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 2025  febbraio 23 Domenica calendario

Salviamo i libri dalla censura

In tutto il mondo la libertà di espressione sta fronteggiando sfide senza precedenti. Dall’Europa alle Americhe e fino in Asia, Africa e Medio Oriente, le autorità cercano di soffocare dissenso e critiche censurando la letteratura, perseguitando gli scrittori e sopprimendo scomode verità. I poteri delle multinazionali e i social media condizionano il discorso, amplificano la propaganda e diffondono disinformazione spesso mettendosi al servizio degli interessi dei singoli Stati. Il tutto mentre l’intelligenza artificiale minaccia l’integrità creativa e intellettuale, e con la sua faziosità marginalizza la diversità e compromette i diritti dei creativi di ogni angolo del pianeta. In un mondo già ampiamente polarizzato e segnato da guerre, conflitti, cambiamento climatico, cattiva informazione o disinformazione, questa repressione su larga scala è un chiaro attacco non solo al mondo delle lettere ma anche alle libertà essenziali. Una delle tendenze più allarmanti è l’aumento della censura e della messa al bando dei libri che prende di mira opere incentrate su violenza sessuale, narrazioni LGBTQ e razza. Operazioni volte in stragrande maggioranza a colpire gruppi marginalizzati, segnale di una pericolosa virata verso l’intolleranza. Negli Stati Uniti l’anno scolastico 2023-2024 ha visto la messa al bando di oltre quattromila titoli. In Argentina le politiche di censura colpiscono sempre più i libri scritti da donne. Analogamente in Ungheria e nella Federazione Russa le opere su tematiche LGBTQ vengono rimosse dagli scaffali delle librerie, e gli editori si vedono perseguitati e colpiti da sanzioni. Sono sforzi che mirano a cancellare il discorso critico in tema di diritti umani, limitando il diritto dei più giovani ad apprendere e circoscrivendo il raggio di idee alla loro portata. In Afghanistan gli sforzi incessanti dei talebani per impore un’apartheid di genere su oltremetà della popolazione stanno portando al silenziamento brutale delle voci e delle aspirazioni di una intera generazione di donne e ragazze. Via via che la morsa dei regimi autoritari sulla libertà di espressione va stringendosi, a farne le spese sono soprattutto le voci storicamente zittite così come quelle che sfidano le narrazioni imposte dai poteri statali, sistematicamente estromesse dal discorso pubblico. In Turchia gli scrittori divengono imputati, le librerie sono prese d’assalto e le opere che esplorano tematiche controverse o che non si allineano alle narrazioni del governo vengono marchiate come “oscene” e prese di mira dai media con esso schierati. Le traversie della popolazione curda in Turchia – dove lo scrittore Yavuz Ekinci ha rischiato una condanna a sette anni e mezzo di reclusione per assurde accuse di propaganda rivolte al suo libro,Dream Divided, già messo al bando – sottolineano la più ampia repressione delle minoranze etniche in atto in molte parti del mondo. In Iran i membri delle minoranze ahwazi, curda e baluch continuano a essere condannati a morte in seguito a processi illegittimi, probabilmente con l’obiettivo di fare da deterrente a ulteriori proteste. La comunità baha’i è tuttora sottoposta a durissime pressioni, come dimostra il caso della poetessa Mahvash Sabet, condannata a dieci anni di carcere nel novembre 2022 al termine di un processo scandalosamente ingiusto. Oggetto di accuse infondate, si è vista negare l’accesso a un’assistenza legale e a adeguate cure mediche in seguito alle torture subite. Il caso di almeno sedici autori e giornalisti eritrei sottoposti a detenzione forzata da ormai ventiquattro anni – la più duratura detenzione a noi nota di scrittori e/ o giornalisti – evidenzia fin dove i regimi autoritari sono disposti a spingersi pur di zittire chi li critica. Il recente arresto dello scrittore Mahmoud Muna e di suo nipote Ahmad, proprietaridell’Educational Bookshop di Gerusalemme, dimostra quanto le voci di chi protesta contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi siano sempre più silenziate; nelle Filippine la campagna di delegittimazione contro Maria Ressa – giornalista premio Nobel supportata da PEN International – è prova della tendenza crescente a strumentalizzare il sistema giudiziario pur di zittire ogni forma di opposizione. Dall’Asia all’Europa sono molti i paesi che soffrono di ondate di autoritarismo. A livello globale, via via che i regimi autoritari salgono al potere e il nazionalismo aumenta, i valori di libertà, giustizia e inclusione sono sempre più sotto attacco. Questa ondata di repressione nutre una narrazione politica che mira a dividerci ulteriormente, amplificando tensioni su temi come razza, genere e identità. Ora che i conflitti, il cambiamento climatico e l’instabilità politica vanno a esacerbare le divisioni globali, è più importante che mai proteggere la letteratura, che ha il ruolo chiave di promuovere l’empatia, la comprensione, la pace e la crescita collettiva così come le voci che sfidano lo status quo. Ogni anno il numero degli scrittori che ci contattano in cerca di assistenza non fa che aumentare: nel 2024 abbiamo conferito ottantacinque sussidi di emergenza a scrittori a rischio in tutto il mondo. PEN International resta salda nel suo impegno a difendere gli scrittori sotto attacco. Invitiamo i governi di tutto il mondo a rispettare il loro obbligo di proteggere la libertà di espressione e assicurare che gli scrittori possano continuare a dar voce alla verità davanti al potere senza timore di ripercussioni. In un mondo sempre più frammentato, PEN International si impegna a promuovere il diritto a leggere, pubblicare, immaginare e scrivere e il diritto alla creatività che abbiamo tutti. Dobbiamo unire le forze per difendere i valori che ci accomunano: libertà, giustizia e uguaglianza.