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 2025  febbraio 23 Domenica calendario

Le star contro la censura dei libri negli Usa


È una grande mobilitazione tutta al femminile destinata a diventare virale: scrittrici e attrici scendono in campo contro la censura di libri per difendere la libertà d’espressione.Più di diecimila volumi, dalle distopie di Margaret Atwood a Shakespeare, da Toni Morrison a bestseller pop come Twilight di Stephenie Meyer, sono stati banditi da scuole pubbliche e dalle biblioteche negli Stati Uniti. L’allarme lo ha lanciato Pen America, l’associazione no profit che difende il diritto di parola degli autori in tutto il mondo: secondo il suo l’ultimo report tra il 2023 e il 2024 ibook bans hanno riguardato 29 stati, con Florida e Iowa in testa per numero di divieti. Via dagli scaffali storie con protagonisti di colore (44 per cento dei casi) o queer (39per cento). Vietati pure i romance se hanno riferimenti al sesso, anche non esplicito. Ma contro la censura è sceso in campo un esercito di donne, anche celebri: c’è la scrittrice Lauren Groff, autrice del bestsellerFato e Furia,due volte finalista al National Book Award, amatissima da Barack Obama, che in Florida – capitale del book bans con più di 4mila titoli considerati diseducativi – ha aperto una libreria indipendente che vende, e soprattutto espone in primo piano, i libri banditi. C’è Sarah Jessica Parker, attrice e volto iconico di Carrie in Sex and the city,che al fenomeno ha dedicato un docufilm,The Librarians, presentato in anteprima al Sundance Film Festival: un viaggio tra i bibliotecari che resistono che le è valso il premio Literary Service di Pen America. C’è un’altra star, Julianne Moore, che si è detta «sconvolta» dalla decisione dell’amministrazione Trump di bandire dalle scuole il suo libro di letteratura per l’infanzia Freckleface Strawberry : la storia, scritta nel 2007, narra di una bambina che si sente diversa dagli altri perché ha le lentiggini ma impara ad accettarsi.Il volume è stato censurato perché potenzialmente collegato «all’ideologia gender» come recita ll nuovo decreto dell’amministrazione Trump datato 7 febbraio. «Pensavo ha dichiarato Moore – di vivere in un Paese in cui la libertà d’espressione è un diritto costituzionale». Da Gainesville, in Florida, Lauren Groff racconta quello che sta succedendo negli Stati Uniti, una minaccia che a macchia d’olio potrebbe espandersi in tutto il mondo. A maggio Groff ha aperto The Lynx, una libreria militante: «Il Paese attraversa un momento terrificante di ritorno al XIX secolo» dichiara la scrittrice, che il 19 marzo torna anche in Italia con il nuovo romanzo, Nel vasto mondo selvaggio (Bompiani). E spiega che quella in atto «è una reazione degli uomini bianchi contro l’uguaglianza raggiunta da donne, persone di colore e persone di orientamento sessuale non cisgender». Le censure «servono chiaramente a controllare il pensiero dei cittadini e a sottolineare l’odio governativo verso i gruppi minoritari. Qualsiasi cosa che non sostenga il nazionalismo cristiano bianco ed eterosessuale spaventa la destra e questo significa che tutto quello che rappresenta vite diverse da quelle dei nazionalisti cristiani bianchi ed eterosessuali viene considerato negativo». In una contea è stato addirittura vietato Otello di Shakespeare. A preoccupare Groff è soprattutto la paura che dilaga tra insegnanti e bibliotecari più illuminati: «Stanno iniziando ad autocensurarsi perché temono ripercussioni. Una mia amica, Laura Maxwell, ha rimosso dai suoi scaffali Maus di Art Spiegelman, che usava per insegnare l’Olocausto, per paura che un genitore lo vedesse e si lamentasse».La sua libreria The Lynx, dal nome della lince simbolo della Florida, è una risposta al clima di intimidazione seguito alla rielezione di Trump, secondo Groff. «Con Trump tutto precipita – dice – – In negozio abbiamo circa 15 mila libri: quelli censurati li mettiamo in evidenza. Sono storie che tendono a sfidare le convenzioni e sono necessarie: per avere una società sana dobbiamo ascoltare il maggior numero possibile di punti di vista». Tra le proposte più richieste c’è GenderQueer, il memoir di Maia Kobabe (in Italia pubblicato da Becco Giallo) che è il più censurato negli Stati Uniti. The Lynx vende i titoli finiti nel mirino ma li regala anche, grazie all’organizzazione no profit che ha messo in piedi parallelamente alla libreria: circa 300 volumi, da Il racconto dell’ancella adAmatissima, vengono distribuiti in tutta la Florida. Groff ragiona sul cortocircuito legato anche agli eccessi del woke: «Credo che l’impulso di modificare le opere di narrativa sia antistorico. La libertà di espressione significa che le persone non sono obbligate a leggere opere che le offendono, ma non possono nemmeno impedire ad altri di farlo». Il libro illustrato di Julianne Moore pochi giorni fa è stato ufficialmente bandito dalle scuole gestite dal Dipartimento della Difesa. Per Moore, figlia di un militare, è stato uno «shock»: «Ho scritto questo libro, in parte autobiografico – si è sfogata sui social l’attrice – per i miei figli e per tutti i bambini, per ricordare loro che tutti affrontiamo difficoltà, ma ci unisce la nostra umanità e il senso di comunità». Contro ibook bans Pen America ha avviato una vera campagna, una battaglia che si gioca soprattutto sui social ma anche sulle scelte politiche.Come la decisione di assegnare il premio Literary Service a Sarah Jessica Parker: scelta quest’anno come giurata del prestigioso premio letterario Booker, oltre a produrre il docufilm ha aperto una sua casa editrice, SJP Lit: «Siamo a un punto critico, con libri di scrittori poco rappresentati che vengono ritirati dalle biblioteche scolastiche e dalle aule – dice Clarisse Rosaz Shariyf, co-ceo di Pen – Sarah Jessica Parker si oppone a questi divieti come una paladina della libertà di leggere, portando alla luce nuove voci eccezionali della letteratura contemporanea americana attraverso la sua casa editrice SJP Lit». E Groff invita tutti gli intellettuali a scendere in campo: «Siamo esseri umani, abbiamo opinioni e possiamo esprimerle più facilmente degli altri. Questa battaglia ci riguarda tutti». Mai sfidare le donne. Sopratutto se sono famose.