni. Inoltre, fra le persone con livello di istruzione medio- alto.Per quel che riguarda gli adulti e gli anziani, conta, sicuramente, aver vissuto l’epoca della costruzione europea, fino all’adozione della moneta unica, nel 1999. Mentre fra i più giovani il sentimento europeista rispecchia “l’esperienza”. In quanto hanno sperimentato l’Europa – e il mondo – molto più delle generazioni precedenti. Per ragioni di studio e di lavoro. Sono generazioni EG. Europee e Globali.Evidenti e significative sonoanche le differenze in base alla posizione politica e di partito degli intervistati. In particolare, riguardo ad alcune materie. Una domanda di rafforzamento dell’Ue si osserva fra i simpatizzanti di Italia Viva e di Azione. Inoltre, nella base del Pd, Alleanza verdi sinistra (Avs) e +Europa. Dunque, fra coloro che si collocano a Centro-Sinistra. Con l’eccezione dei simpatizzanti del M5S. Più prudenti, quando si parla di difesa, esercito. E di politica estera. A conferma che il “campo largo” resta un orizzonte lontano. Con percorsi diversi, distanti e distinti. La “domanda europeista” si ridimensiona aCentro-Destra. Soprattutto nella base leghista. Tuttavia, gli atteggiamenti variano in base ai temi. Alle materie considerate. Sulla questione della difesa, in particolare, nel Centro-Destra la domanda di “un’Europa più forte” appare decisamente elevata.Tuttavia, è difficile delineare un quadro omogeneo e coerente, segnato da convergenze chiare. E ciò conferma, se ce ne fosse bisogno, quanto il progetto di un’Europa più forte e unita non sia ancora abbastanza forte. E con-diviso. Sicuramente non adeguato, comunque, a evitare di venire (co)stretti e schiacciati fra la Russia di Putin e l’America di Trump. Com’è capitato all’Ucraina di Zelensky.