la Repubblica, 22 febbraio 2025
Trento, la poliziotta transgender picchiata: “Avevo la minigonna, calci e pugni, è stato un inferno”.
È accaduto in un bar la notte di San Valentino: “Erano ultrà di estrema destra. Prima abbiamo parlato, poi mi hanno dato una spallata per provocarmi, quindi il pestaggio. Ma io non mi nascondo”
Calci e pugni. In testa, in faccia, sul corpo. Mentre era in piedi e poi a terra. In tre – ultras dell’Ac Trento 1921 – contro A., 53 anni, poliziotta della provincia trentina che da dodici anni vive una vita da donna dopo essere nata uomo. “Mi hanno fatto molto male, quell’aggressione, vigliacca, sarà durata un quarto d’ora. Non smettevano mai. Mi hanno accertato un trauma cranico, il naso fratturato, lividi a una mano, nel costato, alla spalla. E 22 punti tra nuca e faccia. Sono ancora stanca, una settimana dopo l’aggressione.
Quando è successo?
“La notte di San Valentino. Ormai sabato 15, le tre del mattino. Al Bar Epoque, vicino allo stadio”.
Lei era in divisa? Con la pistola?
“No, serata in libertà. Ero in minigonna e stivali. E da tempo non uso la pistola per servizio. Faccio, ora che ho una certa età, lavoro d’ufficio”.
Nel bar chi trova?
“Tre giovani, seduti a un tavolino. Al bancone la barista”.
Si avvicina?
“Conosco uno di loro. È un ultrà della Curva Mair, quelli della Nuova Guardia, estrema destra. Ha trent’anni. Credo fossero giovani da curva anche gli altri due. Frequento lo stadio Briamasco, mi piace il calcio, da ragazzo giocavo”.
L’avevano mai attaccata in precedenza?
"Non loro in particolare, diciamo quelli della curva. Mi apostrofavano, per il mio aspetto. Ma questa è una quotidianità, che avevo messo in conto quando ho fatto la scelta di cambiare sesso”.
I tre la apostrofano anche al bar?
"No, all’inizio sono tranquilli. Mi dicono cose banali: cosa fai, dove vai, ti ho già vista allo stadio. Non posso dire fossero amichevoli, ma non immaginavo si sarebbero trasformati in massacratori”.
Quando cambiano atteggiamento?
"Alle tre la barista dice che è tardi, che deve chiudere. Ci alziamo e andiamo a prendere le giacche, in quel tragitto uno di loro mi spinge da dietro, mi dà una spallata”.
E lei?
"Mi sono girata e gli ho detto, con tono severo, ‘perlomeno chiedi scusa’”.
Il giovane ultrà?
"Mi ha insultata: ‘Travestita di m...’”.
Non aspettava altro.
“Credo di sì. Mi è andato il sangue al cervello, gli ho tirato un ceffone. Posso aver sbagliato, ma la mia reazione certo non giustifica quello che è successo dopo”.
Lo ricorda?
"In modo nitido solo il primo pugno, violentissimo. Credo mi abbia causato i vuoti di memoria che accuso ancora adesso. Ricordo, poi, alcuni flash. Io che mi rialzo e cerco di andare verso il bagno, un ultrà che mi ferma e mi spinge verso gli altri due… Io che crollo a terra, loro che si accaniscono con i calci... Io che mi proteggo chiudendomi, loro che picchiano in tutti i punti rimasti scoperti”.
Fino a quando.
"Sento la barista, in lacrime, urlare: ‘Basta, smettetela’. Si sono fermati, se ne sono andati con gli ultimi insulti: ‘Questa lezione te la sei meritata’. Ho provato a rialzarmi, sono andata in bagno, ho sciacquato il sangue, sono uscita e con la mia auto sono andata al pronto soccorso”.
Lei è di corporatura robusta?
"Sì, piuttosto, ma sono in fase di transizione, prendo ormoni e non ho più la forza di un tempo”.
Lei è una poliziotta, come ha vissuto in quell’ambiente la sua scelta?
"In questura mi hanno sempre lasciato in pace, il problema è la città, piccola, bigotta. E poi lo stadio. Mi scherniscono in continuazione, ma non erano mai andati oltre alla derisione. Quei tre devono aver provato gusto a massacrare un poliziotto per giunta travestito. Sono ultras, e pure di estrema destra”.
Li ha denunciati?
“Certo, credo li abbiano identificati tutti e tre”.
È una persona coraggiosa.
“Il coraggio l’ho trovato quando, da un giorno all’altro, ho deciso di cambiare panni. E oggi mi trovo così bene a mettere la minigonna. Nessuno può decidere sulla mia vita, se non io. E non ho nessuna intenzione di nascondermi. Se vogliono tornare a casa mia, li aspetterò. C’è tanta gente che sta con me, dopo questa aggressione vigliacca”.