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 2025  febbraio 23 Domenica calendario

L’atto di fede di Trump: “Sarò un pacificatore, non un conquistatore”

Oltre un’ora di discorso alla conferenza Cpac dei conservatori americani. Cita tutti i leader presenti tranne Meloni, collegata
«Siamo vicini all’accordo con l’Ucraina, dobbiamo esserlo». Questo atto di fede del presidente Trump è forse l’elemento più rilevante del discorso di oltre un’ora, tenuto ieri a braccio per chiudere la conferenza Cpac dei conservatori americani. Altrimenti una lunga lista della spesa, con cui ha rivendicato i risultati ottenuti dalla strategia “shock and awe” per avviare il secondo mandato. Lo ha fatto citando tutti gli ospiti stranieri presenti, ma non la premier italiana Giorgia Meloni, forse perché non c’era, o magari perché non ha apprezzato la sua difesa dell’Europa e della «pace giusta in Ucraina», nel discorso via video da Roma. In sala c’erano invece alcuni assalitori del Congresso, per ringraziarlo del perdono.
«I burocrati – ha iniziato – fanno valige e gli immigrati illegali vanno via. Abbiamo cacciato i marxisti radicali di sinistra che avevano preso Washington per distruggere l’America». Ha ricordato la storia della pugile italiana Angela Carini alle Olimpiadi, come testimonianza del cambiamento globale che sta imponendo con la sua crociata culturale: «L’approvano 90 persone su 100». Ha rivendicato i 77 milioni di voti ottenuti alle presidenziali del 5 novembre: «Abbiamo ricevuto un mandato per il cambiamento e lo useremo». A cominciare da “drill, baby drill”, le perforazioni petrolifere. Ha sposato la linea del segretario alla Sanità sui vaccini: «L’autismo colpisce un neonato ogni 36. Qualcosa non va, ma Kennedy la troverà». Ha ricordato di aver proclamato «l’emergenza al confine meridionale, schierando i militari per fermare l’invasione», e cancellato lo ius soli. Ha usato l’immigrazione per sfottere Harris, chiamandola Kamala con l’abituale retrogusto di razzismo: «Gli ingressi sono scesi del 100%», anche se in realtà finora ha fatto meno deportazioni di Biden. Che ha attaccato ferocemente: «È stato il peggior presidente della storia. Sto ripulendo il casino che ha lasciato, qualunque cosa toccava diventava merda!». Ha rivendicato di essere «uscito dall’accordo di Parigi sul clima, bloccando l’imbroglio verde e i mandati per le auto elettriche». E poi «il blocco delle assunzioni e degli aiuti a Paesi che ci odiano. Cose assurde, tipo 10 milioni di dollari al Mozambico per le circoncisioni». Invece col Doge «Elon sta facendo un gran lavoro. La sua carica ufficiale è patriota. Ha scoperto frodi di gente che prendeva la pensione dicendo di avere 360 anni. Andrò con lui a Fort Knox, per vedere se le riserve auree ci sono ancora. Vogliamo uno stato più piccolo ed efficiente». Musk ha ringraziato con un tweet, con cui ha annunciato che «i dipendenti pubblici dovranno documentare ogni settimana cosa hanno prodotto. Non farlo equivarrà a dare le dimissioni». Solo a quel punto è arrivata la politica estera: «Ho parlato con Putin e Zelensky, quella guerra deve finire. E voglio indietro i 350 miliardi dati all’Ucraina. Gli europei ne hanno pagati solo 100 sotto forma di prestito. Noi invece li abbiamo regalati perché avevamo un presidente stupido. Perciò faremo il contratto sulle terre rare o altro. Siamo vicini all’accordo, dobbiamo esserlo». E se Zelensky non firmerà, secondo la Reuters Musk gi staccherà l’accesso a internet attraverso Starlink. «Questa guerra – ha detto Trump – ha più effetti sull’Europa che gli Usa, gli europei devono dare di più». Solo un accenno invece al cessate il fuoco in Medio Oriente, senza rivendicazioni sulla riviera di Gaza. «Voglio un’eredità di pacificatore, non di conquistatore». Però ha ripetuto che pretende il Canale di Panama e attaccato la Cina. Ha promesso deregulation e tagli alle tasse, minacciando altri dazi, «la mia quarta parola favorita». Ha ricordato quelli già imposti, annunciando a breve quelli reciproci. E poi i licenziamenti a tappeto, il proclama che esistono due generi, il bando alla partecipazione degli uomini negli sport con le donne, le pratiche per cambiare sesso e le teorie sul razzismo nelle scuole. Una rivoluzione che «in poche settimane ha restituito orgoglio all’America. E continueremo a combattere per 4 anni».