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 2025  febbraio 23 Domenica calendario

Nomine pubbliche, al Meloni fa man bassa

È la (terza) grande abbuffata di Giorgia Meloni. Il governo si prepara a varare circa 800 nomine per occupare le poltrone delle società controllate dal ministero dell’Economia. Tanti sono gli incarichi in scadenza nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle partecipate pubbliche. Andranno rinnovati dalle assemblee dei soci che, tra aprile e maggio, verranno convocate per l’approvazione dei bilanci e la nomina dei vertici scaduti, per i prossimi tre anni.
In base agli elenchi pubblicati sul sito del ministero dell’Economia si può calcolare che scadono i cda o incarichi di gestione di 96 società, per un totale di circa 500 poltrone, e 87 collegi sindacali, per poco meno di 300 poltrone. Come sempre, nessuno del governo si prenderà la briga di spiegare le motivazioni con cui si confermeranno o bocceranno decine di manager.Tra i cda da rinnovare ci sono Fincantieri, Snam, Italgas, quotate in Borsa. Inoltre Sace, Invitalia, guidata da Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, Ansaldo Energia, Giubileo 2025, Autostrade per l’Italia. La società che gestisce metà della rete nazionale è al secondo giro di nomine dopo che la Cdp, insieme a Blackstone e Macquarie, ha comprato l’88% di Aspi dai Benetton a peso d’oro (8,2 miliardi, oltre ai debiti passati a Cdp). Nomine in arrivo anche all’Anas, i cui vertici sono in prorogatio dal 2023 e in altre 40 società di Ferrovie. Tra i cda in scadenza ce ne sono 11 del gruppo Eni, tra cui Plenitude e Versalis, 10 di Poste e Rai Cinema, mentre la Rai è ancora senza presidente.
Con questa tornata il governo Fdi-Lega-Fi completerà la presa sulle società pubbliche. Terreno sul quale Giorgia Meloni ha già dimostrato di sapersi muovere seppur con qualche inciampo, a cominciare dalla primavera del 2023, quando ha proceduto al rinnovo dei vertici delle società pubbliche più importanti: Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna, Enav.
In quella tornata la presidente del Consiglio ha confermato alla guida dell’Eni Claudio Descalzi, in carica dal 2014, il manager che l’ha portata in giro per i Paesi fornitori di gas e petrolio e dovrebbe aiutarla a confezionare il fantomatico piano Mattei per l’Africa e che ha avuto l’abilità di non far crescere in azienda un numero due, per cui non c’è un candidato interno in grado di insidiarlo. Alla guida dell’Enel è arrivato Flavio Cattaneo, con Paolo Scaroni alla presidenza.
Il colpo a sorpresa di Meloni nel 2023 è stata la nomina di Roberto Cingolani alla guida di Leonardo, il colosso delle armi che ha visto moltiplicare il valore in Borsa con la guerra in Ucraina. L’ex ministro della Transizione ecologica di Draghi e poi consulente di Meloni è oggi uno dei manager pubblici più fidati della premier: non abbandonerà Leonardo a meno che l’anno prossimo non gli venga offerta l’Eni. Ma Descalzi è saldissimo.
Sentendosi chiuso da Cingolani, che si dedica soprattutto alla cybersecurity e lo spazio, il numero due di Leonardo, Lorenzo Mariani, manager esperto di industria della difesa, potrebbe aspirare alla guida di Fincantieri. La sua candidatura si era già affacciata tre anni fa, quando il governo Draghi aveva deciso di sostituire Giuseppe Bono. Ma gli venne preferito l’outsider Pierroberto Folgiero, scelto dal consigliere dell’ex Bce, Francesco Giavazzi. Folgiero ha ottenuto risultati positivi e si è speso molto nelle relazioni con il governo. Mariani ha dalla sua il supporto del ministro della Difesa Guido Crosetto, che lo voleva già alla guida di Leonardo, e quindi potrebbe non bastare.
Meloni ha già confermato a sorpresa alla Cdp Dario Scannapieco, voluto da Draghi ma subito messosi in scia col nuovo corso, pertanto potrebbe confermare alcuni dei vertici in scadenza espressi dal governo precedente. Un punto interrogativo riguarda Stefano Venier, nominato ad della Snam, la società della rete gas, su indicazione di Giavazzi. È in ascesa Paolo Gallo, ad dell’Italgas che piace al costruttore Francesco Gaetano Caltagirone. Il suo nome è tra i candidati alla guida di Autostrade, al posto dell’ad Roberto Tomasi, le cui quotazioni sono in ribasso. Caso emblematico: i fondi, assettai di dividendi, lo vogliono fuori, Cdp non sa o non vuole difenderlo e quindi potrebbe saltare senza che nessuno spieghi perché (e parliamo del primo gestore autostradale). Tra le ipotesi per sostituirlo anche Antonino Turicchi, che con l’arrivo di Lufthansa il Tesoro a sorpresa ha scalzato dalla presidenza di Ita Airways, ma gli è rimasta come poltrona di consolazione la guida di Fintecna. Alla Sace, l’assicuratore delle imprese all’estero, l’ad “draghiana” Alessandra Ricci potrebbe essere confermata e alla presidenza può arrivare Cristina Sgubin, dirigente di Leonardo, segretario generale di Telespazio e, nel maggio 2023, entrata nel cda Eni indicata dal Tesoro.
Complicato il quadro delle Ferrovie, appannaggio del ministro Matteo Salvini. All’Anas è stato indicato come nuovo ad Claudio Andrea Gemme, piace alla Lega, al posto di Aldo Isi, destinato a Rfi. Ma il valzer di poltrone è bloccato perché la prima mossa, il passaggio a Trenitalia di Gianpiero Strisciuglio, ad di Rfi, è ferma per i dubbi di incompatibilità con una direttiva europea. Nei treni, anche le nomine viaggiano in ritardo.